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nelle lettere di Cola, oggetto continuo della sua ammirazione, la prudente ambiguità dello stile '. E si noti ancóra che la frase « vincerne d'intelletto » si attaglia assai meglio all' opera di chi governa che di chi combatte. E il « gente ritrosa » quasi a dire di dura cervice è commentata assai bene da un passo notevole di una lettera del Petrarca stesso, dove egli parla de' Cesari tedeschi. << Questo solo dirò essere al destino dei Cesari... qualunque parte del mondo meno avversa.... del settentrione ove tutto è di ghiaccio, e non può covarsi favilla di generoso ardore e di fiamma vitale all'Impero ».

Concludendo adunque, se alcuno proponesse ora la interpretazione cosí fieramente combattuta dallo Zumbini, sembrerebbe essa incompatibile con le opinioni costantemente espresse dal Petrarca, e, dato che la Canzone sia del 1354, inopportuna, come pensa il Cesareo?

Che poi il Petrarca nelle sue lettere accenni al fatto deplorevole che, per colpa dei mercenarî, sia in Italia estinto l'impero, questo dico, non contradice, come pensò lo Zumbini, alla interpretazione proposta, giacché l' impero che i mercenarî impedivano in Italia, non era già quello dei Cesari tedeschi, che d'un tale inciampo né Carlo IV

Varie, 38.

2 Fam., 4, pag. 250.

né il Petrarca hanno mai parlato, ma quello bensí che l'Italia concorde ed unita avrebbe, secondo la opinione del nostro Poeta, potuto riacquistare nel mondo, l'impero italiano insomma. Le bande dei mercenari come dice il Petrarca ', odiavano la pace, e, non vincendo mai definitivamente, mandavano studiosamente in lungo le guerre; le discordie si perpetuavano e per esse l'Italia non era più regina del mondo e l'impero era spento. Ma l'autorità dei Cesari tedeschi qui nulla ha a che vedere, e poté quindi, senza contradizione di sorta, il Petrarca, nel medesimo componimento, condannare l'uso dei mercenari, che rendevano impossibile il restaurarsi in Italia dell'impero italiano o romano e nello stesso tempo mettere in guardia, in un fuggevole momento della vita politica della penisola, gli italiani contro l'autorità e il prestigio di Carlo IV che, imperatore di nome, ma di fatto in quel punto, mercenario agli stipendi d'una lega di stati italiani, scendeva, immemore e indegno del suo alto ufficio, a fomentare le discordie, a perpetuare la guerra civile, causa prima delle miserie d' Italia.

Padova, agosto-settembre 1904.

Vedi, tra le altre, la lettera 16a del libro XVIII.

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