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Tempo non mi parea da far riparo
Contr' a' colpi d' Amor: però n'andai
Secur, senza sospetto: onde i miei guai
Nel comune dolor s' incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato,

Ed aperta la via per gli occhi al core;
Che di lagrime son fatti uscio e varco. vie
Però, al mio parer, non gli fu onore
Ferir me di saetta in quello stato,

E a voi armata non mostrar pur l'arco.
Lauras

SONETTO IV. (4.)

Innamorato di Laura, trae argomento di lodarla dal luogo stesso dove ella nacque.

Quel ch' infinita provvidenza ed arte
Mostrò nel suo mirabil magistero:
Che criò questo e quell' altro emispero,
E mansueto più Giove che Marte;
Venendo in terra a illuminar le carte,
Ch' avean molti anni già celato il vero,
Tolse Giovanni dalla rete e Piero,
E nel regno del Ciel fece lor parte.
Di sè, nascendo, a Roma non fe' grazia,
A Giudea sì tanto sovr' ogni stato
Umiltate esaltar sempre gli piacque.
Ed or di picciol borgo un Sol n' ha dato
Tal, che natura il luogo ne ringrazia,
Onde sì bella donna al mondo nacque.

S. DO

10. APERTA: 14. E A VOI:

6. CONTR' A': così è da leggere, non CONTRA, come ha la comune. LOR: dei Cristiani per la ricordanza della morte di Cristo. sottintendi trovò. PER GLI OCCHI: alla vista di Laura. così Vol., Boz., Carb., ecc. Mars. col più delle edizz. e dei codd.: ED A VOI; alcune edizz. antiche: A vor, lezione lodata dal Muzio, ma sprovvista di autorità. ARMATA: di pudicizia. NON MOSTRAR: non fare nemmeno un segno di ferirvi.

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Son. IV. 1. QUEL: Dio. 2. MAGISTERO: nell' opera della creazione. 4. MANSUETO: di influssi più benigni. Allude alle idee astrologiche del tempo sugli influssi de' pianeti. 5. ILLUMINAR: svelarne il senso. CARTE: Vecchio Testamento, specialmente le profezie; cfr. Luc. XXIV, 27. - 7. DALLA RETE: erano pescatori. 10. A GIUDEA: sprezzata dal mondo civile. 12. BORGO: Cabrieres (Vell.), o come si chiamasse il paesello presso Avignone dove nacque Laura, detta quì un Sole. — 13. NATURA IL LUOGO NE RINGRAZIA: così è da leggere col Cod. cit. della Capitolare di Verona. Senso: La Natura, gran maestra e somma estimatrice del bello, si pregia e gloria della bellezza di Laura, e ne ringrazia il luogo dove ella nacque. La comune: NATURA E IL LUOGO SI RINGRAZIA, mette il ringraziamento a comune con altri di opere eziandío non maravigliose; cfr. Sorio, loc. cit. pag. 46 e segg.

SONETTO V. (5.)

Col nome stesso di Laura va ingegnosamente formando l' elogio di lei.

Quand' io movo i sospiri a chiamar voi,
E'l nome che nel cor mi scrisse Amore,
LAUdando s' incomincia udir di fore
Il suon de' primi dolci accenti suoi.
Vostro stato REal che' ncontro poi,
Raddoppia all' alta impresa il mio valore:
Ma, TAci, grida il fin: chè farle onore
È d'altri omeri soma che da' tuoi.

Così LAUdare e REverire insegna

La voce stessa, pur ch' altri vi chiami,
O d'ogni reverenza ed onor degna:
Se non che forse Apollo si disdegna,
Ch' a parlar de' suoi sempre verdi rami
Lingua mortal presuntuosa vegna.

SONETTO VI. (6.)

Viva immagine del suo amore ardente, e della onestà costante di Laura.

Sì traviato è 'l folle mio desio

A seguitar costei che 'n fuga è volta,
E de' lacci d'Amor leggiera e sciolta
Vola dinanzi al lento correr mio;

Che, quanto richiamando più l'invio

Per la secura strada, men m' ascolta;

Son. V. 2. NOME: Laureta. Giuoco sul nome di Laura, il quale pronunziato rechi in mente, laudare, reale stato, riverire, tacere e lauro. Tali giochi di parole erano prediletti ai tempi del Poeta. Il sonetto,,è ben opera del Petrarca, ma non del buon carattere del Petrarca". Murat. 5. REAL: pretendono alcuni che Laura fosse nata di stirpe regia, benchè povera. Altri si avvisano, e certo meglio, che stato reale sia quì detto per figura. 6. IMPRESA: di cantare le vostre lodi. 13. DE' SUOI SEMPRE: Murat. B.: SEMPRE DE' SUOI; pretto errore. Allude alla favola di Dafne conversa da Apollo in lauro; cfr. Ovid. Metam. I, 452-567.

