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essere quella che era - si avea dritto ad averne quella data quantità che dalla consuetudine o da patti scritti risultava.

Ma come dovea fare il pubblico per aversi quella che rispettivamente tocca a ciascuno?

Dovea adire i magistrati, fare le stesse pratiche che era in diritto di fare: -a buoni conti proseguire con quelle norme identiche, e non alterate seguite da secoli, e che formano oggetto di contestazioni tra privati di sentenze di tribunali di perizie, e che so io.

Ma non era utile anzi necessario aversi una norma scritta che servisse di regola certa ai magistrati, invece di vagar frai possibili e di regolarsi colle consuetudini, le quali han sempre del metafisico e dell'arbitrario nella loro applicazione?

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Io ne conveniva ed implorava ed insisteva per averla. Ma non già per effetto del raggiustamento delle misure, che son materia del tutto diversa dall'argomento in quistione, ma pei motivi già sopra indicați. Infatti le misure interessano l'ordine pubblico può istituirsene la sorveglianza governativa può segnarsi il mezzo di renderle inalterabili — non è permesso convenire con misura diversa dalla legale · ogni controvenzione, ogni alterazione è reato che all'autorità pubblica spetta punire. La carica non già: dapoichè il Governo potrà segnarne la quantità, ma tutt'altro che concerne la sua permanenza inalterabile è impossibile dall'autorità pubblica custodirsi, e sorvegliarsi; perchè non può fissarsi con mezzi meccanici inalterabili, soggetta essendo alla volontà dell'uomo, e alle variabilità della natura; ed è anche oggetto di private convenzioni che in più o in meno or per uno or per un altro può stabilirsi. Le quali cose tutte fan sì che sia materia controvertibile d'interesse privato, giudicabile secondo la specialità dei casi dalle autorità competenti.

Ma non era ottimo, ripeto, lo stabilirsene la massima? — Certo che sì, ed il Governo dovea occuparsene dietro di avere interamente conosciuto i risultamenti di fatto su i tubi idrometrici legali.

Intanto io per la natura delle opere che ho dovuto ordinare per la Delegazione confidatami, che corre al termine delle sue incumbenze, e i cui lavori saranno forse oggetto di una speciale memoria, ho fatto eseguire replicati saggi, e reiterate misure verificare, tra le quali nel nuovo castello d'acqua del Comune al Gabriele si è trovato che l'acqua

versata da una zappa legale lunga un palmo con un palmo di carica centrale è nuovamente versata da sedici mezzi darbi legali lunghi once 4 e linee 3 con tre once di carica centrale. L'acqua versata da una mezza zappa legale lunga un palmo con un palmo di carica centrale è nuovamente versata da otto mezzi darbi legali come sopra con la carica centrale di tre once. L'acqua versata da un darbo legale lungo un palmo con un palmo di carica centrale è nuovamente versata da quattro mezzi darbi legali come sopra con tre once di carica centrale. L'acqua versata da due tubi legali lunghi un palmo, l'uno di due denari e l'altro di un denaro, con un palmo di carica centrale è nuovamente versata da due tubi legali lunghi tre once, l'uno di un'aquila e l'altro di due denari, con la carica centrale di tre once.

Più in una cassa idrometica da me fatta eseguire si è osservato che l'acqua versata da un darbo legale lungo once 6 con la carica centrale prima di once 3, e poi di once 6, è di nuovo successivamente versata con la stessa carica centrale da due mezzi darbi lunghi once 4 e linee 3, da quattro aquile, da otto mezze aquile, e da sedici denari lunghi once tre ugualmente legali. Inoltre l'acqua versata da quattro tubi legali di un denaro lunghi once 3 con la carica centrale prima di once 3 e poi di once 6 è di nuovo successivamente versata con la stessa carica centrale da otto mezzi denari, da sedici penne, e da trentadue mezze penne legali.

Prime sperienze son queste, le quali confermano che le portate dei nuovi tubi idrometrici, benchè non tutti addizionali, pur tuttavia per effetto del loro accampanamento sono tutte proporzionali alle aree dei loro imbocchi, ed alle radici delle cariche centrali; cominciando dalla zappa lunga un palmo, e terminando alla mezza penna lunga tre once.

