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Serenissimo

erenissimo principe ed eccellentissimo senato; in questa mia relazione delle cose pertinenti alla legazion mia presso Cesare, lasciando ogni superfluità ed ostentazione, mi ristringerò a tre sole parti. Nella prima narrerò li regni e le provincie soggette alla maestà cesarea, con le cose ad esse attinenti. Nella seconda si dirà delli consiglieri della prefata maestà, che sono come istrumenti, per li quali si governano questi regni. Nella terza riferirò della persona di Cesare, e delli attinenti a quella per propinquità di sangue; cioè del serenissimo arciduca Ferdinando suo fratello, delle sorelle, e di madama Margherita sua zia; le quali cose espedite, sarà il fine di questa mia narrazione.

E cominciando da quanto appartiene a quello che prima è stato proposto, tutti li regni posseduti ora da Cesare gli sono pervenuti per eredità da quattro bande; cioè, alcuni da Massimiliano imperatore suo avo paterno, altri da madama Maria sua ava paterna, alcuni dal re Ferdinando il Cattolico suo avo materno, ed altri dalla regina Isabella sua ava materna.

Delle provincie provenienti da Massimiliano, alcune appartengono alla corona dell' impero, alcune altre

sono di patrimonio privato della casa d'Austria. Di patrimonio privato sono tutte quelle provincie confinanti da mezzogiorno coll'Italia, e collo stato di vostra serenità, le quali da oriente toccano l' Ungheria, da occidente parte gli Elvezj e parte la Germania, da settentrione la Svevia, il ducato di Baviera, ed altre provincie di Germania.

È diviso tutto questo paese in diverse provincie, dove sono molti signorotti, ovver più presto gentiluomini, li quali hanno qualche giurisdizione e qualche entrata, ma niuno è che sia notabile. De' prelati ve ne sono due di condizione, cioè il vescovo di Presburgo e il vescovo di Trento. Il vescovo di Presburgo ha circa venti mila fiorini d'entrata. Quando io passai per quel luogo, il vescovo era morto; ora intendo esser morto quello, che dopo la mia partita fù eletto, ed essere stato eletto in luogo suo don Giorgio d'Austria, figliuolo naturale dell' imperatore Massimiliano, giovine di circa anni venti, molto amato da Cesare. Il vescovo di Trento ha d'entrata circa quattordici mila fiorini, quale ora è molto avanti nella grazia dell'arciduca Ferdinando, e fa professione d'esser molto affezionato a questa eccellentissima repubblica..

il

L'entrata di questo paese saria, quando tutta fosse integramente riscossa, da settecento mila fiorini; ma è stata così dissipata, ed alienata da Massimiliano imperatore, che credo non passi ora quindici mila, ovvero ad summum dugento mila fiorini, per quanto ho avuto da uomini di fede degni. Vero è che Ferdinando arciduca, al quale fu negli anni passati concesso da Cesare tutto questo paese, come allora per mie lettere significai a vostra serenità, usa ogni diligenza di riscuo

tere queste entrate impegnate ed alienate dall'avo suo Massimiliano, per il che, da quanto ho iuteso, ha contratto grande malevolenza appresso quelli gentiluomini. La spesa sua ordinaria non è molta, perchè oltre la guardia della persona sua, e degli ufficiali suoi, pochi altri vivono a spese dell' arciduca, nè tien gente d'armi ordinarie, nè fanteria; pur di così piccola entrata credo poco gli possa avanzare.

Il modo del governo di questo paese, oltre i giurisdicenti, li quali si pongono in ciascheduna città, in Inspruch è un consiglio del contado di Tirolo, il quale ha grande giurisdizione e riputazione, talchè molte fiate l'imperatore Massimiliano se ne è doluto con qualche suo intrinseco amico. Ma ora intendo che il serenissimo Ferdinando arciduca ha privato alcuni di quel consiglio, e cerca con ogni sua forza di abbassarlo.

L'animo di tutto questo paese verso il suo signore arciduca non è molto ben disposto, sì per esser li loro costumi molto alieni dalli costumi ispani, nei quali è nutrito il prefato arciduca, e si per il conte Salamanca secretario ispano, il quale può il tutto appresso Ferdinando. Sono pure informato che non hanno affezione verso questa illustrissima repubblica per causa delle guerre passate, anzi che sono quasi tutti di pessima

volontà.

