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con grandissima reverenzia li feciono molte proferte come a loro signore. Ma le maliziose parole poterono più in lui, che le vere: perchè gli parve maggiore segno d'amistà il dire « guarda come tu vai, » che le profferte. Fu consigliato che venisse per lo cammino di Pistoia per farlo venire in sdegno co' PistoJesi, i quali si maravigliarono facesse la via di là, e per dubbio fornirono le porte della città con celate armi e con gente. I seminatori degli scandoli gli diceano: « Signore, non entrare in Pistoia, perchè e' ti prenderanno, però che eglino hanno la città segretamente armata, e sono uomini di grand' ardire, e nimici della casa di Francia; » e tanta paura li misono, che venne fuori di Pistoia per la via d'un piccolo fiumicello, mostrando contro a Pistoia mal talento. E qui s'adempi la profezia d' un antico villano, il quale lungo tempo innanzi avea detto: « Verrà di ponente uno signore su per l' Ombroncello, il quale farà gran cose: il perchè gli animali che portano le some, per cagione della sua venuta, andranno su per le cime delle torri di Pistoia. >>

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Passò messer Carlo in corte di Roma senza entrare in F1renze, e molto fu stimolato, e molti sospetti gli furono messi nell' animo. Il signore non conoscea i Toscani nè le malizie loro. Messer Muciatto Franzesi, cavaliere di gran malizia, picciolo della persona ma di grande animo, conoscea bene la malizia delle parole erano dette al signore: e perchè anche lui era corrotto, confermava quello che pe' seminatori delli scandoli gli era detto, che ogni dì gli erano dintorno.

Avevano i Guelfi bianchi imbasciadori in corte di Roma, e i Sanesi in loro compagnia, ma non erano intesi: 5 era tra loro alcuno nocivo uomo, fra' quali fu messer Ubaldino Malavolti giudice sanese, pieno di cavillazioni, il quale ristette per cammino per raddomandare certe giurisdizioni d' uno castello il quale teneano i Fiorentini, dicendo che a lui appartenea; e tanto impedi a' compagni il cammino, che non giunsono a tempo.

Giunti l'imbasciadori in Roma, il Papa gli ebbe soli in camera, e disse loro in segreto: «Perchè siete voi così ostinati? Umiliatevi a me. Ciò vi dico in verità, ch'io non ho altra intenzione che di vostra pace. Tornate indietro due di voi, e

1 Reverenzia, penitenzia, sentenzia sono forme tolte dal latino e di susate. Cosi anche li feciono per gli fecero.

2 Venne fuori di Pistoia, senza entrare in Pistoia, per la via ec.
3 Lui per Egli usano anche molti moderni, accostandosi al linguaggio

parlato.

Che ec. I quali seminatori ec.

5 Altri legge: interi, civè leali.

AMBROSOLI. - I.

abbiano la mia benedizione se procurano che sia ubidita la ma voluntà. »

In questo stante furono in Firenze eletti i nuovi signori, quasi di concordia.d'ambedue le parti; uomini non sospetti e buoni, di cui il popolo minuto prese grande speranza, e così la parte bianca, perchè furono uomini uniti e senza baldanza, e aveano voluntà d'accomunare gli ufici, dicendo : « Questo è l'ultimo rimedio. >>

I loro avversari n'ebbono speranza, perchè li conosceano uomini deboli e pacifici, i quali1 sotto spezie di pace credeano leggermente poterli ingannare.

I signori furono questi, che entrarono a' dì 15 d'ottobre 1301 Lapo del Pace Angiolieri, Lippo di Falco Cambio, e io Dino Compagni, Girolamo di Salvi del Chiaro, Guccio Marignolli, Vermiglio d' Iacopo Alfani, e Piero Brandini gonfalonieri di giustizia; i quali come furono tratti,2 n'andarono a Santa Croce, però che l'uficio degli altri non era compiuto.

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I Guelfi neri incontanente furono accordati andarli a vicitare a quattro e a sei insieme, come loro accadeva, e diceano: << Signori, voi siete buoni uomini, e di tali avea bisogno la nostra città. Voi vedete la discordia de' cittadini vostri a voi la conviene pacificare; o la città perirà. Voi siete quelli che avete la balía, e noi a ciò fare vi profferiamo l'avere e le persone di buono e leale animo. » Risposi io Dino per commessione de' miei compagni, e dissi: « Cari e fedeli cittadini, le vostre profferte noi riceviamo volentieri, e cominciare vogliamo a usarle e ri. chieggiamvi, che voi ci consigliate, e pognate l'animo a guisa che la nostra città debba posare. » E così perdemmo il primo tempo, chè non ardimmo a chiudere le porte, nè a cessare l'udienza a' cittadini: benchè di così false profferte dubitavamo, credendo che la loro malizia coprissono con loro falso parlare..