La verità è una ed eterna ed immutabile; e quindi si faccian quanti esperimenti si vogliano, essi serviranno a confermare quanto si è già detto e verificato. E ciò appunto è quello che la consuetudine quautunque vaga ed incerta nel silenzio dei contratti ci appresta.

Ma diversi tubi antichi dello stesso calibro molto si differivano nelle loro portate, talmentechè il tubo di un'aquila, per esempio, ora dava quattordici ed ora diciotto penne d'acqua in luogo di sedici. Dunque basta che per avventura la portata di un solo tubo antico corrisponda a quella di un simile tubo legale per conchiudere, che il bisogno di

In secondo luogo poi i piccoli tubi da adoperarsi nella misura dell'acqua in città, dall'aquila, che è tubo di quattro denari, sino alla penna siano lunghi once tre, in modo che la lunghezza dell'aquila risulti due diametri e mezzo del suo imbocco, come la zappa, ed abbiano all'imbocco i diametri soliti di 1000, 500, 250 diecimillesimi di palmo, ed allo sbocco i diametri di 10725, 5725, 3225 centomillesimi di palmo, che danno pure un angolo di divergenza di 50 minuti.

Abbenchè per siffatti provvedimenti importantissimi, oltre del darbo lungo once 6 coi diametri all'imbocco di 2000 diecimillesimi ed allo sbocco di 21450 centomillesimi di palmo, e del mezzo darbo lungo once 4 e linee 3 coi diametri all'imbocco di 1414 diecimillesimi ed allo sbocco di 15167 centomillesimi di palmo, che in appresso venner soggiunti, non siano tubi addizionali che le sole due unità di misura cioè la zappa nella misura dell'acqua in campagna, e l'aquila nella misura dell'acqua in città, pure quei provvedimenti a me parvero bastanti per allora e fino a tanto che il Governo non avesse pensato d'innovare l'intero sistema di misurare le acque correnti, per potervi ben applicare la teoria della portata dei tubi addizionali, ovvero non avesse voluto ordinare sperienze per determinare a pelo il diametro allo sbocco. della zappa, che renda la sua portata con la carica centrale di un palmo esattamente uguale ad un palmo cubo di acqua per minuto secondo; ed in generale per determinare con precisione i diametri allo sbocco di tutti i tubi, che ad uguali cariche centrali rendano le loro portate esattamente proporzionali alle aree dei loro imbocchi.

Era siffatta teoria da me ricavata da quanto avea matematicamente esposto il dotto architetto Giuseppe Caldara nella sezione seconda della sua appendice al Codice metrico per la Sicilia stampato al 1850; apportandovi bensi avvedutamente una modificazione importante, quella cioè di prendere come unità di misura per la distribuzione dell'acqua in città l'aquila e non il denaro; perchè così si ottiene il tubo addizionale lungo once 3 più maneggiabile di quello lungo oncia 1 1⁄2 quale era il denaro, e questo tubo lungo once 3 venne da me esteso sino alla mezza penna.

febbraro 1851 (1), dopo di aver consultato l'egregio professore di fisica can. Alessandro Casano, il quale trovava ben fondate le cose da me esposte, e conchiudeva le sue mature riflessioni osservando che se gli effetti non avrebber corrisposto in modo esatto doveano per fermo essere più prossimi al vero, che quelli dei nostri metodi ordinarii; essendo miglior partito quello di metter in uso un sistema in parte fondato sulle leggi idrauliche ed in parte su principii derivati da idee scientifiche, che l'altro di non aver sistema di sorta, o averne uno apertamente riconosciuto falso.

Dall'altra parte con ministeriale della stessa data sceglieva una Commessione perchè avesse intrapreso una serie di esperimenti, e avesse proposto quanto occorresse per rettificarsi e completarsi il sistema della misura delle acque ; mantenendo bensì ferma l'unità di misura cioè la zappa della portata d'un palmo cubo di acqua per minuto secondo colla carica centrale di un palmo.

Fu questo un gran passo, che onora il Governo e allieta la scienza.

(1) Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Generale nei Reali Domini al di là del Faro. Dip. dell'Interno, Car. 1o, n. 1264.

