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a quella, se non per un segno che la mia servitù le sia stata grata, e per prendere animo di poterla servire in ogni stato, e grado che le piacesse di collocarmi. Nè finirò se non prima, senza dubitazione alcuna e senza invidia d'altri, mi lauderò del servizio fattomi da Luigi di Agostino mio secretario; la diligenza del quale e la fedeltà verso la serenità vostra, non cede punto a qualunque altro sia fuori al servizio di questo illustrissimo dominio, e con più ardore alla serenità vostra, che me medesimo, lo raccomando.

RELAZIONE

DI

FRANCIA

DI MESSER

GIOVANNI CAPPELLO

TORNATO AMBASCIATORE

DA QUELLA CORTE

L'ANNO. 1554. *

Relations des Ambassadeurs Venitiens sur les affaires de France au XVI siècle recueillies par M. N. Tommasco. Paris 1838, T. I.

Vol. IV.

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AVVERTIMENTO

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Questa Relazione corre nelle biblioteche ed archivj sotto diverso nome. Un codice francese citato dal Tommasco l'appone a Giovanni Michiel; uno del R. Archivio di corte di Torino, del quale ho io a mano la copia, la dà senza nome; ma un codice Capponi ed uno della Biblioteca reale di Parigi, che hanno servito di guida al Tommaseo, la dicono di Giovanni Cappello, al quale il Totumaseo ha trovato che veramente appartiene. Questa Relazione è, contro il consueto, brevissima; ma di essa dice il Tommaseo: « Les relations « de Capello et Correr sont les plus remarquables de celles que je «< traduis, par les aperçus fins et surs, et les généralites savan«tes, et appuyées sur les faits ». Il Cappello succedette nella legazione di Francia al Dandolo, del quale abbiamo in questo medesimo volume la Relazione.

Benchè,

Penchè, serenissimo principe ' ed illustrissimi padri, le cose che ho veduto ed inteso nel tempo della mia ain basceria in Francia di mesi quaranta, mi diano materia lunga ed importante da narrare alla vostra serenità ed alle vostre eccellentissime siguorie (massime essendo stata in questo tempo la guerra ardentissima tra il re cristianissimo e l'imperatore, principi così graudi e così potenti come a ciascheduno è notissimo), nondimeno parmi che, avendo rispetto all'altre occupazioni di questo illustrissimo consiglio, debito mio sia di dire, e desiderio di vostra serenità d'udire solamente quelle cose della cognizion delle quali bene informata, possa sicuramente della republica consultare e deliberare. E per questa utilità credo io che sia stato inventato che si faccia in questo luogo tal ufficio. Però lasciando da parte quello che per diverse lettere ho scritto, racconterò solamente le cose importanti dello stato, della vita, del governo del re, e dell'animo ch'egli ha verso vostra serenità e verso

Marc'Antonio Trivisauo doge.

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