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mostrare in un quadro sinottico la gran copia dei monumenti che la Sicilia possiede, e la comparativa loro grandezza, ma ben anco per soggiugnere delle considerazioni sull' origine dell' ordine dorico; per le quali se pur non rimane dimostrato che l'invenzione dell'ordine dorico più presto che nella Grecia propriamente e nell' Asia minore sia surto in Sicilia, isola educata al par della Grecia da Dedalo alle arti, resta bensì evidentemente provato che la Sicilia sola può vantar di possedere, distinti da epoche certe ed incontrastabili, i monumenti più antichi e gli esempii più vetusti dell'architettura dorica e primamente imitativa.

LETTERA VI.

AL MEDESIMO

SOPRA LA PRIMA PARTE DEL TERZO TOMO DELLE LEZIONI
DI MATEMATICA SUBLIME

DEL PROFESSORE

AGATINO SAMMARTINO

MIO CARO AMICO

Avete ricevuto la prima parte del terzo tomo delle lezioni di matematica sublime del dotto e modesto Agatino Sammartino? Se no, fatene acquisto voi che tanto avanti sentite in sì difficile scienza. Il chiarissimo autore di tale opera voi ben vel sapete esser uno dei pochi scienziati italiani che a sè traggono gli sguardi di quelli stranieri; egli sente tanto avanti nelle matematiche discipline, che il suo nome riesce venerando e il suo sapere accresce gloria non piccola alla nostra patria terra.

Questo volume da lui non ha guari pubblicato (1830), che forma la prima parte del terzo ed ultimo tomo delle sue lezioni alla cat. tedra di matematica sublime non è per certo da risguardarsi come una frazione di un'opera in quattro volumi; è una fatica tutta a sè, un lavoro da sè stesso completo, e solo dal metodo legato al rimanente dell'opera; in somma è una raccolta di opuscoli analitici scelti e versanti sulla teorica delle integrazioni. Trovate in esso da prima disposti ad ordine di dottrina una moltiplicità di oggetti importanti di analisi pura, assai più estesa di quanto la vista del volume permette, non ordinarii fino nei classici i più distinti, e di argomenti per quanto mi pare altrove non discussi: indi vi ho letto le diverse dottrine trattate in forma di opuscoli o memorie, abbracciando ciascuna la sua introduzione propria, il suo corpo, la sua conchiusione, e di

scutendo il soggetto su cui versa in generale, esaurendolo nell'essenza, e fino scendendo alla semplificazione. I metodi che l'Autore vi ha seguiti sono senza dubbio semplici, ragionati e laconici; e siffattamente condotti che come suoi proprii risguardare si possono. Il piano stesso non va formato sul volume precedente di cui sembra abbracciare gli usi, ma sulla idea generale della integrazione che egli vi ha stabilito, quella cioè della soluzione dell'equazioni differenziali di ogni specie.

Io non voglio intertenervi in passare a rassegna le dottrine che in quest'opera si contengono, le quali tutte son di peso, e distinto rango occupano nella scienza in questo nostro periodo; dapoichè i dotti, cui certamente è la medesima destinata, sapranno ben valutarle di assai: solamente di volo voglio cennarvi quanto riguarda gl'integrali definiti e la interpolazione, ciò che particolarmente sovra ogni altra cosa mi ha colpito, ed ha fissato la mia attenzione.

