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LXXVII. L'Amante e Dio d'Amore.

Già non mi valse nessuna preghiera
Ched i' verso Ricchezza far potesse,
Ché poco parve che le ne calesse,
Si la trovai vêr me crudel e fera.
Lo Dio d'amor, che guar lungi non m'era, 5
Mi riguardò com' io mi contenesse,
E parvemi ched e' gli ne increscesse ;
Si venne a me e disse: In che manera,
Amico, m'hai guardato l'omanaggio

Che mi facesti, passat' ha un anno?' 10 I' gli dissi: Messer, vo' avete il gaggio Or, ch'è il core.' 'E' non ti fia già [danno,

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'S'uomini ricchi vi fanno damaggio,

Vo' avete ben chi ne farà vendetta:
Non fate forza s'ella non s'affretta,
Ché noi la pagherem ben de l'oltraggio.
Le donne e le pulzelle al chiar visaggio 5
Gli metteranno ancor a tal distretta,
Ma che ciascuno largo si prometta
Che strutto ne sarà que' ch'è 'l più
[saggio.

Ma Falsembiante trametter non s'osa
Di questi fatti, nè sua compagnia, 10
Ché gran mal gli volete; ciò vi posa.
Si vi prega tutta la Baronia

Che riceviate, e manderà la cosa
Da po' che vo' volete, e così sia.

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'Molti buon Santi ha l'uom visti morire, E molte buone Sante gloriose Che fuôr divote e ben religiose,

E robe di color volean vestire; Nè non lasciar perciò già di santire, 5 Ma elle non fur anche dispittose Anz eran caritevoli e pietose

E sofferian per Dio d'esser martire. E, s'i' volesse, i' n'andre' assa' nomando ; Maappresso che tutte le Sante e'Santi, 10 Che l'uom va per lo mondo oggi adoranTenner famiglie, e sì fecer anfanti, [do, Vergine e caste donne gîr portando Cotte e sorcotti di colore e manti.'

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Sed e' ci ha guari di cota' lupelli,

La santa chiesa sì è mal balita,
Po' che la sua città è assalita

Per questi apostoli ch'or son novelli.
Ch'i' son certan, po' ch'e' son suo' rubelli, 5
Ch'ella non potrà esser guarentita;
Presa sarà sanza darvi fedita
Nè di trabocchi, nè di manganelli.
Se Dio non vi vuol metter argomento,
La guerra si fie tosto capitata,
Sì ch'ogni cosa andrà a perdimento:
Ed a me par che l'ha dimenticata;
Po' soffera cotanto tradimento

10

Da color a cui guardia l'ha lasciata.'

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'L'undici milia vergini beate

Che davanti da Dio fanno lumera, In roba di color ciaschedun'era Il giorno ch'elle fur martoriate; Non ne furo per ciò da Dio schifate. 5 Dunque chi dice che l'anima pera Per roba di color, già ciò non chera, Ché già non fian per ciò di men salvate: Ché 'l salvamento vien del buon coraggio; La roba non vi to', nè non vi dona. 10 E questo sì de' creder ogni saggio; Che non sia intendimento di persona Che que' che veste l'abito salvaggio Si salvi, se non ha l'opera bona.'

XCIX. Falsembiante.

'Sed e' vi piace, i' sì m'andrò posando,
Sanza di questi fatti più parlare,
Ma tuttor sì vi vo' convenenzare
Che tutti i vostri amici andrò avanzando;
Ma che con meco ciascun vada usando, 5
Si son e' morti se non voglion fare;
E la mia amica convien onorare,
O'l fatto loro andrà pur peggiorando.
Egli è ben ver ched i' son traditore,

E
per ladron m'ha Dio pezza giugiato, 10
Perch' i' ho messo il mondo in tanto er-
Per molte volte mi son pergiurato; [rore.
Ma i' fo'l fatto mio sanza romore,

Sì che nessun se n'è ancora addato.'

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'Chi della pelle del monton fasciasse
Il lupo e tra le pecore il mettesse,
Credete voi, perchè monton paresse,
Che delle pecore e' non divorasse?
Già men lor sangue non desiderasse? 5
Ma vie più tosto ingannarle potesse,
Po' che la pecora nol conoscesse ;
Se si fuggisse, impresso lui n'andasse.
Così vo io, mi' abito divisando,

Chéd i' per lupo non sia conosciuto; 10
Tuttor vad' io le genti divorando.
E, Dio merzè, i' son sì provveduto,
Ched i'vo tutto 'l mondo oggi truf
[fando,

E si son santo e prod'uomo tenuto.'

C. Falsembiante.

'I' fo sì fintamente ogni mio fatto
Che Proteusso, che già si solea
Mutare in tutto ciò ched e' volea,
Non seppe unquanche il quarto di ba-
[ratto

Come fo io, che non tenni ancor patto; 5
E non è ancor nessun che se n'avea,
Tanto non stea con meco, o mangi, o bea,
Che nella fine non gli faccia un tratto.
Ched i' so mia fazzon sì ben cambiare
Ched i' non fui unquanche conosciuto 10
In luogo tanto vi potesse usare;
Ché chi mi crede più aver veduto,
Cogli atti miei gli so gli occhi fasciare,
Sì che m' ha incontanente isconosciuto.'

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'I' sì so ben per cuor ogni linguaggio,
Le vite d'esto mondo i' ho provate,
Ch' un' or' divento prete, un'altra frate,
Or prinze, or cavaliere, or fante, or pag-
Secondo ched i' veggio mi' vantaggio, [gio.
Un'altr'or' son prelato, un'altra abate; 6
Molto mi piaccion gente regolate,
Ché con lor cuopro meglio il mi' vol-
Ancor mi fo romito e pellegrino, [paggio.
Cherico e avvocato e giustiziere,
E monaco e calonaco e bighino;
E castellan mi fo e forestiere,

10

E giovane alcun' ora e vecchio chino : A brieve motti, i' son d'ogni mestiere.'

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'Ancor sì non mi par nulla travaglia Gir per lo mondo in ogni regione, E ricercar ogni religione;

Ma della religion, san' nulla faglia, I' lascio il grano e prendone la paglia, 5 Ch'i' non vo' che l'abito a lor fazzone E predicar dolze predicazione: Con questi due argomenti il mondo abCosì vo io mutando e suono e verso, [baglia. E dicendo parole umili e piane; Ma molt' è il fatto mio a dir diverso: Ché tutti que' ch'oggi manucan pane Non mi terrian ch'i' non gisse traverso, Ch'i' ne son ghiotto più che d'unto il [cane.'

10

CVI. -Amore e

Tu sì va' predicando E lodila.'' Ver' è, Ch'i' non son già su' Anzi le porto crudel Ch'i' amerei assa' meg Del re di Francia, cl Che va caendo per l' E muor sovente di n E ben avess' egli anim Il pover, non mi piace E più ch'i' posso il m E sed amor gli mostro, Ma convien ch'i' mi c Per mostrar ch'i' sia

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