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nel Commento al gran Poema; grave lavoro, che già fu sogno ardito di giovinezza, e or potrà essere (se forze e tempo mi bastino) documento non ispregevole di operosa virilità.

GIOVANNI FRANCIOSI.

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paion persona, i pomposi dettami, che il poeta alemanno ben somiglia a vento nebuloso tra le aride foglie, non potevano farmi contento; e io, sdegnando, siccome vano, lo studio di siffatta bellezza, mi gittai bramoso alle severe investigazioni del vero, cercando con amore crescente i Libri scritturali, i Padri, i Filosofi, i Poeti teologi, Dante fra tutti, perchè stupendo accoglitore dell'antico senno e del nuovo. Ma in Dante io vagheggiava il pensatore; e l'anima mia era tutta intesa alla dottrina, che s'asconde Sotto il velame degli versi strani: onde il mio primo lavoro dantesco fu d'indole filosofica, e i pochi e brevi discorsi, che qui precedono alle Ragioni supreme, o furono, come l'Ildebrando, frutto di studî sulle ragioni della storia nostra, studî naturalmente raccoltisi al maggior segno del mio meditare, o mi vennero opportuni nell'atto dell' insegnamento, quali il Veltro allegorico e il Satana. Se non che, come più e più prendevo della vista del Poema sacro,

Limpido mar di sapienza bella,

mi sorgeva dinanzi ognor più chiara ed aperta la splendida forma dell' arte, quasi nuovo Sole, che lentamente dilegua le temperanze de vapori spessi. Ma questa era quieta visione intellettuale e non anco allegrezza del cuore, che vive dell'intima vita di uno scrittore, dentro ricevuta e sentita. Intanto l'amore e il dolore svegliavano e crescevano ogni riposta forza dell' anima mia: ond' io, più giovane e vivo che non fossi stato mai, mi vòlsi di nuovo al Poema sacro e vi scorsi una seconda non più vista bellezza, come il Poeta, avvalorato dalle Ninfe beate, negli occhi della sua Donna. Allora mi prese talento di scrivere l' Evidenza e la Beatrice, studiando a trar fuori dall'intimo della parola il segreto della vita, l'arte dell' affettuoso pensiero, che osservando raccoglie e trasfigura il veduto universo o, ripiegato sopra sè stesso, investiga e talora divina le meraviglie dell' anima e dell' Increato. Chi poi dicesse che, meditando sull' opera altrui, troppo io v'ho posto del mio, non gli vorrò male per questo; ma liberamente

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