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detto, al quale continuamente servite. E udendo la sua madre parlare così fatte parole ad una1 sì piccola fanciulla, che quantunque ella dicesse per gioco, questa rispondeva pure in veritade e in saldezza, stupefatta, incominciarono i suoi occhi a gittare fiume di lagrime; e oltramodo per grande allegrezza si dilettava d'udirla parlare queste parole, essendo in sì piccola etade; perocchè non era ancora in età d'anni sette quando la Badessa le diceva le sopradette cose. Ed essendo venuta la sera, fortemente piangendo la madre disse alla figliuola: Andiamo a casa, perocchè l'ora è tardi; e la fanciulla rispose, e disse: Io mi voglio stare qui colla mia donna Badessa. Alla quale disse la Badessa: Vanne; perocchè non ci può stare qui, nè, rimanere niuna, la quale non sia disposata a Cristo. E la fanciulla disse: Or dove è Cristo ? E la Badessa sollazzando la menò a Cristo, cioè dov'era la sua imagine. Allora la fanciulla con molta allegrezza e grande fervore corse, e abbracciò e baciò la detta imagine, e delle sue braccia non la lasciava, non cessando di baciarla, quasi se trovato avesse il suo diletto sposo, il quale con tanta affezione desiderava; e disse alla Badessa: Veramente, Madonna mia, da quinci innanzi a Cristo mi voto, e sua sposa mi confesso, e nelle sue mani mi commetto, e mai altro sposo non voglio, e giammai di questo monasterio non uscirò per lo suo amore. Allora disse la Badessa: Figliuola mia, e'non ci ha dove tu dorma. Ed ella disse: Dove voi dormirete, e io dormirò, perocchè colla mia madre più non andrò. E facendosi notte, la madre e la Badessa pure la lusingavano che dovesse tornare a casa; ma per niun modo la poterono mutare del suo proponimento, non potendola trarre del monasterio. Ma ella per fine veggendo tanta fermezza e stabilità, la volle ancora provare, esponendole l'asprezza del monasterio, e disse: Figliuola, a te converrà apparare lettera, e a mente lo Saltero, e converratti sempre digiunare ogni dì infino a vespro, e servire tutte le suore. E avendole dette queste parole, e altre molte penitenze, questa fanciulla con grande allegrezza rispose, e disse: I digiuno, e ogni altra penitenza volentieri porterò, purchè voi mi lasciate rimanere qui con voi. Allora la Badessa disse alla madre in secreto: Lasciateci qui rimanere la fanciulla; imperocchè io veggio, che la grazia di Dio risplende in lei, e la giustizia del suo padre, e la tua castità, e l'orazioni d'amen

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1 Ad una. Da una. Parlare parole, per Farlare. Così trovasi poco sotto hai operato opera, per Operasti.

2 E non ci ha. Non vi è luogo dove ec.

8 Ella. La Badessa.

duni conosco che le apparecchiano la vita eternale. Allora la madre prese la fanciulla, e menolla alla sopradetta imagine di Cristo, e ivi levate le mani a cielo con molte lagrime, e con molto pianto gridò, e disse: O Signor mio Gesù Cristo, abbi cura e guardia di questa fanciulla, imperocchè con tutto il cuore te desidera; e a te sia tutta raccomandata. E poi disse ad Eufragia: O dolce, e cara mia figliuola colui, il quale fondò i fermi e gli stabili monti, ti conservi e fermi e stabilisca nel suo timore e nella sua grazia. E dette queste parole, sì la diede in mano della Badessa, e fortemente piangendo, e il suo petto percotendo, si parti dal monasterio; e tanto era il suo pianto, che quando si partì, tutte le suore commosse al pianto. E poi l'altro di la Badessa menò la fanciulla nella Chiesa, e ivi la vesti d'abito monacile,1 e levò le mani a cielo orando per lei, e disse: 0 Iddio del Cielo, il quale hai operato in lei opera fruttuosa, tu la compi in pace, e concedile, Signor mio, ch'ella sempre vada per la via dei tuoi santi comandamenti; e che ella, la quale è orfana e pupilla, sempre possa trovare fidanza nel tuo cospetto. O Signore mio, a te la sposo, e in te tutta la commetto e raccomando. E poi l'altro dì, tornando la sua madre a lei, e vedendola vestita, piena di molta allegrezza e giocondità, le disse: Figliuola mia, ami tu questo, cioè d'essere così vestita? Alla quale rispose Eufragia: Dolcissima mia madre, imperocchè m' ha detto la Badessa e tutte l'altre suore, che questo vestimento mi dà lo sposo mio celestiale Gesù Cristo qui per arra di sè medesimo, per la qual cosa 2 molto graziosamente l'accetto. Alla quale disse la madre: Colui, al quale tu sei disposata, si degni di farti ritrovare con lui nel suo reame. E dette queste parole, abbracciò e baciò la sua figliuola con grande allegrezza; e avendo salutata la Badessa coll' altre sucre, c a loro teneramente raccomandata, si partì da loro.

