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e si ne prieg
rdente afet
a mi dislegie
> benedetto

zò lo spiro.
'io ho detta
a del gran vi
lasciò le char
nesto gandio
lievi e gravi
10 della fede
r lo mare an
spera, e crede-
è il viso bai
si vede:

o ha fatto d
gloriarla,

ch'a lui ar

na e non pari · question prop per terminaris

ni ragione,

per esser pres
cal professione
ti manifeste
levai la fron
pirava questo
ed essa pront
chè io spandes
io interno fa
io mi confess
primopile.

i ben espress
race stilo

tuo caro frate el buon file. sperate,

ɔn parventi: la quiditate.'

ite senti,

› la ripose

a gli argoment
fonde cose
a lor parvens
on si ascose
la credenta

l'alta spene
nde intenta
convene

; altra vista
ento tene.
ne s'acquista"
così inteso

gno di sotsia

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Così spirò da quell'amore acceso; 82 Indi soggiunse: Assai bene è tra [scorsa

D'esta moneta già la lega e 'l peso; Ma dimmi se tu l' hai nella tua borsa.' 85

88

Ond' io: Sì, l'ho, sì lucida e sì tonda, Che nel suo conio nulla mi s'inforsa.' Appresso uscì della luce profonda Che li splendeva: Questa cara gioia, Sopra la quale ogni virtù si fonda, Onde ti venne?' Ed io: 'La larga ploia 91 Dello Spirito Santo, ch'è diffusa

In su le vecchie e 'n su le nuove cuoia,

È sillogismo che la m'ha conchiusa

94

97

Acutamente sì, che, inverso d'ella, Ogni dimostrazion mi pare ottusa.' Io udi' poi: L'antica e la novella Proposizion che così ti conchiude, Perchè l' hai tu per divina favella?' Ed io: La prova che 'l ver mi dischiu[de, 100

Son l'opere seguite, a che natura Non scalda ferro mai, nè batte incude.' Risposto fummi: 'Di': chi t'assicura 103 Che quell'opere fosser? Quel medesmo Che vuol provarsi, non altri, il ti giura.' 'Se il mondo si rivolse al Cristianesmo,'

[106

Diss' io, 'sanza miracoli, quest' uno È tal, che gli altri non sono il centesmo; Chè tu intrasti povero e digiuno

109

In campo, a seminar la buona pianta, Che fu già vite, ed ora è fatta pruno.' Finito questo, l'alta corte santa

112

Risonò por le spere un «< Dio laudamo!»>
Nella melode che lassù si canta.
E quel baron, che sì di ramo in ramo, 115
Esaminando, già tratto m'avea,
Che all'ultime fronde appressavamo,
Ricominciò: 'La grazia che donnea 118
Con la tua mente, la bocca t'aperse
Infino a qui, com'aprir si dovea;

Si ch' io approvo ciò che fuori emerse: 121
Ma or conviene spremer quel che credi,
Ed onde alla credenza tua s'offerse.'
O santo padre, e spirito che vedi 124
Ciò che credesti sì, che tu vincesti
Ver lo sepolcro più giovani piedi,'
Comincia' io, tu vuoi ch'io manifesti 127
La forma qui del pronto creder mio,
Ed anco la cagion di lui chiedesti.

Ed io rispondo: Io credo in uno Iddio 130
Solo ed eterno, che tutto 'l ciel move,
Non moto, con amore e con disio;

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Per l'Evangelio e per voi che scriveste, Poi che l'Ardente Spirto vi fece almi. E credo in Tre Persone Eterne, e queste 139 Credo una essenza sì una e sì trina, Che soffera congiunto «< sono » ed «este. » Della profonda condizion divina 142

Ch'io tocco, nella mente mi sigilla Più volte l'evangelica dottrina. Quest' è il principio; quest' è la favilla 145 Che si dilata in fiamma poi vivace, E, come stella in cielo, in me scintilla.' Come il signor ch'ascolta quel che i piace, Da indi abbraccia il servo, gratulando Per la novella, tosto ch'ei si tace; Così benedicendomi cantando,

