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ti, poco avanti il partir mio di corte, si erano congiunti con alcuni di quelli del paese, ed erano fuggiti insieme alla montagna. L'altra isola principale, la quale è a ponente di questa Spagnuola, è l'isola di Cuba. Qui sta un governatore in nome di Cesare, dal quale luogo si parti Ferdinando Cortes, il quale ha ritrovato il Jucatau, come di sotto dirò. Di quest'isola non si parla molto, come si fa della Spagnuola, dalla quale aveva ommesso di dire, che vengono ora in Ispagna, oltra Poro, grande quantità di cassie, di zuccari, di liquori, ed eziandio cavalli buoni, cose che non solevano nascere prima in quell'isola, ma gli Spagnuoli ve le hanno portate, e ora vengono in perfezione. Solo il frumento non riesce, perchè per la grassezza del terreno viene tanto grande, e morbido, che si perde in erba. L'isola di Cuba non è tanto fertile, come la Spagnuola. La terza isola, quella di Giamaica, non è molto grande a comparazione di queste, pure anche lei è assai grande e fertile. Sono poi molte e innumere isole piccole, molte delle quali sono abitate da Canibali, uomini fieri, li quali non solo mangiano uomini, ma vanno alla caccia degli uomini, come si va alla caccia delle fiere. La terra-ferma poi è un paese grandissimo, che principia da un capo, il quale si chiama il capo di S. Agostino, che è lontano dalla Spagna circa cento cinquanta miglia, o poco più, ed è oltre il circolo equinoziale quattro gradi. Da questo capo si partono due coste: una va verso il polo antartico, ovvero verso il mezzodi, declinando però un poco al ponente, e va questa costa fino a cinquantadue, over cinquantaquattro gradi lontana dal circolo equinoziale, dove fu dalla nave Vittoria ritrovato quello stretto, il quale è lungo cinquecento miglia da levante

in ponente; dopo, quanto più verso l' antartico continui questa costa non si sa. Nella prima parte di questa costa è la terra del Brasile, posseduta dai Portoghesi. Poi più in giù abitano i Patagoni, uomini fieri, e grandi assai più di noi altri, per quello hanno riferito quelli della nave Vittoria. L'altra costa comincia pure dal capo di Sant' Agostino, e va fra ponente e tramontana, cioè per maestro, sempre più accostandosi alla tramontana, della quale si è navigato, come si computa, per cinque mila miglia. Di questa costa parte è abitata, da canibali antropofagi, come ho detto, e parte da uomini più mansueti. È da sapere che questo territorio, quasi per mezzo, ha di contro l'Isola Spagnuola e ivi si stringe tanto, che da questo mare Oceano settentrionale al mare Oceano meridionale, non vi sono più di miglia cinquanta in circa. In questo stretto dagli Spagnuoli sono già state edificate due ville, una sopra questo mare settentrionale, detta Hombre de Dios, e l'altra sopra il mare meridionale detta Panama, dove è da notare, che nel mare meridionale, per mezzo di questa terra di Panama, c'è un'isola poco distante dalla terra-ferma, chiamata l'Isola delle Perle (le quali poi vengono a Siviglia, come molti de' nostri mercadanti sanno, li quali ne hanno comperate) e così procede questa costa sino al Jucatan, il quale è una penisola simile alla Morea, benchè alcuni dicono essere isola, ma il mare fra lui e la terra ferma essere così basso, che non si può andare in quella, se non con barche molto piccole. Da questo Jucatan nella terra propinqua, poco più all'occidente, sbarcò Fernando Cortes già cinque anni, e penetrò dentro nella terra, dove trovò molti popoli, e molte città, fra le quali una pro

vincia detta Tolteche, la quale era inimicissima al re di Tenochtitlan', di dove con molte guerre, e molte lusinghe false si è fatto signore. Questa città è meravigliosa e di grandezza e di sito e di artifizj, posta in mezzo un lago di acqua salsa, il quale circonda circa dugento miglia, e da un capo si congiunge con un altro lago d'acqua dolce; non è però molto profondo, e l'acqua cresce e cala ogni giorno due volte, come fa qui a Venezia. Dalla terra alla città sono alcune strade fondate nel lago. Li abitanti sono idolatri, come tutti gli altri di quei paesi, mangiano uomini, ma non tutti, solo mangiano li inimici che prendono in battaglia. Sacrificano eziandio uomini alli loro idoli. Sono poi industriosi in lavorare; e io ho veduto alcuni vasi d'oro, ed altri venuti di là, bellissimi e molto. ben lavorati. Nè hanno ferro, ma adoprano alcune pietre in luogo di ferro. Ho veduto eziandio specchi fatti di pietra. Lavorano poi lavori di penne di uccelli, miracolosi. Certamente non ho veduto in altre parti alcun ricamo, nè altro lavoro tanto sottile, come sono alcuni di questi di penne, li quali hanno un'altra vaghezza, perocchè paiono di diversi colori, secondo che hanno la luce, come vediamo farsi nel collo d'un colombo. Ora questo Fernando Cortes è per procedere più oltre, e già verso il mezzogiorno aveva ritrovato circa dugento miglia lontano dal Jucatan il mare meridionale, e molte altre città, e ha trovato un' acqua amplissima dolce, fra la quale e questo mare meridionale è un territorio, non più di due miglia largo, e spera eziandio di trovare che quest' acqua dolce per