Poichè è necessario, che si abbia un sistema nella misura delle acque del Comune di Palermo, fondato sopra i principi della scienza idraulica, e si supplisca al difetto, che il sistema metrico presenta in questo ramo, ferma restando l'unità di misura, che è la zappa della portata di un palmo cubo di acqua per un minuto secondo con la carica di un palmo centrale, conforme ella ha proposto, ho io risoluto;

1o Che nella misura delle acque in campagna si continui a far uso per la zappa del tubo conico lungo un palmo col diametro dell' imbocco quattrocento millesimi di palmo, e che vi si faccia corrispondere il diametro dello sbocco quattrocentoventinove millesimi di palmo; 2' Che per il darbo, l'aquila, ed il denaro si adoperi il tubo conico della stessa lunghezza di un palmo coi diametri degl'imbocchi rispettivi finora usati di dugento, cento, cinquanta millesimi di palmo, e che vi rispondano i diametri dello sbocco di dugento ventinove, centoventinove, e settantanove millesimi di palmo;

3o Che nella misurazione delle acque in città si prenda ad unità di misura l'aquila (ossia quattro denari) col tubo conico di lunghezza once tre, il di cui diametro d'imbocco resterà come al presente mille diecimillesimi di palmo, e si stabilisca quello dello sbocco diecimilasettecentoventicinque centomillesimi;

4o Che per lo denaro, la penna, ed il quarto di penna si usi il tubo conico della medesima lunghezza di once tre, rimanendo i diametri d'imbocco rispettivamente di cinquecento, dugentocinquanta, e centoventicinque diecimillesimi di palmo, e sieno i diametri corrispettivi degli sbocchi cinquemila settecento venticinque, tremila dugento venticinque, e millenovecento settantacinque centomillesimi di palmo.

Le partecipo questa mia determinazione per l'uso che ne risulta, salve le convenzioni col Comune, che possano esistere in contrario. SATRIANO.

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Ond'è che al pubblico Aggiustatore dei pesi e delle misure furon passate le disposizioni analoghe, e fu soggiunto, che per la mezza zappa lunga un palmo il diametro dell'imbocco debb'essere 283 millesimi e quello dello sbocco 312 millesimi di palmo pel mezzo darbo lungo un palmo il diametro dello imbocco debb' essere 141 millesimi e quello dello sbocco 170 millesimi di palmo che la mezza aquila lunga un palmo ha il diametro dell'imbocco di 71 millesimi e quello dello sbocco di 100 millesimi di palmo che il darbo lungo once 6 ha il diametro dell'imbocco di 20000 e quello dello sbocco di 21450 centomillesimi di palmo che il mezzo darbo lungo once 4 e linee 3 ha il diametro dell'imbocco di 14142 centomillesimi e quello dello sbocco di 15167 centomillesimi di palmo che la mezza aquila lunga once 3 ha il diametro dell'imbocco di 7071 centomillesimi e quello dello sbocco di 7796 centomillesimi di palmo che il mezzo denaro lungo tre once ha il diametro dell'imbocco di 3536 centomillesimi c quello dello sbocco di 4261 centomillesimi di palmo -e che infine la mezza penna lunga tre once ha il diametro dell'imbocco di 1768 e quello dello sbocco di 2493 centomillesimi di palmo.

Per siffatto modo colle norme apprestate dalla scienza fu riparato alle frodi più grossolane che da secoli si commetteano nella distribuzione delle acque.

Ed è qui bene che chiaramente si osservi, che se avesser dovuto innovarsi le misure idrauliche non si sarebbe parlato nè di tubi conici, nè di accampanamento, nè di tubi cilindrici; ma si sarebbe forse pensato agli orifici praticati in lastre sottili, abolendo del tutto i tubi di qualunque forma.

Però il Governo ciò finora non ha creduto di fare. Nello stato presente si son volute lasciare intatte le misure disposte dal Codice metrico senza far il menomo cambiamento nelle loro forme, nei loro diametri, nella loro progressione. È stato in somma trovato il modo di non far più oltre rubare il pubblico da coloro i quali profittando che la legge determinava solo il diametro d'imbocco delle misure idrauliche si permettevano slargare o restringere l'interno dei tubi e lo sbocco di essi, cose che nel Codice metrico s'era trascurato a suo tempo di segnarvi esplicitamente.

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