151

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37

49

Convien ch'a' nostri raggi si maturi.' Questo conforto del foco secondo Mi venne; ond' io levai gli occhi a'monti Che gl'incurvaron pria col troppo pondo. 'Poi che, per grazia, vuol che tu t'af[fronti Lo Nostro Imperadore, anzi la morte, 41 Nell'aula più segreta co' suoi conti; Si che, veduto il ver di questa corte, 43 La spene, che laggiù bene innamora, In te ed in altrui di ciò conforte; Di' quel che ell' è; di' come se ne 'nfiora La mente tua, e di' onde a te venne.' 47 Così seguì '1 secondo lume ancora. E quella pia che guidò le penne Delle mie ali a così alto volo, Alla risposta così mi prevenne : 'La Chiesa militante alcun figliuolo 52 Non ha con più speranza, com'è scritto Nel Sol che raggia tutto nostro stuolo: Però gli è conceduto che d'Egitto Vegna in Gerusalemme per vedere, Anzi che il militar gli sia prescritto. Gli altri due punti, che non per sapere 58 Son domandati, ma perch' e' rapporti Quanto questa virtù t'è in piacere, A lui lasc' io; chè non gli saran forti, 61 Nè di iattanza: ed egli a ciò risponda, E la grazia di Dio ciò gli comporti.' Come discente ch'a dottor seconda 64 Pronto e libente in quello ch' egli è [esperto,

55

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Tu mi stillasti, con lo still: Nell'epistola poi; sì ch'i Ed in altrui vostra piogg Mentr' io diceva, dentro al Di quello incendio tremol Subito e spesso, a guisa Indi spirò: L'amore ond' i Ancor ver la virtù che Infin la palma ed all' us Vuol ch' io rispiri a te, ch

Di lei; ed emmi a grat Quello che la speranza Ed io : Le nuove e le

Pongono il segno, ed ess Dell'anime che Dio s'h Dice Isaia che ciascuna v Nella sua terra fia di d

E la sua terra è questa E'l tuo fratello assai vie

Là dove tratta delle bi Questa revelazion ci m E prima, appresso al fin << Sperent in te » di sop A che rispuoser tutte Poscia tra esse un lume Sì, che, se il Cancro a

L'inverno avrebbe un E come surge e va ed e Vergine lieta, sol per Alla novizia, non per Così vid' io lo schiarato Venire a' due che si Qual conveniasi al lo Misesi lì nel canto e n E la mia donna in lo Pur come sposa, taci 'Questi è colui che giad

Del Nostro Pellicano D'in su la croce al gra La donna mia così; ne Mosser la vista sua Poscia, che prima, l Qual è colui ch' adoc

Di vedere eclissar 1 Che, per veder, non Tal mi fec' io a quell' Mentre che detto fu Per veder cosa che In terra è terra il mio Tanto con gli altri, Con l'eterno propos

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130

Si quietò con esso il dolce mischio Che si facea del suon del trino spiro, Si come, per cessar fatica o rischio, 133 Li remi, pria nell'acqua ripercossi, Tutti si posan al sonar d'un fischio. Abi, quanto nella mente mi commossi, 136 Quando mi volsi per veder Beatrice, Per non poter vedere, ben ch'io fossi Presso di lei, e nel mondo felice!

CANTO XXVI.

139

Mentr' io dubbiava per lo viso spento, Della fulgida fiamma che lo spense, Uscì un spiro che mi fece attento, Dicendo: Intanto che tu ti risense Della vista che hai in me consunta, Ben è che ragionando la compense. Comincia dunque; e di' ove s'appunta 7

L'anima tua, e fa ragion che sia La vista in te smarrita e non defunta; Perchè la donna che per questa dia 10 Region ti conduce, ha nello sguardo La virtù ch'ebbe la man d'Anania.' Io dissi: Al suo piacere e tosto e tardo 13 Vegna rimedio agli occhi che fur porte, Quand'ella entrò col foco ond'io sem[pr'ardo.