L'antico nome della città di Messico.

venga anche prossima a quest' altro mare settentrionale, il che quando si ritrovasse, credono che per quella via con grande facilità potriano navigare all' isole Molucche, ed altri luoghi dell' Indie Orientali per torre le spezie senza intricarsi con li Portoghesi. Da Panama poi verso mezzogiorno, dove è quello stretto detto di sopra, ritrovato dalla nave Vittoria, non si sa cosa alcuna; e ora la maestà cesarea aveva fatto un'armata di cinque navi in Sicilia, e fattone capitano Sebastiano Caboto suo piloto maggiore, il quale è veneziano d'origine, per andare investigando tutta quella costa primieramente, poi perchè audasse eziandio nelle Indie. Questo è quanto in brevità si può dire alla celsitudine vostra degno di relazione di queste Indie, le quali, come dissi, sono aunesse alla corona di Castiglia. E già sono venuto, serenissimo principe, alla fine della prima parte propostami, che era dir delli regni posseduti dalla cesarea maestà.

Verrò ora alla seconda parte, che era di dir degli instrumenti, con li quali Cesare governa questi suoi regni. Questi, come dissi, sono quelli del suo consiglio, senza il quale Cesare non ispedisce mai cosa alcuna pertinente allo stato. Questi consiglieri sono ora più e ora meno, secondo pare a lui; ma ora sono otto ed un secretario. Di questi otto, due sono Spagnuoli, quattro Fiamminghi, uno Savoiardo, e uno Italiano. Li due Spagnuoli sono il commendator maggiore di San Giacomo, e Don Ugo di Moncada, entrato nuovamente in luogo di Don Giovanni Emanuel, il quale ha lasciato tal carico, non gli parendo avere quella riputazione, la quale pareva a lui meritare. Li Fiamminghi sono il conte di Nassau, il quale è eziandio gran ciamberla

no, entrato in luogo del signor di Chievres; il vicerè di Napoli, monsignor di Beaurain, figliuolo che fu del signor di Roeux, e il signor di....., il quale ora si trova in Portogallo. Savoiardo è monsignor di Bressa, gran mastro. Italiano è il gran cancelliere, che è piemontese, dottore leggista, il quale nel tempo, che madama Margherita era moglie del duca Filiberto di Savoia, s'accostò a lei, e per suo mezzo fu addottato dall'imperatore Massimiliano in alcune legazioni. Poi fu eletto per madama suddetta presidente di Borgogna, dal qual grado ora è asceso ad essere gran cancelliere di Cesare. Costui è di complessione sanguinea, allegro, prudente, e pratico nel negoziare, un poco cavilloso, animosissimo, laboriosissimo tanto, quanto a pena si potria credere; mangia una sol volta al giorno a desinare; la sera mai non cena; scrive quasi ogni cosa, che occorre, di sua mano. Per mezzo suo vanno tutti li negozj privati, e tutti quelli di stato; quando vengono lettere di fuora, Cesare subito le manda al cancelliere, il quale le legge tutte, poi scrive un sommario della continenza delle medesime; fa poi un memoriale di quello, che a lui pare debbasi rispondere. Va poi in consiglio, dove si legge prima il sommario delle lettere; poi la risposta, secondo la opinione del cancelliere, si consulta, e quasi sempre si conclude al modo escogitatu per lui. Tutte le provvisioni eziandio, che è necessario di fare, così di denari, come di gente da guerra e da armata sono trattate, escogitate, e finalmente ordinate per il cancelliere, il quale fa in verità una fatica, che non so se un altro si ritrovasse, che la po

Mercurio di Gattinara, che fu poi cardinale. Vedi Vol. 1.o pag.

60. nota.

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