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Frattanto Carlo di Valois, giunto a Siena, avea mandati ambasciadori in Firenze dicendo che il sangue reale di Francia era venuto in Toscana solamente per metter

1 I quali. Intendo gli avversari; ma forse è caso obliquo, e deve riferirsi ai Signori.

2 Tratti a sorte, come s'usava.

3 Vicitare, qui ed altrove per visitare.

La conviene pacificare. Avoi conviene (spetta) pacificarla.

5 Cessare. Interrompere, sospendere.

6 Per non interrompere la narrazione e non riuscir troppo lungo ho compendiate alcune parti del testo, conservandone, quanto ho potuto, le parole ed i modi.

pace nella parte di Santa Chiesa, cioè ne' Guelfi e che dovesse loro piacere ch' egli venisse a fare l'uficio che gli era commesso dal Papa. I Signori, che niente voleano fare senza il consenso de' lor cittadini, raccolsero il Consiglio generale e le Arti coi loro consoli, e vollero che ciascuno consigliasse per iscrittura se loro piaceva che Carlo di Valois fosse lasciato venire in Firenze come paciere. Tutti risposero a voce e per iscrittura, fosse lasciato venire e onorato come Signore di nobile sangue; salvo i fornai, che dissero che nè ricevuto nè onorato fosse, perchè venía per distruggere la città. Mandaronsi quindi ambasciadori che invitassero Carlo; commettendo loro per altro che da lui ricevessero lettere bollate che non acquisterebbe contro ai Bianchi niuna giurisdizione, nè occuperebbe niuno onore della città, nè le leggi vi muterebbe nè l'uso. La lettera venne, e il nostro storico la vide e la fece copiare; e quando venne Carlo in Firenze, lo domandò se di sua volontà era scritta; ed egli rispose: Si certamente.» Essendo pertanto; (prosegue a dire) imminente l'arrivo di Carlo,

a me Dino venne un santo e onesto pensiero, imaginando: questo signore verrà, e tutti i cittadini troverà divisi, di che grande scandalo ne seguirà. Pensai (per lo uficio ch'io tenea, e per la buona voluntà ch'io sentía ne' miei compagni) di raunare molti buoni cittadini nella chiesa di San Giovanni (e così feci) dove furono tutti gli ufici. E quando mi parve tempo, dissi: «< Cari e valenti cittadini, i quali comunemente tutti prendesti il sacro battesimo di questo fonte, la ragione vi sforza e strigne ad amarvi come cari fratelli: e ancora perchè possedete la più nobile città del mondo. Tra voi è nato alcuno sdegno, per gara d'ufici, li quali, come voi sapete, i miei compagni e io con saramento 2.v' abbiamo promesso d'accomunarli. Questo signore viene, e conviensi onorare. Levate via i vostri sdegni, e fate pace tra voi, acciò che non vi trovi divisi: levate tutte l'offese e ree volontà state tra voi di qui adietro: siano perdonate e dimesse per amore e bene della vostra città. E sopra a questo sacrato fonte, onde traesti il santo battesimo, giurate tra voi buena e perfetta pace, acciò che il signore che viene trovi i cittadini tutti uniti. » A queste parole tutti s' accordarono, e così feciono, toccando il libro corporalmente, e giu

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1 Prendesti per prendeste; dell' idioma toscano. Così poco sotto traesti. 2 Saramento, e sacramento. Giuramento.

3 Corporalmente, ma senza buona e leale intenzione; come dice appresso.

rarono attenere buona pace, e di conservare gli onori e giurisdizioni della città: e così fatto, ci partimmo di quel luogo.

Ma nondimeno poi quando Carlo di Valois a' dì 4 di novembre 1301 entrò in Firenze, potè col favore dei Neri farsi padrone della città; e ritenne i Bianchi quella notte senza paglia e senza materasse come uomini micidiali. Di che l'autore esclama:

O buono re Luigi, che tanto temesti Iddio, ove è la fede della real casa di Francia, caduta per mal consiglio, non temendo vergogna ? O malvagi consiglieri, che avete il sangue di così alta corona fatto non soldato, ma assassino, imprigionando i cittadini a torto, e mancando della sua fede, e falsando il nome della real casa di Francia....

