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AVVERTIMENTO

Questa Relazione, che il Muratori cita nei suoi Annali, fu stampata nel Tesoro Politico, ma piena zeppa di gravissimi errori. Il Tommaseo l'ha emendata in gran parte coi codici consultati in Parigi; noi pure dai codici Magliabechiani abbiamo tratto qualche buona variante. Intorno questa Relazione, dice il Foscarini nel L. IV. della Letteratura veneziana:« Per copia di fatti ragguardevoli

e rivestiti di preziose circostanze, niuna Relazione veneta è che « vada innanzi a quella lasciataci dal famoso Daniel Barbaro intorno << all'Inghilterra, e all'altra di Niccolò Tiepolo ritornato dal con<< gresso di Nizza del 1538; la quale seconda avendo per tema gli << arcani congressi del pontefice Paolo III con Cesare e il re di Francia, li rappresenta con tale sodezza, che Andrea Morosini, lo sto« rico, giudicò bene di conformarvisi interamente, quantunque << il lungo corso degli anni interposti fra l'un scrittore e l'altro avesse dato luogo a varietà infinite di ragguagli.

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Ancorch

_ncorchè la legazione nostra del convento di Nizza sia stata da poco tempo in qua, principe serenissimo ', gravissimi ed eccellentissimi signori, e che noi abbiamo anco sempre scritto tutto quello che è stato negoziato, e tutti i successi delle negoziazioni nostre, si che poco o niente di nuovo ne resterebbe a riferire in questo luogo alle signorie vostre eccellentissime, nondimeno per seguire il laudabil costume di questa nostra ben istituita repubblica, quasi rendendo ragione della villicazion nostra, secondo il detto dell' Evangelo, narrerò brevemente tutte quelle cose che mi pajon degne di esser da loro udite, specialmente in queste occorrenze presenti, nelle quali è da procedere tanto maturamente e consultamente, pouderando bene tutte le cose prima che si venga ad alcuna deliberazione, quanto in alcun tempo mai difficilissimo a questa nostra repubblica fosse di bisogno.

Partiti adunque il clarissimo M. Marcantonio Cornaro, mio onorevolissimo collega, ed io, il venerdì santo (che fu alli 19 di aprile) da Venezia, così sollecitati dalla sublimità vostra, e il lunedì di Pasqua da Padova, dove ci eravamo fermati il sabato santo solo, con il dì solenne della domenica, per fare elezione

Il doge Andrea Gritti.

delle nostre cavalcature, e metterle in ordine; continuando il viaggio nostro, alli 25 giungemmo in Brescia, dove intendemmo la santità del pontefice essersi fermata in Piacenza; e stemmo fino alli 29 aspettando la vostra commissione. La quale (con quella reverenza che si doveva da noi) ricevuta e letta, ritrovammo due cose principalmente esserci state commesse : l'una di procurare, stando appresso sua santità, con ogni studio e diligenza possibile, la pace tra la maestà cesarea e il cristianissimo per nome della serenità vostra, come quella cosa sola che pareva unico e salutar rimedio alli estremi pericoli nei quali si trovano e la republica nostra e la cristianità tutta; e quando, fatta ogni diligenza, si trovasse questa disperata, in quel caso fare ogni uffizio perchè almeno fra loro ne seguisse una più lunga tregua che si potesse. L'altra d'esortare la maestà cesarea a restar quest'anno in Italia, e mandar subito il principe Doria con tutta l'armata sua a congiungersi con la nostra in Levante; e con questi modi fare ogni gagliardo sforzo per difendersi dall'offesa di sì crudel nemico, e, potendo, offender lui: di sorte, che non s'avesse più da temere le forze sue. Delle quali due parti discorrendo, esporrò alle signorie vostre eccellentissime quanto in ciascuna mi pare che all'uffizio nostro e al desiderio loro si convenga. E perchè dalla seconda nacque mala soddisfazione dell'offerta che ha fatto Cesare alla serenità vostra per l'impresa dell'anno futuro contra il Turco, di questa ancora parlerò, e narrerò quanto mi parerà necessario da intendersi da lei, e degno di non poca considerazione. E cominciando dalla prima, vedrà la serenità vostra come è mossa, e in che modo è proceduta la santità del pontefice in questo maneggio; le difficoltà

tutte di esso, li partiti proposti, e in fine l'esito del tutto con le ragioni della conclusione fatta di tregua, e non di pace; e quanto si può ragionevolmente di questi due principi sperare, e aspettarne di tal conclusione.