Lo Ben che fa contenta questa corte, 16 Alfa ed Omega è di quanta scrittura Mi legge Amore, o lievemente o forte.' Quella medesma voce che paura 19

Tolta m'avea del subito abbarbaglio, Di ragionar ancor mi mise in cura; E disse: Certo a più angusto vaglio 22 Ti conviene schiarar: dicer convienti Chi drizzò l'arco tuo a tal berzaglio.' Ed io: Per filosofici argomenti,

25

E per autorità che quinci scende, [ti; Cotale amor convien che in me s'imprenChè il bene, in quanto ben, come s' in[tende, 28 Così accende amore, e tanto maggio, Quanto più di bontate in sè comprende. Dunque all' Essenza ov'è tanto avvan[taggio, 31

Che ciascun ben che fuor di Lei si trova, Altro non è ch'un lume di suo raggio,

4

Più che in altra convien che si mova 34
La mente, amando, di ciascun che cerne
Il vero in che si fonda questa prova.
Tal vero allo intelletto mio sterne 37
Colui che mi dimostra il Primo Amore
Di tutte le sustanze sempiterne.
Sternel la voce del Verace Autore, 40
Che dice a Moisè, di Sè parlando:
<<< Io ti farò vedere ogni valore. »
Sternilmi tu ancora, cominciando
L'alto preconio che grida l'arcano
Di qui laggiù sopra ogni altro bando.'
Ed io udi': Per intelletto umano

52

43

46

E per autoritadi a lui concorde, De' tuoi amori a Dio guarda il sovrano. Ma di' ancor, se tu senti altre corde 49 Tirarti verso Lui; sì che tu suone Con quanti denti questo amor ti morde.' Non fu latente la santa intenzione Dell'aquila di Cristo, anzi m'accorsi Dove volea menar mia professione: Però ricominciai: Tutti quei morsi Che posson far lo cor volger a Dio, Alla mia caritate son concorsi; Chè l'essere del mondo, e l'esser mio, 58 La morte ch' Ei sostenne perch' io viva, E quel che spera ogni fedel com' io, Con la predetta conoscenza viva,

70

61

Tratto m' hanno del mar dell'amor torto, E del diritto m'han posto alla riva. Le fronde onde s'infronda tutto l'orto 64 Dell' Ortolano Eterno, am' io cotanto, Quanto da Lui a lor di bene è porto.' Si com' io tacqui, un dolcissimo canto 67 Risonò per lo cielo; e la mia donna Dicea con gli altri: 'Santo, Santo, Santo!' E come a lume acuto si dissonna Per lo spirto visivo che ricorre Allo splendor che va di gonna in gonna, E lo svegliato ciò che vede, abborre, 73 Si nescia è la sua subita vigilia, Fin che la stimativa non soccorre ; Così degli occhi miei ogni quisquilia 76 Fugò Beatrice col raggio de' suoi, Che rifulgea da più di mille milia; Onde, me' che dinanzi, vidi poi; E quasi stupefatto domandai D'un quarto lume ch' i' vidi con noi. E la mia donna: Dentro da que' rai 82 Vagheggia il suo Fattor l'anima prima, Che la Prima Virtù creasse mai.' Come la fronda, che flette la cima Nel transito del vento, e poi si leva Per la propria virtù che la sublima,

85

79

55

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E quanto fu diletto agli occhi miei, 112
E la propria cagion del gran disdegno,
E l'idioma ch' usai e ch'io fei.
Or, figliuol mio, non il gustar del le-
gno [115

Fu per sè la cagion di tanto esilio,
Ma solamente il trapassar del segno.
Quindi, onde mosse tua donna Virgilio, 118
Quattromilia trecento e due volumi
Di sol desiderai questo concilio ;
E vidi lui tornare a tutt'i lumi
Della sua strada novecento trenta
Fiate, mentre ch'io in terra fu' mi.
La lingua ch' io parlai, fu tutta spenta 124
Innanzi assai ch'all'ovra inconsumma-

121

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Nel monte che si leva più Fu' io, con vita pura e di Dalla prim'ora a quella c Come il sol muta quadra, l'

CANTO XXV

'Al Padre, al Figlio, allo Cominciò, 'gloria!' tutt Si che m'inebbriava il d Ciò ch' io vedeva, mi sem Dell' universo; per che Entrava per l'udire e p O gioia! O ineffabile alleg O vita integra d'amore O sanza brama sicura r Dinanzi agli occhi miei le Stavano accese, e quella Incominciò a farsi più E tal nella sembianza su Qual diverrebbe Giove, Fossero augelli, e cam La Provvidenza, che qui