Questo stato tutto fu dato dalla cesarea maestà a Ferdinando suo fratello, benchè per eredità vi avesse egli giurisdizione, con condizione però che in quanto al contado di Tirolo non si chiamasse se non governatore, finchè ovvero Cesare avesse tolta la corona in Roma, ovvero fossero passati sette anni, benchè poi, è già un anno, in Ispagna mi fosse detto che la cesarea mae

stà era stata contenta, che si intitolasse conte di Tirolo. Fu eziandio aggiunto alla giurisdizione di Ferdinando il ducato di Virtemberg, territorio molto bello e fertile, il duca del quale ora è fuoruscito, ed è in Francia. Cagione di persuadere a Cesare, che facesse così bel dono al fratello, furono il magnifico gran cancelliere, don Mercurio di Gattinara, del quale di sotto si dirà, ed il confessore cesareo, frate di S. Francesco, il quale mori in Vagliadolid in Ispagna. Questo è quanto mi occorre degno della notizia di vostra celsitudine circa il ducato d'Austria, che è pervenuto a Cesare per Massimiliano imperatore, ed era di suo privato patrimonio.

Quanto poi alla corona dell'impero, sua maestà cesarea ha superiorità sopra tutta la Germania, amplissimo paese diviso in principi ecclesiastici, principi secolari, baroni, che non sono principi, prelati, che pur essi non sono principi, città franche, ed elettori dell'impero. Cominciando da questi ultimi, gli elettori sono sette, computato il re di Boemia, il quale interviene come principale ogni volta che accada eleggere il re de' Romani futuro imperatore. Li altri sei sono tre secolari e tre ecclesiastici: i secolari sono di tre principali casate di Germania; il conte palatino di Baviera, il duca di Sassonia e il marchese di Brandemburgh. I tre prelati sono l'arcivescovo di Treveri, ch'è cancelliere per la Francia, l'arcivescovo di Colonia, che è cancelliere per l'Italia, e l'arcivescovo di Magonza, che è cancelliere per la Germania. Questi ecclesiastici nella dieta imperiale, ed eziandio presso Cesare, precedono li secolari. Il conte palatino ha d'entrata circa novanta mila fiorini, e molta gli fu tolta per forza dal langravio d'Assia al tempo che il predetto conte fu scomuni

cato dall' imperatore Massimiliano; e se ora par nuovo a vostra serenità questo nome di scomunicazione, di sotto io dichiarerò questo costume di Germania. Il duca di Sassonia ha d'entrata da circa cento mila fiorini, e il marchese di Brandemburgh settantamila. L'arcivescovo Maguntino, il quale è fratello carnale del marchese prefato, ha d'entrata fiorini ottantamila, e molto più averia, se molte cose dell' arcivescovato non gli fossero state usurpate. Quello di Treveri ne ha circa trenta mila; e quello di Colonia quaranta mila. Costui ora ha una differenza con la città sua, perchè vorria avere la giurisdizione temporale in essa, come hanno gli altri due arcivescovi nelle loro cittadi, e quelli della terra per niun modo consentono, nè mai sono per consentire, nelli presenti tempi essendo troppo ampliata la setta luterana.

Gli altri principali prelati poi, oltre a questi tre elettori, sono in numero di trentotto. Quel che è di maggiore entrata è l'arcivescovo di Salzburgh, che ha dalla sua chiesa da settanta mila fiorini, benchè molti dicano più grande somma. Gli altri principi secolari sono venticinque, li principali delli quali sono il marchese Casimiro di Brandemburgh, cugino dell'elettore, il duca Giorgio di Sassonia, li quali hanno d'entrata da cinquanta mila fiorini per uno, il langravio d'Assia, che ha d'entrata da sessanta mila fiorini, e il duca Guglielmo di Baviera, le entrate del quale ascendono alla somma di fiorini quarantamila. Costui è gentilissimo signore. Io ad Augusta, essendo in cammino per andare alla corte cesarea in Vormazia, lo visitai, ed ebbi da lui un onorevole convito, e in verità a me parve avere egli più dell' Italiano, che del Germano, come anche mi

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