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se non avessero anch'essi avuto i glosatori e i dizionarj? Diremo noi perciò, che glosatori e dizionarj gli abbiano renduti l'amore di tanti secoli e di tante persone? No. I glosatori e i dizionarj vagliono a trasferirti a'costumi, alle storie e al linguaggio di que' tempi, perchè tu possa metterti in istato d'intendere e di godere, come se fossi uoino nato a que' di, dell'imitazione di natura fatta dal poeta, de' costumi, delle pratiche, dell' età di lui, di tutte quelle allusioni e malizie dell' arte sua, che a tutti i contemporanei di lui davano diletto, senza fatica veruna o studio. Ma se tu, il quale se' nato oggidi, ti lasci volentieri da' glosatori e dizionarj ricondurre a' tempi di Virgilio e di Omero, e sdegni di lasciarti guidare all' età di Dante, son certo che Dante non potrà piacerti come gli altri due, perchè non ti metti in istato di essere contemporaneo a Dante, come ti mettesti di esserlo ad Omero e a Virgilio (1).

(1) Vedi a questo proposito Saggio sopra la Critica del Pope, Canto I.

Tu che a ragione in questo mare infame Per sirti e scogli hai d'affondar temenza, E di quell'onta, che il naufragio apporta, Odimi che far dèi. Degli autor primi, Cui sopra gli altri l'universo ammira, L'anime studia, e riconoscer tenta

Onde leggendo gli altri due, vai quasi per la città in cui nascesti, e leggendo il Poema dell' ultimo, se' come un viaggiatore per una città nuova, il quale non avesse guida che gl' interpretasse il linguaggio, nè i riti, nè le leggi di quella. Egli è il vero, che camminando qua e colà, esso pellegrino potrebbe per caso trovar buono e bello un edifizio, e aver diletto nel rimirarlo, o un ricco vestimento che vi si usasse come nel suo paese, o altra cosa comune a tutti i popoli; ma che potrebbe piacergli del restante, se non intende nè linguaggio, nè costumi? Va pel poema di Dante senza chi ti guidi; » Francesca di Arimino, il Conte Ugolino e l'Arsenale de' Viniziani ti riescono pezzi mirabili ma, se non hai guida che ti trasporti a' tempi del poeta, abbiti perdono se leggi saltando e dormendo, ma almeno tralascerai di dar giudizio di Dante,

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Lor vari pregi. Esplora a fondo, esplora
L'argomento, la favola, i costumi
Di loro etadi, di lor patria i riti,
Il divin culto, e l'idioma in prima.
Se negli anni tuoi verdi a te non rese
Tali oggetti domestici e presenti
Cotidiano sudore, in van procuri
Di ricrearmi a spese lor con punte
Di satirico sale. Io non ti ammetto,
Credilo a me, fra' critici, che degni
Son di tal nome e di verace onore,

Questo è quanto io dovea dire nella prefazione, e l'ho detto. Se vuoi vedere il restante, benigno Lettore, vedi nelle scritture che vengono dopo, quel che dicono di Dante il Doni, Virgilio, Trifon Gabriello, Aristofane e diverse altre ombre degli Elisj. Siati intanto raccomandato lo stampatore, che ti promette sempre libri pubblicati con diligenza, e da darti frutto e diletto.

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IL DONI

ALLO ZATTA

Chi vuole che un libro sia gradito, egli ci dee essere delle figure. Gli uomini che leggouo e intendono la sostanza delle parole, quando hanno passati alquanti fogli, si ricreano a vedere quel poco d'intenzione pittoresca, che riesce come una spezie di sedile a chi ha camminato. Alcuni, ch' entrano poco nel midollo delle opere, voltano le carte, e senza leggerne linea, studiano neʼrami intagliati. In questo modo l' intendemmo sempre il Marcolini ed io. A' miei giorni, quando io viveva sulla terra, questo galantuomo voleva da me scritture, e quasi ad ogni facciata della stampa vi allogava uno scherzo pittoresco. Non vi potrei dire quanto spaccio ebbero in tal forma le cose mie. Vi era una concorrenza di genti alla sua bottega, come ad una fiera. Vorrei che voi aveste la stessa buona fortuna. Ma perchè cerco di persuadervi? So che siete inclinato per natura a questo modo di stampare. Adunque vi dirò brevemente, ch'io farei disegnare e intagliare i capricci, de' quali vi mando l'intenzione in questa carta qui rinchiu

sa. Se un bell' ingegno vuole aggiungervi qualche cosa di suo, lasciatelo fare, che non può altro che giovarvi. Aðdio

Dichiarazione de' rami che si attrovavano nella prima edizione dell' opera presente.

Antiporta

» Tempio magnifico e reale della vera Fama e Gloria, verso cui incamminansi alquanti Genj che in mano portano in piccioli scudi incisi i nomi illustri dei celebri poeti per appenderli al tempio medesimo, ove attaccati si scorgono i nomi di Dante, del Petrarca, dell'Ariosto e del Bembo. Dirimpetto vedesi la figura di altro tempio non reale, fittizio, formato nelle nuvole dal riverbero del tempio reale. Molti pipistrelli, che nel becco hanno altri scudi, sovra i quali con caratteri guasti e logori sono incisi i nomi de' falsi poeti, vanno confusamente svolazzando verso di esso per appiccarli; ma niente di stabile ritrovando, giù a terra li lasciano cadere

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Frontispizio

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Leone vivo, che col muover soltanto la coda intimorisce e spaventa alquante lepri, le quali precipitosamente fuggono a nascondersi e rintanarsi

Dedicatoria

La Fama sovra maestoso cocchia

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