4I Degli angeli che non furon ribelli Nè fur fedeli a Dio, ma per sè foro. Cacciarli i Ciel per non esser men belli : Nè lo profondo inferno gli riceve, Chè alcuna gloria i rei avrebber d'elli.' Ed io Maestro, che è tanto greve 43 A lor, che lamentar gli fa sì forte?' Rispose: Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte, 46 E la lor cieca vita è tanto bassa, Che invidiosi son d' ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa, 49 Misericordia e giustizia gli sdegna: Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.' Vede alla terra tutte le sue spoglie, Quelli che muoion nell' ira di Dio 124 CANTO QUARTO. Ruppemi alto sonno nella testa Per conoscer lo loco dov' io fossi. 7 10 Tanto che, per ficcar lo viso al fondo, Io non vi discerneva alcuna cosa. 'Or discendiam quaggiù nel cieco mondo,' Cominciò il poeta tutto smorto : 'Io sarò primo, e tu sarai secondo.' Ed io, che del color mi fui accorto, 14 16 Dissi: Come verrò, se tu paventi, Ed egli a me: 'L'angoscia delle genti 19 25 28 D' infanti e di femmine e di viri. Lo buon Maestro a me: Tu non dimandi Che spiriti son questi che tu vedi ? 32 Or vo' che sappi, innanzi che più andi, Conobbi, che in quel limbo eran sospesi. 'Dimmi, Maestro mio, dimmi, Signore,' 46 Comincia' io, per voler esser certo Di quella fede che vince ogni errore: 'Uscicci mai alcuno, o per suo merto, 49 O per altrui, che poi fosse beato?' E quei, che intese il mio parlar coperto, Rispose: Io era nuovo in questo stato, 52 Quando ci vidi venire un possente Con segno di vittoria coronato. Trasseci l'ombra del primo parente, D' Abel suo figlio, e quella di Noè, Di Moisè legista e ubbidiente; 55 85 Vidi quattro grand'ombre a noi venire; Sembianza avevan nè trista nė lieta. Lo buon Maestro cominciò a dire : 'Mira colui con quella spada in mano, Che vien dinanzi a' tre si come sire. Quegli è Omero poeta sovrano, 88 L'altro è Orazio satiro che viene, Ovidio è il terzo, e l'ultimo Lucano. Perocchè ciascun meco si conviene Nel nome che sonò la voce sola, Fannomi onore, e di ciò fanno bene.' Così vidi adunar la bella scuola 94 Di quei signor dell' altissimo canto, Che sopra gli altri com' aquila vola. Da ch'ebber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me con salutevol cenno: 98 El mio Maestro sorrise di tanto : E più d'onore ancora assai mi fenno, 100 Ch' esser mi fecer della loro schiera, Si ch'io fui sesto tra cotanto senno. Così n' andammo infino alla lumiera, 103 Parlando cose che il tacere è bello, Si com'era il parlar colà dov' era. Venimmo al piè d'un nobile castello, 106 Sette volte cerchiato d' alte mura, Difeso intorno d' un bel fiumicello. Questo passammo come terra dura: 109 Per sette porte intrai con questi savi; Giugnemmo in prato di fresca verdura. Genti v' eran con occhi tardi e gravi, 112 Di grande autorità ne' lor sembianti : Parlavan rado, con voci soavi. Traemmoci così dall' un de' canti In loco aperto, luminoso ed alto, Si che veder si potean tutti quanti. Colà diritto sopra il verde smalto Mi fur mostrati gli spiriti magni, Che del vederli in me stesso n' esalto. Io vidi Elettra con molti compagni, Tra' quai conobbi Ettore ed Enea, Cesare armato con gli occhi grifagni. Vidi Cammilla e la Pentesilea, 115 118 121 124 Dall' altra parte vidi il re Latino, Che con Lavinia sua figlia sedea. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, 127 Lucrezia, Julia, Marzia e Corniglia, E solo in parte vidi il Saladino. 40 43 Enno dannati i peccator carnali, Che la ragion sommettono al talento. E come gli stornei ne portan l' ali Nel freddo tempo, a schiera larga e piena, Così quel fiato gli spiriti mali. Di qua, di là, di giù, di su gli mena: Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sè lunga riga; Così vid' io venir traendo guai Ombre portate dalla detta briga: Perch' io dissi: 'Maestro, chi son quelle Genti che l' aura nera si gastiga ?' 'La prima di color, di cui novelle 46 49 52 7 Giù nel secondo, che men loco cinghia, E tanto più dolor, che pugne a guaio. Stavvi Minos orribilmente e ringhia : Esamina le colpe nell' entrata, Giudica e manda secondo che avvinghia. Dico, che quando l' anima mal nata Li vien dinanzi, tutta si confessa; E quel conoscitor delle peccata Vede qual loco d' inferno è da essa : Cignesi colla coda tante volte Quantunque gradi vuol che giù sia messa. 10 73 lo cominciai: Poeta, volentieri Si tosto come il vento a noi li piega, 79 Con l' ali alzate e ferme, al dolce nido 82 85 88 Quella lettura, e scolorocci il viso : CANTO SESTO. 142 13 Eterna, maledetta, fredda e greve : 19 |