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sto marzo, non ha altri danari ma ben grandissimi debiti, si perchè avendosene da cavare di nuovo il regno è molto esausto massime pei nobili che sono quelli che principalmente concorrono nei sussidj. E ciò nasce non tanto dalla carestia, che da parecchi anni in qua certo vi è stata ed è grandissima, quanto dall' esser mancate tutte le sorti di provvisioni e di trattenimen ti, che soleva dare la corte, con li quali erano sollevati molti; e se pur vi sono i ricchi, questi sono i mercanti, e quelli che conducono i terreni in affitto di questo e di quello particolare, chiamati da loro fermieri, i quali, o sia per fuggire l'invidia, o per non fidarsi tenendo per lo più occulti i loro danari, non dariano grande ajuto. Però, al mio giudizio, non potrà il re valersi di cosa molto notabile, sebbene per riputazione sua e del regno si dica che sia altramente; ma di tutto quello che caverà, sarà poi necessario ancora, per gratificarsi con i popoli, che lo distribuisca a loro medesimi, conducendone una parte seco alla guerra, altrimenti crederei si concitasse contro un grande odio di tutta la nazione. E tanto mi occorre dire delle qualità del re, e dell'autorità che ha nel regno, con rimetter più avanti a parla. re delle vie che egli ha per istabilirsi in quello, parendomi necessario, prima ch'io passi a quella parte, riposandomi prima anco un poco, dire una parola delle qualità di alcuni principali ministri, li quali nel governo del regno, e per il consiglio, e per l'autorità che hanno, importano a questi tempi il tutto.

PARTE TERZA.

Già mi ricordo avere scritto a vostra serenità, che nel partire del re, fu ordinato da lui e dalla regina una nuova forma di consiglio, quasi di stato, per escludere da quello alcuna sorta d' uomini ch' entrano in quell'altro antico, e ordinario; persone benchè nobili e fedeli alla regina, però non giudicate nè atte nè capaci ai maneggi di stato. Questi furono nove di numero, tutte persone principali, parte laiche, parte ecclesiastiche, atutte le quali, e per la nobiltà e per il grado, fu preposto il cardinale. Questo, come sia nato, vivuto, e pervenuto a questo grado, e di qual dottrina e santità di vita, se vostra serenità non lo conoscesse così bene, come ella fa, non mancherei, essendo il principale istrumento, come più volte ho detto, che sia nel regno, di riferirlo pienamente; però lascierò quello che appartiene a questa parte, essendo noto a tutti, e dirò della sua discendeuza, la quale se si riguarda nella madre, che fu figliuola legittima di Giorgio di Chiarenza fratello carnale del re Odoardo IV, viene ad essere di grande ed antica nobiltà; ma se si guarda alla discendenza del padre, che fu Riccardo Polo, ancorchè cavaliere dell' ordine e gran ciamberlano del re Enrico VIII, e governatore del principe Arturo suo figliuolo, viene ad essere più presto di mediocre, per non dir come molti di basso, che d'alto stato, perchè non si ha memoria della nobiltà nè grandezza de' suoi maggiori, eccetto che del padre che fu della provincia di Wallia, e cugino carnale per via di donna, di Enrico conte di Riccomonte, che per sorte fu poi re sotto il nome di Enrico VII, sebbene egli, e conseguentemente ancora Enrico VIII suo figliuolo, derivassero d'oscuro sangue,

d'un infimo paesano di Wallia. Per via di donne adunque, così dal lato paterno come dal materno, viene il cardinale ad essere parente e zio della regina, secondo cugino cioè dal padre, dal quale quanto nelli primi anni fu, per la molta speranza che dava di sè stimato e tenuto caro, ed intertenuto negli studj di Parigi e di Padova, con pubblica provvisione, tanto, dappoi che il re entrò nell'umore del divorzio, non avendo il cardinale, che allora si chiamava il signor Rinaldo, voluto adularlo, nè consentire alle sue voglie, fu perseguitato, con essergli per rispetto suo, dopo fatto cardinale, oltra il fratello maggiore, poco dopo anco stata decapitata la madre, donna di sessanta e più auni, di vita esemplarissima, dalla quale fu allevata la regina presente. Onde fin da principio che il re si sdegnò con lui, gli convenne eleggersi esilio volontario, che spazio di ventisei anni ha durato fino ad ora.

sopra

per

È al presente il cardinale in cinquantasette anni, il quale, così nello spirituale come nel temporale, riposa tutto il peso ed il governo del regno; nello spirituale, come legato apostolico ed a latere, ed oltre la legazione come arcivescovo di Canterbury e primate del regno; nel temporale come consigliere supremo. E certo in tutti due i caratteri non ha punto ingannato, nè inganna l'espettazione che si aveva della sua integrità e sincerità, e del suo gran valore; onde si vede manifestamente la causa, perchè gli fosse tolto il pontificato al quale fu così vicino, avendolo Dio riservato alla riduzione di quel regno all' obbedienza

Nella morte di Paolo III, nel 1549, fu tenuto generalmente che il Polo avesse a succedergli nella sedia pontificia.

della Chiesa, e liberazione dallo scisma, opera veramente che per le mani d'alcun altro non poteva aver quel fine che ebbe per le sue, non avendosi in tutto il mondo, per giudizio universale, potuto trovare un soggetto di tante qualità come lui, oltre la dignità ed il grado, di una tanta dottrina e d'una tanta bontà per muovere quelle genti ad una tal novità. Ma quello che fu poi ultima causa per guadagnarli in tutto, fu l'esser nativo loro e l'usare l'istessa lingua. In quest' opera adunque va eglidi giorno in giorno continuando con mirabile incremento, per l'imitazione ed esempio che si ha dell'azioni e vita sua incontaminatissima, come è noto a chi il conosce, da ogni sorte di passione e d'interessi umani, non prevalendo in lui, in quello che tocca al suo uffizio, nè autorità di principi, nè rispetti di sangue, nè d'amicizia o altro, ma severissimo sopra tutto, e senza pari. Per queste qualità adunque, quanto dal re e dalla regina e dal clero è amato e riverito, tanto, in segreto, da alcuni di quelli che governano è invidiato e odiato, perchè non possono più, come solevano per innanzi, avanzarsi con l'autorità e col favore, convenendo che si rimettano e riferiscano tutti a lui, onde convien che vadano molto più ritenuti di quello che solevano, altrimenti un sol segno ch' ei facesse alla regina del mal procedere di alcuno, basteria per levarlo dall' autorità e dal grado, e, secondo il demerito, farlo punire gravemente, tal è il suo testimonio e la fede che gli è avuta. Per questa così grande e straordinaria autorità che ha, si può dire che sia veramente il re ed il principe lui, benchè egli l'usi con tale umanità e modestia come se fosse il minimo, non volendosi a modo alcuno, nè anco nelle cose pubbliche, ingerire se non in quelle che partico

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