Per il primo, che è un argomento verso cui le nuove applicazioni dell'analisi alle sottili ricerche della fisica han fatto tutti rivolgere i geometri, molti teoremi vi si rinvengono importantissimi nelle basi della teorica che li riguarda, tra' quali il famoso teorema del chiarissimo segretario perpetuo dell'accademia reale delle scienze di Parigi per la parte matematica il barone Fourier, che vi è dimostrato in una maniera semplice e pronta, ed applicato alla integrazione delle equazioni a differenziali parziali in generale, ed a quella in particolare sulla propagazione del calore, tenendo visi conto in un modo tutto analitico e diretto finanche della ultima addizione che lo stesse M. Fourier (1) vi fece sul suo principio ipotetico e fisico, trattando della sovraposizione delle temperature; il teorema dell'illustre professore di matematica al collegio reale di Caen M. Vernier rapportato nel Bullettino di Ferrussac (2) senza dimostrazione, e nell'annunziata opera dichiarato colle formole di altri teoremi in essa trattati; l'interessante teorema di M. Agostino Luigi Cauchy concernente gl'integrali doppii, dimostrato coi luminosi principii di Lagrange adottati nell'opera, e applicato ad un altro teorema dell'Eulero; e una teoria analitica fondamentale e completa dei così detti integrali euleriani, dei quali il Legendre ha fatto tanto lodevole uso nei suoi esercizii di

(1) Mem. de l'acad. royale des sciences de l'Institut de France 1828.

(2) Paris 1825 tom. 3, pag. 84.

calcolo. Per il secondo argomento poi sulla interpolazione meritano a mio corto vedere particolare riguardo le considerazioni veramente classiche sull'essenza e natura dell'analisi matematica in generale, una breve ma fondamentale discussione sulle funzioni, facoltà che nate fra le mani di Vandermonde furono trattate ed illustrate nel ramo speciale almeno dei fattoriali da Kramp, e che Wronski tanto raccomanda ai geometri di coltivare per l'utilità non piccola che sen potrebbe ritrarre; un saggio sì filosofico che analitico intorno alla significazione dei differenziali e delle differenze di ordine negativo, e se debbano riguardarsi quali funzioni reali o immaginarie; ricerca, secondo Arbogast, che meriterebbe tutta l'attenzione dei geometri, e che si è da loro totalmente dimenticata; il problema di Winter discusso nei suoi rapporti; e mille più altre cose della maggiore importanza, che mai non la finirei se tutte annoverar le volessi.

Affrettatevi a legger l'opera di che vi ho ragionato, e indi a darmi riscontro col parere vostro.

MORTILLARO vol. II.

33060

LETTERA VII.

AL CAVALIERE GIUSEPPE PATANIA

SOPRA

UN QUADRO DI MATTEO STOMMER

Invitato ad ammirare un bel quadro a lume di notte che raffigura la Nascita, acquistato dal cav. Vincenzo Benzo, mi vi condussi tostamente, e non ebbi a dolermene, chè davvero il dipinto è bellissimo e di valente pennello. In mezzo è la Vergine all'impiedi col bambino innanzi adagiato sur un bianco panno, e alla sinistra di lei lo sposo suo; indi da ambi i lati varii pastori chi genuflesso, chi riverente, e tutti supplichevoli e devoti; opera di singolar tenerezza, e squisita per l'effetto della luce che tutta emana dal divino fanciullo, e che, perdendosi fra gli scuri degli abiti dà al dipinto una magica illusione. Io molto il lodai, per quanto pochissimo valer poteva la lode su tal particolare in bocca mia; chè degli artisti giudicar bene non possono che gli artisti stessi, o quei che per lango uso e studio e fino gusto loro possono star da presso. Ma quando udii che varii conoscitori di belle arti avevan giudicato siffatto lavoro opera dell' Hundorst, del famoso Gherardo delle Notti, ebbi a far le maraviglie, e mi contenni dallo elogiarlo più oltre, e mi acciasi invece a rilevarne quei difetti, che appunto l'Hundorst curò sempre di sfuggire. Gherardo, come ognun sa, riunir seppe quanto di meglio aveva lo stile Caravaggesco, e nel tempo stesso ebbe l'accorgimento di schivarne il cattivo; e mentre, con vaste masse di ombre e di luce producenti un effetto piccante, imprimeva carattere di originalità alla sua maniera, del pari rendeva grati i suoi lavori e per la sceltezza delle forme, e per la grazia delle mosse, e per la precisione dei contorni, e per la forza del colorito.

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