Morte di Eufragia.

Vedendo la Badessa ch' ell'era nello stremo e in fine, comandò a Giuliana, ch'andasse a tutte le suore, e dicesse loro: Venite a salutare Eufragia, imperocchè ella è in sulla morte. 3 Allora si ragunarono tutte le suore ad Eufragia; e con gran pianto e infinite lagrime l'abbracciavano e baciavano, racco

1 Monacile o Monachile. Ora direbbesi monacale, da monaca. .2 Per la qual cosa. Per questa cagione. Graziosamente. Come una grazia, con gradimento.

3 È in sulla morte. Sta per morire.

mandandosi tutte a lei: ma ella tacea, e non rispondea nulla. E poi rivolse gli occhi verso la Badessa, e riguardandola, le disse con piana voce: Compagna mia e madre mia, orate per me; imperocchè l'anima mia è ora in grande battaglia. Allora la Badessa si gittò in orazione per lei; e compiuta l'orazione, e risposto dalle suore, Amen, Eufragia rendè lo spirito a Dio. Vivette in questo secolo anni trenta. Seppellironla con molto onore colla sua madre; e tutte glorificavano Iddio, che di tale conversazione' le avea fatte degne, e dato loro tale compagnia.

San Giovanni Battista va per sempre al descrto.

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Questo benedetto figliuolo cominciò a pensare infra sè medesimo, che più ottima cosa era a starsi nel deserto che tornare a casa.... E così essendo deliberato, favellò segretamente col padre e colla madre, e disse loro umilmente e con reverenza questo suo pensiero, pregandoli caramente, che di ciò istessono 2 contenti, perocchè questo era il voler di Dio: e voi medesimi m'avete detto, che Iddio mi fece per mandarmi innanzi al Figliuolo suo; e imperò a me conviene incominciare nuova vita e nuova dottrina e più perfetta che non è stata quella della legge vecchia. E però, padre e madre mia, state contenti alla volontà di Dio, da che voi dite, che Iddio mi fece per lui; e reputatevi in grazia grandissima che Iddio abbia accettato il frutto ch'è nato di voi, che meglio avete balito e allevato e nutricato me, per la sua grazia insino a ora a questo fine; e d'ora innanzi vi guardate, che nulla tenerezza vi comprenda più di me. Ecco, io me ne vado al diserto; datemi la vostra benedizione. La madre tostamente rispose: Figliuolo mio, or non tornerai tu più a noi? E il fanciullo rispose: Madre carissima, io desidero con tutto il cuore di fare la volontà di Dio e 'l suo piacere; sicchè pregatene pur lui. La madre e'l padre gittavano lagrime di grande divozione, vedendo questo figliuolo savio e santamente parlare. E'l padre rispose: Figliuolo mio, il nostro Signore Iddio t'ha fatto dire quello che si dee fare; e così noi vogliamo fare: priega lui per noi, che ci faccia vivere; chè io priego lui, che ti benedica, e dieti forza

1 Di tale conversazione. Cioè: Della conversazione e compagnia d'Eufragia.

2 Istessono. Stessero. Poco appresso trapassa molto naturalmente dalla narrazione al dialogo, dicendo: E voi medesimi ec.

3 Reputatevi ec. Abbiate in luogo di grazia.
Pregatene cc. Pregate lui solo, non me.

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di fare il suo piacere, e che sempre ti sia tua guardia. E preselo, e abbracciollo e baciollo nella fronte, e disse: Figliuol mio, io ti benedico con tutta l'anima e con tutto il corpo e con tutto il desiderio mio; e di e notte ti benedirò, mentre che Iddio mi presterà la vita. Va' in pace, benedetto figliuolo. E la madre fece il simigliante. E 'l benedetto figliuolo s'inginocchia in terra, e rende grazie a Dio; e tutto allegro e giocondo esce fuor di casa. Ed ecco che se ne va inverso il diserto. La madre e il padre si fecero alla finestra, onde1 il potevano vedere, e con dolci lagrime e con gran divozione il guardavano tanto quanto il potevano vedere, e tuttavia benedicendolo. Ed ecco che se ne va Giovanni in un asprissimo diserto di lungi molto a tutte l'abitazioni delle genti. E 'l padre la madre rimangono con gran tenerezza e divozione.