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Molti furono accusati, e convenia loro confessare aveano fatta congiura, che non l'aveano fatta, e erano condannati in fiorini mille per uno: e chi non si difendea, era accusato; e per contumace era condannato nell' avere e nella persona: e chi ubidiva, pagava. E dipoi, accusati di nuove colpe, erano cacciati di Firenze senza nulla piatà. Molti tesori si nascosono in luoghi segreti: molte lingue si cambiarono in pochi giorni: molte villanie furono dette a' priori vecchi a gran torto, pur da quelli che poco innanzi gli aveano magnificati: molti gli vituperavano per piacere agli avversari: e molti dispiaceri ebbono. E chi disse mal di loro, mentirono; perchè tutti furono disposti al bene comune e all' onore della repubblica: ma il combattere non era utile, perchè i loro avversari erano pieni di speranza, Iddio gli favoreggiava, il papa gli aiutava, messer Carlo aveano per campione, i nimici non temeano: sicchè tra per la paura e per l'avarizia i Cerchi di niente si providono, e erano i principali della discordia. E per non dar mangiare a'fanti, e per loro viltà, niuna difesa nè riparo feciono nella loro cacciata e essendone biasimati e ripresi, rispondeano, che temeano le leggi. E questo non era vero, però che, venendo a' Signori messer Torrigiano de' Cerchi per sapere di suo stato, fu da loro in mia presenza confortato che si fornisse e apparecchiassesi alla difesa, e agli altri amici il dicesse, e che fusse va

1 Luigi IX re di Francia, il santo. 2 Nell' avere. Nella sostanza.

ricusa di comparire.

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Contumace è chi, chiamato in giudizio,

3 Piatà per pictà, e (anche nel Cinquecento piatosi per pictosi, song forme che basterà aver conservate nel nostro libro una qualche volta. Cerchi erano capi dei Bianchi; i Donati dei Neri.

lente uomo. Non lo feciono, però che per viltà mancò loro il cuore: onde i loro avversari ne presono ardire, e inalzarono.' Il perchè dierono le chiavi della città a messer Carlo,

O malvagi cittadini procuratori della distruzione della vostra città, dove l'avete condotta !....

Molti nelle rie opere divennero grandi, i quali avanti nominati non erano: e nelle crudeli opere regnando, cacciarono molti cittadini e fecionli rubelli, e sbandeggiarono nell' avere e nella persona. Molte magioni guastarono, e molti ne puniano, secondo che tra loro era ordinato e scritto. Niuno ne campò, che non fusse punito. Non valse parentado nè amistà: nè pena si potea minuire nè cambiare a coloro, a cui determinate erano. Nuovi matrimoni niente valsero: ciascuno amico divenne nimico: i fratelli abbandonavano l'un l'altro, il figliuolo il padre: ogni amore, ogni umanità si spense. Molti ne mandarono in esilio di lunge sessanta miglia dalla città; molti gravi pesi imposono loro e molte imposte, e molti danari tolson loro. Molte ricchezze spensono: patto, pietà, nè mercè in niuno mai si trovò. Chi più dicea: « Moiano, moiano i traditori, » colui era il maggiore.

Molti di parte bianca, e antichi Ghibellini per lunghi tempi, furono ricevuti da' Neri in compagnia, solo per loro mal fare.

Potenza di messer Corso Donati, e suo fine.

Uno cavaliere della somiglianza di Catilina romano, ma più crudele di lui, gentile di sangue, bello del corpo, piacevole parlatore, adorno di belli costumi, sottile d'ingegno, con l'animo sempre intento a mal fare (col quale molti masnadieri si raunavano, e gran séguito avea), molte arsioni e molte ruberie fece fare, e gran dannaggio a' Cerchi e a' loro amici: molto avere guadagnò, e in grand' altezza salì. Costui fu messer Corso Donati, che per sua superbia fu chiamato il Barone, che quando passava per la terra, molti gridavano: « Viva il Barone; » e

1 Inalzarono: assolutamente posto per Inalzaronsi.

2 Feciongli rubelli. Li dichiararono ribelli. Si noti la ridondanza cacciarono... fecero ribelli... sbandeggiarono; e la locuzione sbandeggiarono nell' avere e nella persona. Questo è uno di quei luoghi sui quali alcuni fondarono l'accusa, che il Compagni seguitasse talvolta la passione più che la verità. Ma se le parole sono gravi, i fatti attestati anche da altri dimostrano che la città era estremamente corrotta.

3 Masnadieri. Così chiamavansi que' soldati, per lo più forestieri, che servivano chiunque li stipendiava.

Dannaggio. Danno; voce disusata.

La terra, la città; Firenze.

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