Son. VI. 1. TRAVIATO: portato fuor della giusta via.,,Due vie erano da essere seguite dal Petrarca, o da ritirarsi dall' amor di Laura, o da metter in lei amore. La seconda piaceva al desio; ma perchè era impossibile, dice che, seguendo quella, è traviato." Cast. MIO: Ges., Tas., Murat. all. leggono MI' DESIO,, per non offender la rima" (?). - 3. SCIOLTA: si noti l'elissi di questa locuzione, come se dicesse: Laura vola perchè . non amando come amo io lei è leggera (non porta il peso) e sciolta (non ha l'impaccio) de' lacci d' Amore. Ambr.

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Nè mi vale spronarlo o dargli volta,
Ch' Amor per sua natura il fa restio.
E poi che 'l fren per forza a sè raccoglie,
I' mi rimango in signoria di lui,

Che mal mio grado a morte mi trasporta,
Sol per venir al Lauro onde si coglie
Acerbo frutto, che le piaghe altrui,
Gustando, affligge più, che non conforta.

SONETTO VII. (8.)

Conosce di esser incatenato più forte che augello tolto alla sua libertà.

A piè de' colli ove la bella vesta
Prese delle terrene membra pria
La Donna, che colui ch'a te ne 'nvia
Spesso dal sonno lagrimando desta:
Libere in pace passavam per questa
Vita mortal, ch' ogni animal desia,
Senza sospetto di trovar fra via
Cosa, ch' al nostro andar fosse molesta.
Ma del misero stato ove noi semo

Condotte dalla vita altra serena,

Un sol conforto, e della morte, avemo:

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7. DARGLI VOLTA: far tornar addietro. Dante, Conv. IV, 26: Veramente questo appetito conviene esser cavalcato dalla ragione; chè siccome uno sciolto cavallo, quanto ch' ello sia di natura nobile, per sè sanza il buono cavalcatore bene non si conduce, e così questo appetito, che irascibile e concupiscibile si chiama, quanto ch' ello sia nobile, alla ragione ubbidire conviene; la quale guida quello con freno e con isproni: come buono cavaliere lo freno usa, quando elli caccia; e chiamasi quello freno temperanza, la quale mostra lo termine infino al quale è da cacciare: lo sprone usa, quando fugge per lo tornare al loco onde fuggir vuole; e questo sprone si chiama fortezza ovvero magnanimità, la quale vertute mostra lo loco ove è da fermarsi e da pungere." 9. RACCOGLIE: piglia tra i denti. 10. di lui: del folle mio desio. 11. CHE MAL: MSS. Murat. 12. AL LAURO: a Laura. - 13. ALTRUI: mie. 14. GUSTANDO:

CH' A MAL. gustato.

Son. VII. 1. A PIE: questo sonetto fu scritto per accompagnare alquante starne pigliate dal Poeta medesimo nel laghicciuolo di Cabrieres, natal patria di Laura, e mandate vive in regalo ad un amico. Il sonetto è messo in bocca alle starne medesime. 2. TERRENE: cfr. Genes. II, 7. PRIA: nascendo; la riprenderà nella risurrezione; cfr. Trion. Div. 143. 3. COLUI: il Poeta. 4. DESTA: cfr. P. 1. Son. LIV, 13. 8. COSA: la. rete. - 9. SEMO siamo. 10. ALTRA: non la vita goduta prima che fossero morte (Cast.), chè dal v. 11 risulta che erano ancor vive; ma la vita. che esse godevano in libertà, dalla quale sono condotte al presente misero stato di prigionia. Bandini, Sorio all. leggono con alcuni codd. ALTA, intendendo della vita che gli uccelli menano in alto poggiando per l'aere, a differenza della vita di altri animali. Non pare da accettarsi. 11. DELLA MORTE: Vicina.

Che vendetta è di lui, ch' a ciò ne mena;
Lo qual in forza altrui, presso all' estremo
Riman legato con maggior catena.

SONETTO VIII. (9.)

Cerca come essendo Laura un Sole, ei non abbia a sentirne tutta la forza.

Quando 'l pianeta che distingue l'ore,

Ad albergar col Tauro si ritorna,
Cade virtù dall' infiammate corna
Che veste il mondo di novel colore:

E non pur quel che s' apre a noi di fore,
Le rive e i colli di fioretti adorna;
Ma dentro, dove giammai non s' aggiorna,
Gravido fa di sè il terrestro umore;

Onde tal frutto e simile si colga:

Così costei, ch'è tra le donne un Sole,
In me, movendo de' begli occhi i rai,
Cria d'amor pensieri, atti e parole:
Ma come ch' ella li governi, o volga,
Primavera per me pur non è mai.

BALLATA I. (CANZ. 1.)
LLATA

Accortasi Laura dell' amore di lui, gli si fece tosto più severa che prima.

