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DEL PUBBLICO STUDIO

E

DELLE SOCIETA' SCIENTIFICHE

E LETTERARIE DI FIRENZE

LIBRO IV.

Dal 1537. fino al 1621, cioè dal Governo di Cosimo 1. fino alla morte di Cosimo II.

Le Lettere e le Scienze dovranno sempre ricor

darsi de' secoli, in cui regnò in Toscana la Famiglia de' Medici. Costantemente da questi Sovrani apprezzate, promosse, e protette esse debbono loro in gran parte i loro avanzamenti e quella gloria, alla quale son pervenute. Qual maraviglia pertanto, se la Storia dello Studio Fiorentino sotto i Granduchi Medicei comparisce brillante, e se comprende epoche luminosissime? Un Principe protettor delle Lettere estende singolarmente le sue beneficenze verso di esse ne' luoghi, ne'quali vengono coltivate e promosse, e così i pubblici Licei sono sempre i primi a provare la sua munificenza ed il suo favore. Le Università di Firenze e di Pisa, e poi anche quella di Siena, dovettero dunque riguardarsi da' Granduchi di Toscana con tutta la

parzialità, e come Stabilimenti, che dovevano sempre trovarsi in un floridissimo stato. La presente Storia mostrerà quanta premura si dessero essi per far fiorire lo Studio Fiorentino, e nel tempo stesso quanto impegno essi avessero di vedere riuniti nelle Accademie gli uomini dotti all'oggetto d'estender sempre più le umane cognizioni.

Non era morto che di soli tre giorni il Duca Alessandro, quando il nostro Magistrato de' Quarantotto elesse a succedergli, come più prossimo parente, Cosimo de Medici (*). Egli non era discendente dell'altro Cosimo detto il Padre della Patria, ma bensì del di lui fratello cadetto chiamato Lorenzo, la cui linea non aveva mai potuto fare fino a Giovanni delle Bande Nere (**) veruna Juminosa comparsa nella Storia. Salito Cosimo sul Trono in età di soli diciott'anni dovette far uso subito de' suoi talenti per sostenersi nel conferitogli grado; imperocchè il Popolo Fiorentino stava sempre ondeggiante tra le idee di Repubblica e di Principato, ed i Fuorusciti con reclutar uomini e con formare alleanze mostravano chiaramente di voler tentare una variazione nello Stato. Pareva

in conseguenza, che in sul principio del suo Governo egli non potesse essere in grado di pensar

(*) Lorenzino di lui cugino fu considerato indegno del Trono pel Regicidio da esso commesso e per la presa fuga.

(**) Egli fu il padre del Duca Cosimo.

seriamente alla pubblica istruzione. Ma il suo genio per l'avanzamento degli studi si fece sentire anche nelle circostanze più critiche. Mentre egli si trovava impegnato ad affezionarsi con mezzi politici i sudditi e a distruggere in essi ogni pensiero di libertà, e a farsi al contrario con una forza imponente temer da' nemici, non tralasciò di provvedere efficacemente alla gloria delle Lettere. Gli Storici di lui panegiristi hanno più descritte le sue operazioni in vantaggio di esse in tempo di pace di quello che in tempo di pericoli e di guerra, quando al contrario doveano far risaltare piuttosto ciò che egli fece per l'estensione delle umane cognizioni, mentre trovavasi preoccupato da tanti diversi pensieri. Che i Principi infatti in tempo di pace si sieno molto interessati de' pubblici studi, si può ritrovare con facilità nella Storia; ma che essi abbiano avuto un tale impegno, mentre si potevan credere vacillanti sul Trono, pochi esempi di ciò in essa s'incontrano. E' vero, che quello che operò Cosimo dopo d'aver reso tranquillo il suo Stato in favor delle Lettere, delle Scienze, e delle Arti è più sorprendente e assai più grandioso di ciò, che fece sù tale articolo ne' primi anni del suo Governo; ma è vero altresì in conseguenza del detto che quanto fu operato da lui divenuto appena Sovrano, fu più straordinario e più singolare.

Allorchè Cosimo venne dichiarato Duca di Firenze, non eravi in tutto il suo Dominio aperto altro

Liceo che il Fiorentino (*), e questo trovavasi allora in uno stato non troppo felice. Di poco valore erano i Professori, che vi leggevano, quando se ne eccettui il Verino; giacchè erano i medesimi, che si videro nel Libro III. di questa Storia confermati sotto il Duca Alessandro. Cosimo conosciuta la difficoltà di poter aprire fino all' intera umiliazione de' suoi nemici ne' suoi Stati nuovi Ginnasi pensò subito a migliorare quello, che esisteva nella sua Capitale. Il primo de' suoi pensieri riguardo ad esso fu quello di fare una buona scelta di coloro che vi doveano insegnare, il secondo di aumentar le sue Cattedre. Il primo pensiero cominciò felicemente a eseguirlo nel 1538, ma l'altro non lo pose in esecuzione che nell' anno seguente. Una favorevole occasione gli somministrò il mezzo d'arricchir presto lo Studio d'uno de' più illustri Professori. Piero Vettori, che erasi portato a Roma dopo la morte del Duca Alessandro per non ritrovarsi a tragici avvenimenti, che ei credeva inevitabili in tal circostanza, sul princi pio del Governo di Cosimo fece ritorno a Firenze. Il Duca rivolse subito per l'esecuzione de' suoi disegni gli occhi sopra di lui, e nel detto anno

(*) L'Università di Pisa fu ripristinata da Cosimo nel 1543. Essa era cessata in Firenze nel 1505, e poi in Pisa medesima nel 1525. Siena, che avea sempre aperto uno Studio, non formava ancora parte del Ducato di Toscana.

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