Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Che fu servo d' Amore.
Tu voce sbigottita e deboletta,
Ch' esci piangendo dello cor dolente,
Con l'anima e con questa Ballatetta
Va' ragionando della strutta mente.
Voi troverete una Donna piacente
Di si dolce intelletto,

Che vi sarà diletto
Starle davanti ognora:
Anima, e tu l' adora

Sempre nel suo volere.

Molto più forse che in tutti i versi fin qui riferiti può presentirsi la squisita eleganza toscana di un'età posteriore nel principio di un'altra canzone del Cavalcanti:

In un boschetto trovai pastorella

--

Più che la stella bella al mio parere.
Capegli avea biondetti e ricciutelli,
E gli occhi pien' d' amor, cera rosata.
Con sua verghetta pasturava agnelli,
E scalza, e di rugiada era bagnata.
Cantava come fosse innamorata ;
Era adornata di tutto piacere.
D'amor la salutai immantinente,
E domandai se avesse compagnia:
Ed ella mi rispose dolcemente
Che sola sola per lo bosco gía,

E disse ecc.

Ma stimo avere citato oramai tanto che basti a far conoscere la poesia italiana del secolo XIII. Or come la poesia, così anche la prosa di quel secolo presso alcuni è scomposta ed incolta, presso altri apparisce già ordinata e quasi potrebbe dirsi esemplare. Da tutti può lo studioso raccogliere voci e locuzioni che, dirugginite alcun poco, entreranno con buon effetto anche nelle scritture della nostra età; e massimamente da Bono Giamboni: ma io devo attenermi a quei soli nei quali troviamo, oltre una lingua men rozza, anche una composizione del periodo abbastanza regolare, una prosa propriamente detta.

19

RICORDANO MALISPINI.

Ricordano Malispini, fiorentino, fu di nobile e illustre famiglia, venuta (come dice egli stesso) anticamente da Roma. Non conosciamo con sicurezza nè l'anno della sua nascita, nè quello della sua morte; solo possiamo affermare che visse fino al 1281; giacchè fino a quell'anno condusse la storia della città di Firenze. E può dirsi che fosse il primo scrittore di cose italiane in lingua italiana; giacchè i Diurnali di Matteo Spinello pugliese, che lo precedette in questo nobile officio, sono estremamente rozzi ed incolti.

La Storia Fiorentina del Malispini comincia dall'origine della città di Firenze, e continua fino all'anno 1281. Suole nondimeno esser citato soltanto pei fatti della sua età o dei tempi a quella vicini; perchè circa alle cose antiche segue non di rado tradizioni favolose ed assurde. Rispetto poi allo scrivere, non conosce quasi grammatica, ha molti vocaboli ora caduti in disuso, molte uscite di nomi e di verbi dure o goffe per noi, e nessun artifizio di stile: ma è ricco di voci e locuzioni proprie, schiette, espressive; e nel suo libro comincia notabilmente a sentirsi la vera indole della prosa italiana.

Come in Firenze si cominciò battaglia cittadina
tra gli Uberti e la signoria de' Consoli.

Nel detto anno (1177) s' incominciò dissensione e guerra grande in Firenze tra' cittadini, che mai più non era stata e ciò fu per troppa grassezza e riposo, con superbia e ingratitudine. Chè quelli della casa degli Uberti (ch' erano i più possenti cittadini) co' loro seguaci nobili e popolari cominciarono guerra co' consoli, ch'erano signori e guidatori del comune e della città a certo tempo con certi ordini;1 e ciò fu per l' invidia della signoria che non era a loro volere. E fu sì diversa e aspra guerra, che quasi ogni dì, o de' due (di) l' uno, si combatteano insieme in più parti della città, da vicinanza a vici. nanza, com' erano le parti. E aveano armate le torri: e quasi tutte le nobili famiglie erano chi coll' una parte e chi coll' al

1 A certo tempo. Per un tempo determinato. Con certi ordini. Governando in conformità di leggi e istituzioni stabilite; non di loro arbitrio. 2 Non era a loro volere. Non era qualé essi l'avrebbero voluta.