Lassare il velo o per Sole o per ombra,
Donna, non vi vidio,

12. VENDETTA È DI LUI: siamo vendicate di lui. Locuzione equivoca. A CIò: al misero stato di prigionia ove ora siamo, e alla morte che imminente ci attende. 13. ALTRUI: di Laura. ESTREMO: di sua vita. 14. MAGGIOR: più dura della nostra.

Son. VIII. Sonetto accompagnatorio di alcuni tartufi che il Poeta mandava in dono ad un suo amico. Cast.: ,,Alcuni affermano aver veduto scritto di mano del Petrarca sopra questo sonetto: Tuberorum numus.“ 1. PIANETA: il Sole, così chiamato conforme l'astronomia del tempo; cfr. Dante, Inf. 1, 17. DISTINGUE: cfr. Dante, Parad. X, 30. 2. COL TAURO: Costellazione, dove il Sole entra nella seconda metà di aprile. 3. VIRTÙ: calore e luce. CORNA: del Tauro. 5. QUEL: quella parte della terra che sta esposta agli occhi. — FORE: fuori. 7. DENTRO: nelle viscere della terra. - S'AGGIORNA: si fa giorno. - 8. GRAVIDO: Virg. Georg. II, 324: Vere tument terrae. 9. FRUTTO: tartufi. 10. COSTEI: Laura. 12. CRIA: crea, genera. - 13. LI: i rai de' begli occhi. 14. PRIMAVERA: non gli permette mai di esprimere l' amoroso desiderio; Vell. Non ha mai il di lei favore; Ges. Meglio: Non sono mai lieto.

Ball. I. 1. LASSARE: lasciare, deporre; sovente negli antichi. -PER OMBRA sempre. Che lo portasse al Sole non sarebbe maraviglia; ma che lo porti all' ombra, questo è da maravigliarsi. Cast. Tacito, di Poppea : Velata parte oris, ne satiaret aspectum, vel quia sic decebat.

Poi che 'n me conosceste il gran desio

Ch' ogni altra voglia d'entro al cor mi sgombra.

Mentr' io portava i be' pensier celati

5

C' hanno la mente desïando morta,

Vidivi di pietate ornare il volto:

Ma poi ch' Amor di me vi fece accorta,
Fûr i biondi capelli allor velati,
E l'amoroso sguardo in sè raccolto.

Quel che più desiava in voi, m'è tolto;
Si mi governa il velo,

Che per mia morte ed al caldo ed al gelo,
De' be' vostr' occhi il dolce lume adombra.

10

SONETTO IX. (11.)

Spera nel tempo, che, rendendo Laura men bella, gliela renderà più pietosa.

to

Se la mia vita dall' aspro tormento

you

Si può tanto schermire e dagli affanni,
Ch'i' veggia per virtù degli ultimi anni,
Donna, de' be' vostri occhi il lume spento,

E i cape' d' oro fin farsi d' argento,
E lassar le ghirlande e i verdi panni,
E'l viso scolorir che ne' miei danni
A lamentar mi fa pauroso e lento;

Pur mi darà tanta baldanza Amore,
Ch' i' vi discovrirò, de' miei martiri
Qua' sono stati gli anni e i giorni e l'ore.

3. DESIO: amoroso. - 4. OGNI: cfr. Dante, Purg. II, 108. -D'ENTRO AL COR: Tass., Carb., ecc. Al.: DENTR' AL COR; cfr. Dante, Parad. VI, 12. 5. BE' PENSIER: di casto e purissimo amore. 6. MORTA: uccisa. 7. DI PIETATE: di quella natural gentilezza che confortava il desiderio, ancora nascosto, del Poeta; la quale si nascose sotto vesta di austerità subito che i pensieri amorosi del Poeta apparirono. Biag., Leop., all.:,,Di quella natural compassione che fa nascere ogni misero." Ma, non conoscendo ancora i desideri amorosi del Poeta, Laura nol poteva credere misero. Ges.:,,Mostrandoglisi dolce e pietosa“ (?). 10. RACCOLTO: cfr. Dante, Purg. XXVIII, 57. 11. QUEL: la vista del bel volto ornato di pietate. CHE PIÙ Così tutti gli editori e commentatori antichi da noi consultati; Mars. e i moderni: CH'I' PIÙ. 13. AL CALDO ED AL GELO: a tutte l'ore.

-

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3. PER

Son. IX. 1. TORMENTO: amoroso. - 2. SCHERMIRE: difendere. VIRTÙ: per effetto; nella vostra età matura. 4. IL LUME: il brio, la vivacità. 5. D' ORO: biondi. D' ARGENTO: bianchi. 6. PANNI: portamenti di giovane donna, che dalla vecchia si lasciano. Potea dire: Quando sarete vecchia; ma non con tanta leggiadria con quanta il circoscrisse; Ges. 8. LAMENTAR: lamentarmi narrandovi le mie amorose passioni.

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