Lamento della madre d'Eugenia (figliuola del Prefetto d'Alessandria) fuggita occultamente di casa per farsi

топаса.

La madre si rinchiuse nella camera, e piagnendo con grande lamento diceva: Figliuola mia dolce Eugenia, dove se' tu, che io non ti trovo, com' io soleva, in camera? Chi cosi disavventuratamente t'ha tolta alla tua madre tapina? Che nuova generazione di perdita è questa? Dove al mondo se'nascosa, e nulla mente lo puote imaginare e comprendere? Se mi t'avessero tolta, figliuola mia, i feroci Barbari e i crudeli Saracini, molto meno trista sarei; imperocchè la tua risplendente faccia e chiara persona, e la tua sapienza t'averebbe fatto onore fra' principi e nobili baroni, e saresti stata glorificata e magnificata da ogni grande signore. E se fossi stata menata nel capo del mondo, nulla impossibile m'averebbe tenuta, ch'io non ti fossi venuta a vedere; nè fatica veruna ci sarebbe di ricomperarti tanto oro, quanto tu pesassi. Se tu fossi morta nelle braccia mie, molto più contenta sarei; e imbalsimando 3 il tuo vergine corpo, serbata t'arei3 per mia consolazione; e quasi come dormissi t'arei contemplando veduta. Ma ora, figliuola mia, niuna consolazione ha la trista madre tua. Guardo per tutto il palagio, e non ti veggio; nel quale, figliuola mia, vestita di gloriose porpore, e coronata di corona splendidissima,

1 Onde. Dalla quale finestra.

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2 Ci. A me ed a tuo padre. Si noti poi Ricomperarti tanto oro quanto ec., per Ricomperarti al prezzo di tanto oro; dando tanto oro. 3 Imbalsimando. Antiquato per Imbalsamando. Subito dopo arei per avrei.

per le molte e lucenti pietre preziose risplendevi, come stella nel cielo e ora ogni cosa mi pare scurata. Perchè da noi ti se' partita stella diana ? Ma vie più scurata è l'anima mia; della quale per la letizia ch'io per te ricevea, eri quasi mezza la vita mia. Quando io entro, e veggio le gioie tue, sempre mi si rinnuova il dolore, e piango amaramente si te, diletta figliuola mnia, e dico: Ecco la corona tua, Eugenia mia, la quale io soleva acconciare in sul tuo biondissimo capo, e tutta Alessandria faceva allegrezza, quando ti mostravi ne' tuoi ornamenti; ora di te son vedova, e tutta la città è contristata per la tua nuova e inaudita partenza. Quando io era trista e maninconosa, e io ti vedea, subito, come caccia la luce del sole le tenebre scure, così la tua lieta faccia cacciava da me ogni nebbia di tristezza.

MARCO POLO.

La famiglia Polo è celebre nella storia letteraria pe' viaggi di Nicolò, Maffio e Marco, illustrati dalla Relazione che quest' ultimo ce ne ha lasciata.

Nicolò si partì da Venezia col fratello Maffio o Maffeo nel 1250, lasciando la moglie incinta: però Marco nato nel 1251 non conobbe suo padre e suo zio innanzi al 1269, quando essi, interrompendo i loro viaggi, vennero in Italia, mandati da Cublai Can de' Mogolli, per pregare il Pontefice che gli piacesse d' inviargli persone atte a diffondere in que' paesi la civiltà europea. Quando poi Nicolò e Maffio ripigliarono i loro viaggi (nel 1271). andò con loro anche Marco (la cui madre era già morta); e tutti e tre nel 1275 furono alla corte di Cublai Can attraversando l'Asia Centrale. Visitarono quindi, primi di tutti, la Cina ed altre regioni orientali; fino all'anno 1295, nel quale si ricondussero a Venezia.

Marco nel 1298 ebbe il comando di una nave alla battaglia di Curzola dove i Veneziani rimasero pienamente sconfitti dai Genovesi; e fu con moltissimi altri condotto a Genova prigioniero. Nelle carceri di quella città dettò ad un compagno di sventura, Rustichello di Pisa, la Relazione de' suoi viaggi; la quale potè poi ridurre a maggior compimento e perfezione quando ritornò libero a Venezia, dove visse fino al 1323. È incerto se

Stella diana (lo stesso che Lucifero o Stella mattutina) dissero gli antichi, a significare cosa carissima.

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