1

2

tra; e assai di popolo, chi coll' una e chi coll' altra. E di queste torri avea grande numero nella città, l' una alta cento e venti braccia. E tutti i nobili, o la maggiore parte, aveano in quel tempo torri: e quelli che non ve ne aveano, ve ne feciono assai. E in sulle dette torri faceano mangani e manganelle per gittare l'uno all' altro; ed era asserragliata la terra 3 in più parti. E durò questa pestilenza più di due anni: onde molta gente ne morì, e molti pericoli e danni ne seguì alla città. Ma tanto venne poi in su quello gittare tra' cittadini, che l'un di combatteano, e l'altro mangiavano e beveano insieme, novellando delle virtù e prodezze l'uno dell' altro che si facea a quelle battaglie. E quasi per istraccamento e rincrescimento si rimasero per loro medesimi del combattere, e si pacificarono: e rimasero i consoli in loro signoria. Ma in fine pure crearono le maladette parti che furono poi in Firenze.

6

Come gli ambasciadori fiorentini e pisani

ebbero quistione in Roma.

Alla incoronazione dello imperadore Federigo si ebbe grandi e ricchi ambasciadori di tutte le città di Talia, e di Fiorenza vi fue molta buona gente, e simile di Pisa. Avvenne che uno grande signore romano, ch' era cardinale, convitò a mangiare i detti ambasciadori di Fiorenza; e andati al suo convito, uno di loro, veggendo uno bello catellino di camera, il domandò. Dissegli mandasse per esso a sua volontà. Poi il detto cardinale convitò l'altro dì appresso gli ambasciadori di Pisa; e per lo simile modo invaghi uno di loro del detto catellino, e sì gliele9 domandò: ed egli gliele donò, e disse mandasse per esso a sua volontà; non ricordandosi 1o l'avesse donato all' ambasciadore fio

1 L'una. Ciascuna.

2 Mangani e Manganelle. Macchine per iscagliar pietre od altro.

3 La terra, la città di Firenze, era asserragliata, aveva qua e là serragli o barricate.

Venne in su ec. G. Villani, che spesse volte trascrive il Malispini, dice venne in uso.

Di Talia. D' Italia.

6 Fue, andoe, hae e simili scrissero gli antichi; ora appena i poeti usano qualche volta fue per fu; e questa nota valga per molti altri luoghi.

7 Catellino; ora diciamo cagnolino.

8 Il domandò. Pregò il cardinale che glielo desse.

9 Gliele, usasi indeclinabilmente, in vece di glielo e gliela.

10 Non ricordandosi l'avesse. La sintassi piena sarebbe: Non ricordan dosi che l'avesse cc. - Di questa elissi trovansi molti esempi negli antichi; ma guardi, chi vuole adoperarla, di non riuscire oscuro.

rentino. E partito il convito, l'ambasciadore di Fiorenza mandò per lo catellino ed ebbelo. Poi vi mandò l'ambasciadore di Pisa, e trovò come l' aveano avuto gli ambasciadori di Fiorenza. Recarolosi a onta e a dispetto, non sapiendo com'era intervenuto: e trovandosi insieme i detti ambasciadori per Roma, richiedendo il catellino, vennono a villane parole; e di parole, si toccarono;2 onde gli ambasciadori di Fiorenza furono soperchiati e villaneggiati; perocchè gli ambasciadori di Pisa avieno3 cin-. quanta soldati di Pisa: per la quale cosa tutti i Fiorentini ch'erano in corte del papa e dello imperatore, ch'erano in gran quantità, e anche n'andò di Fiorenza per volontà, onde ne fue capo messer Oderigo Fifanti, e si accordarono e assalirono i detti Pisani con aspra vendetta. Per la quale cosa scrivendone a Pisa, com'erano stati soperchiati da' Fiorentini e ricevuto grande vergogna, incontanente feciono arrestare tutta la roba dei Fiorentini che si trovò in Pisa, ch' era grande quantità. I Fiorentini, per fare restituire a' loro mercatanti, più ambascerie mandarono a Pisa, che per amore dell' amistà antica dovessono rendere la detta mercatanzia. Non l'assentirono, dando cagione che la detta mercatanzia era barattata. Alla fine s' arrecarono a tanto i Fiorentini, che mandarono pregando il Comune di Pisa, che in luogo della mercatanzia mandassero altrettante some di qualunque vile cosa fosse, a sodisfazione del popolo, e che non se lo recassono a onta; e 'l Comune di Fiorenza restituirebbe di suoi danari i suoi cittadini; e se ciò non volessono fare, protestavano che più non poteano durare l'amistà con loro, e sarebbe cagione di principio di fare loro guerra; e questa richiesta durò per più tempo. I Pisani per loro superbia, parendo loro essere signori del mare e della terra, rispuosono a' Fiorentini, che qualunque ora uscissono fuora contro di loro a oste, rammezzerebbono loro la via: e così avvenne ch'e Fio