Vice ed officio, nel bea Silenzio posto avea da Quand' io udi': 'Se io m Non ti maravigliar; cl Vedrai trascolorar tutt Quegli ch'usurpa in terr

Il luogo mio, il luogo Nella presenza del Fi Fatto ha del cimitero m Del sangue e della pu

Che cadde di quassù, Di quel color che per lo Nube dipinge da sera Vid' io allora tutto '1 E come donna onesta,

Di sè sicura, e per l' Pure ascoltando, timi Così Beatrice trasmutò E tal eclissi credo ch Quando patì la Supr Poi procedetter le paro Con voce tanto da s Che la sembianza no Non fu la Sposa di C Del sangue mio, di Li

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Si veggion di quassù per tutt'i paschi: O difesa di Dio, perchè pur giaci? Del sangue nostro Caorsini e Guaschi 58 S'apparecchian di bere : o buon principio, A che vil fine convien che tu caschi ! Ma l'Alta Provvidenza, che con Scipio 61 Difese a Roma la gloria del mondo, Soccorrà tosto, sì com' io concipio ; E tu, figliuol, che per lo mortal pondo 64 Ancor giù tornerai, apri la bocca, E non asconder quel ch' io non ascondo!' Si come di vapor gelati fiocca

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Farsi, e fioccar di vapor triunfanti, Che fatto avean con noi quivi soggiorno. Lo viso mio seguiva i suoi sembianti, 73 E seguì fin che il mezzo, per lo molto, Gli tolse il trapassar del più avanti. Onde la donna, che mi vide assolto 76 Dell'attendere in su, mi disse: Adima Il viso, e guarda come tu se' volto!' Dall'ora ch'io avea guardato prima, Io vidi mosso me per tutto l'arco Che fa dal mezzo al fine il primo clima; Si ch'io vedea di là da Gade il varco 82 Folle d'Ulisse, e di qua presso il lito Nel qual si fece Europa dolce carco. E più mi fora discoverto il sito

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E la virtù che lo sguardo m'indulse, 97
Del bel nido di Leda mi divelse,
E nel ciel velocissimo m'impulse.
Le parti sue vivissime ed eccelse

Si uniformi son, ch' io non so dire
Qual Beatrice per luogo mi scelse.
Ma ella, che vedea il mio disire,

100

103

Incominciò, ridendo tanto lieta, Che Dio parea nel suo volto gioire : 106 'La natura del mondo, che quieta Il mezzo e tutto l'altro intorno move, Quinci comincia come da sua meta. E questo cielo non ha altro dove,

109

Che la Mente Divina, in che s'accende L'amor che il volge, ela virtù ch'ei piove, Luce ed amor d'un cerchio lui compren[de, 112

Sì come questo gli altri; e quel precinto Colui che 'l cinge, solamente intende. Non è suo moto per altro distinto; 115 Ma gli altri son misurati da questo, Si come diece da mezzo e da quinto. E come il tempo tegna in cotal testo 118 Le sue radici e negli altri le fronde, Omai a te può esser manifesto. O cupidigia che i mortali affonde

121

Si sotto te, che nessuno ha podere Di trarre gli occhi fuor delle tue onde! Ben fiorisce negli uomini il volere; 124 Ma la pioggia continua converte In bozzacchioni le susine vere. Fede ed innocenza son reperte Solo nei parvoletti; poi ciascuna Pria fugge che le guance sien coperte. Tale, balbuziendo ancor, digiuna,

127

130

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Nel primo aspetto, della bella figlia Di quei ch'apporta mane e lascia sera. Tu, perchè non ti facci maraviglia, 139 Pensa che 'n terra non è chi governi; Onde si svia l'umana famiglia. Ma prima che gennaio tutto si sverni 142 Per la centesma ch'è laggiù negletta, Ruggiran sì questi cerchi superni, Che la fortuna che tanto s'aspetta, 145 Le poppe volgerà u' son le prore,

Si che la classe correrà diretta; E vero frutto verrà dopo 'l fiore.'

148

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