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Allor sì fecer fine al parlamento.
La Vecchia se ne venne al mi' ostello,
E disse: Avrò io sorcotto e mantello,
Sed i' t'apporto alcun buon argomento,
Che ti trarrà di questo tuo tormento?' 5
I' dissi: Sì, d'un verde fino e bello.
Ma, si sacciate, non fia san' pennello
Di grigio, con ogni altro guernimento.'
D'Amico mi sovvenne che mi disse
Ched i' facesse larga promessione,
Ma 'l più ch' i' posso, il pagar sofferisse;
Avvegna ch' i' avea ferma 'ntenzione
Di dar ben a coste', s'ella m'aprisse,
Che quell' uscisse fuor della pregione.

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CCI. -L'Amante e Be

Com'. i'v'ho detto, a tut

Lo Dio d'amor e la sua Presti eran tutti a far Per accompiermi tutto Allor pensai s'i' potesse

Dolce-Riguardo per cos Immantenente Amor a Di che mi fece molto E que' sì mi mostrò Bell Ch' immantenente venn E si mi fece grande p E po' sì cominciò a merz Delle mie gioie, di ch'e Di quel presente anco

CXCIX. La Vecchia.

5

La Vecchia disse allor: 'Amico mio,
Queste son le novelle ch' i' t'apporto:
Bellaccoglienza salute e conforto
Ti manda, se m'aiuti l'alto Dio;
Sì ch'i' ti dico ben ched i' cred' io
Che la tua nave arriverà a tal porto,
Che tu sì coglierai il fior dell'orto.'
Questo motto fu quel che mi guerìo.
Or ti dirò, amico, che farai:

All'uscio, ch'apre verso del giardino, 10
Ben chetamente tu te ne verrai;
Ed i' sì me ne vo 'l dritto cammino,
E sì farò ch'aperto il troverai,

Sì che tu avrai 'l fior in tuo dimino.'

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CCVI. L'Amante.

Come costor m'andavan tormentando,
E l'oste al Dio d'amor si fu sentita,
E si cognobber ch' i' avea infralita
La boce, immantenente miser bando,
Che ciascuno si vada apparecchiando 5
A me soccorrere a campar la vita,
Ch'ella sarebbe in poca d'or' fallita,
Sed e' non mi venisser confortando.
Quando i portier sentiron quel baratto,
Immantenente tra lor si giuraro
Di non renderla a forza, nè a patto.
E que' di fuor ancor sì si legaro

Di non partirsi se non fosse fatto,
E di questo tra lor si fidanzaro.

CCVII. - La Battaglia.

10

Franchezza si venne primieramente
Contra lo Schifo, ch'è molto oltraggioso,
E per sembianti fiero e coraggioso;
Ma quella venne molto umilemente,
Lo Schifo sì ponea troppo ben mente, 5
Ché 'n ben guarda era molto invioso
Che quella non potesse di nascoso
Entrar dentr' a la porta con sua gente.
Franchezza mise mano ad una lancia;

Si s'aperse per dare a quel cagnone, 10
E crudelmente contra lui la lancia.
Lo Schifo sì avea in mano un gran bastone,
E con lo scudo il colpo sì lo schiancia,
E fiede a lei, e falla gir boccone.

CCVIII. -Lo Schifo e Franchezza.

La lancia a pezzi a pezzi ha dispezzata,
E po' avvisa un colpo ismisurato,
Si che tutto lo scudo ha squartellato :
Franchezza si è in terra rovesciata.

E que' de' colpi fa gran dimenata,
E la bella merzé gli ha domandato,
Si ch'a Pietà ne prese gran peccato:
Verso il villan sí s'è addirizzata,

E con uno spunton lo gì pungendo;
E di lagrime tuttora il bagnava,
Si che 'l villan si venìa rendendo,
Ch'avviso gli era ched egli affogava.
Allor Vergogna vi venne correndo,
Perchè lo Schifo soccorso gridava.

5

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CCXV.

5

Franchezza si s'è de l'oste partita,
E Amor sì l'ha ben incaricato
Ch'elli dica a la madre ogni su' stato,
Com'egli è a gran rischio de la vita,
E che sua forza è molto infiebolita;
Ch'ella faccia che per lei si' atato.
Allor Franchezza sì ha cavalcato,
E dritto a Cecerono sì s'è n' ita,
Credendo che vi fosse a ca' di essa;

Ma ell' er' ita in bosco per cacciare, 10 Si che Franchezza n'andò dritt' a essa. Sott' una quercia la trovò ombreare. Quella si tosto in ginocchie s'è messa, E dolzemente l'ebbe a salutare.

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CCXIX.

'Figliuol mi', tu farai un saramento, E io d'altra parte sì 'l faroe,

Che Castitate i' ma' non lascieroe In femmina che aggia intendimento, Nè tu in uom che ti si' a piacimento. 5 Ed i' ti dico ben ch'i' lavorroe Col mi' brandone; sì gli scalderoe, Che ciaschedun verrà a comandamento.' Per far le saramenta si apportaro,

En luogo di reliquie, sì apportaro [sic] 10 Brandoni e archi e saette; sì giuraro Di suso, e disser ch'altrettanto vale. Color de l'oste ancor vi s'accordaro, Ché ciaschedun sapea le dicretale.

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CCXX.

Venus, che d'assalire era presta,

5

Si comanda a ciascun ched e' s'arrenda, O che la mercè ciascheduno attenda, Ch'ell' ha la guarda lor tratutta presta. E sì lor ha giurato per sua testa, Ched e' non sia nessun che si difenda, Ch'ella de la persona non gli offenda; E così ciaschedun sì amonesta. Vergogna si rispuose: 'I' non vi dotto, Se nel castel non fosse se non io, Non crederei che fosse per voi rotto. Quando vi piace intrare a lavorio, Già per minacce non m'intrate sotto, Nè voi, nè que' che d'amor si fa Dio.'

10

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