Partiti adunque di Brescia con tal commissione, e giunti alli 2 Maggio in Piacenza, ivi ritrovammo sua santità, che vi si era fermata più giorni per aspettare la risoluzione del duca di Savoja di concederle il castello di Nizza, acciocchè più confidentemente potesse venire ciascuno di questi principi a negoziare seco; ed essendo venuto avviso che il duca la sodisfaria, aveva ordinato di partire il di seguente per continuare il suo viaggio verso Nizza.

Continuando il cammino nostro dietro a sua santità, noi alli 11, ed essa alli 10, arrivammo a Savona, dove intendemmo Cesare essere giunto a Villafranca alli 9. E parendo a noi il tempo opportuno (che non c'era parso così innanzi alla giunta sua in Italia) la pregammo che volesse ancora fare uffizio con lui e persuadergli per benefizio comune di tutta la cristianità a rimanere in Italia e rimandare il principe Doria con tutta l'armata sua in Levante '. La quale s'offerse molto volentieri, giudicando, come ci disse, queste due cose molto espedienti ai bisogni nostri comuni.

Montati alli 15 con sua santità in una galera, arrivammo con dodici galere del principe Doria alli 17 a Nizza. Dove, essendo mancato della promessa del castello il duca di Savoja (siccome per lettere nostre avvisammo particolarmente vostra serenità), essa non volle entrare nella città, ma alloggiò in un monastero di fuori ap

'V'era già stato nel 1532.

presso alla marina; nel quale stette sempre assai incomodamente infino al partir suo.

Giunta ch'ella fu, sollecitò per più messi il re cristianissimo a venire, il quale finalmente giunse alli 31 a Villanova. E qui non voglio tacere che s'è veduta sua santità in tutto questo suo viaggio, e in tutto il tempo di tal maneggio, tanto caldo per la pace tra questi due principi, che non ha stimato nè la grande età sua nè la gran dignità del pontificato, nè l'asperità ed incomodi grandissimi del lungo cammino, nè alcun altro travaglio con grandissima pazienza; e così ad ognuno ha dato maraviglia. E tanto è stato il desiderio di fare un cosi buono effetto, e così desiderato da tutti, che, come si disse publicamente da ognuno, senza consigliar la cosa con alcuno (prestata fede alla speranza solo che gli avevano dato i reverendissimi legati suoi Jacobaccio' e Carpi3, mandati l'uno a Cesare, l'altro al re cristianissimo, la quale però s'è trovata fondata sopra le parole generali sole dell'uno e dell'altro, ben sempre dimostrative d'un sommo desiderio di pace), s'è mossa da Roma e ha presa tanta fatica con pericolo di ritornare a dietro, come s'è tenuto qualche volta, senza alcuna buona conclusione. Di che si dolse con noi il re cristianissimo,

Vero è che forse nou era al tutto disinteressata quella sua andata, intendendo egli di patrocinare in quel congresso eziandio gl'interessi di Pier Luigi suo figlio. Veggansi al luogo proprio il Segni e il Muratori. De Thou giudica poi il papa troppo severamente a pag. 25 del lib. 1. In sobrietate, vultus gravitate, doctrina, ac postremo corpusculi adfectata imbecillitate, profundam ambitionem diu celaverat, quam, adepta dignitate, manifestam omnibus fecit.

Auditore del sacro palazzo; cardinale nel 1536.

3 Vedi Du Bellay, II, 53, e VI, 256. A questo da Carpi sono dirette molte lettere di Mons. Guidiccione. Vedi ancora le lettere di A. Caro, t. III, p. 228, 337, 339.

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