7

8

5

1 Recarolosi. Se lo recaro, Se lo recarono; e intendi l'ambasciadore co' suoi compagni Sapiendo per Sapendo; voce antiquata.

[ocr errors]

2 Si toccarono. Dalle parole vennero alle mani ed alle percosse.

3 Avieno per Aveano, voce antiquata. Qui poi manca la sintassi, e perciò la chiarezza.

Feciono per Fecero, e poco dopo Dovessono per Dovessero, voci antiquate. Intendasi che i Pisani fecero arrestare ec.

Barattata. Permutata, venduta, passata da uno ad un altro.

6 A sodisfazione ec. Affinchè il popolo, credendo avvenuta la restituzione, fosse sodisfatto. Si notino i plur. mandassero e recassono concordati coi collettivi Comune e Popolo.

7 Restituirebbe. Risarcirebbe. E si noti il bell' uso della preposizione di. 8 Rammezzerebbono ec. Verrebbero loro incontro fino a metà del cammino.

rentini, non possendo1 sostenere l'onta e il danno che riceveano, cominciarono loro guerra.

3

5

Come i Fiorentini andarono sopra a Pisa.

2

Come i Fiorentini ebbono riformata la città di Volterra, senza tornare in Fiorenza, andarono sopra la città di Pisa: e's Pisani avendo inteso le vittorie de' Fiorentini, e come aveano preso la città di Volterra, isbigottiti mandarono loro ambasciadori a' Fiorentini colle chiavi in mano in segno d'umiltà, per trattare pace, con loro; e fué accettata la pace in questo modo: Che in perpetuo fossono franchi in Pisa i Fiorentini, senza pagare gabella e diritto di mercatanzia che 'ntrasse o uscisse di Pisa per mare o per terra; e ch'e' Pisani terrebbono il peso di Fiorenza, e la misura de' panni, e la loro moneta alla lega di quella del comune di Fiorenza; e di non fare contro, nè guerra a' Fiorentini, nè dare aiuto privato o palese a' loro nemici. E per patto,addomandarono la terra di Piombino, ovvero il castello di Ripafratta; di che i Pisani ne furono molto crucciosi, spezialmente perchè i Fiorentini non pren dessono Piombino per cagione del porto; e negare non poteano alla pitizione de' Fiorentini. Uno Pisano ch' avea nome Vernagallo consigliò: Se noi vogliamo ingannare i Fiorentini, mostriánci più teneri di Ripafratta, che di Piombino, ed egli prenderanno piuttosto quello crederanno che più ci spiaccia; per conforto de' Lucchesi prenderano Ripafratta. E così avvenne, e presono Ripafratta; e poco appresso i Fiorentini la donarono a' Lucchesi e ciò fue poco senno de' Fiorentini; chè avendo Piombino, poteano avere porto in mare.

7

Due usanze de' Fiorentini antichi in tempo di guerra.

Avvenne che negli anni di Cristo 1260 del mese di maggio i Fiorentini feciono oste generale sopra il Comune di

1 Possendo. Ora diciamo potendo. I poeti per altro usano del pari potente e possente.

2 Biformata. Nel 1254 i Fiorentini presero Volterra e la riformarono o riordinarono a modo loro.

3 E'. E i.

Fossono. Fossero; desinenza antiquata.

5 Di non fare ec. Non opporsi, non far danno nè guerra.

6 Mostriánci ec. Mostriamo, fingiamo di pregiar più Ripafratta che Piombino. Egli. Eglino. essi.

7 Quello crederanno. Qui l'omissione della voce che giova a fuggire la spiacevole ripetizione.

8 Feciono. Fecero; forma antiquata. Fare asle sopra o contra uno vale

« ÖncekiDevam »