Sayfadaki görseller
PDF
ePub

pubblica al mondo tutto la virtù e merito del divino poeta Dante, e con tromba sonora celebra le di lui immor tali meritate laudi.

Diverse insolenti lepri che, veduto un leone giacere morto a terra, baldanzose vanno scherzando intorno a lui, mordendogli la coda,,.

[ocr errors]

Lettere

Corriero che, arrivato dai Campi Elisj in Venezia, presenta e consegna allo stampatore un plico di Lettere direttegli dal Doni.

Antonfrancesco Doui, che vicino a deliziosa selvetta sta fra sè stesso pensando, se Virgilio possa mai essere stato l'au tore delle lettere critiche contra Dante scritte; e da ragionevoli conjetture conosce che falsamente furono a Virgilio appropriate.

Tre fiere arrabbiate, cioè una lonza, un leone ed una lupa invano tentano impedire a Dante l'ascendere al monte della Gloria; perchè a dispetto de' loro ruggiti e latrati arriva al termine che si prescrisse.

Il Vesuvio di Napoli tutto avvampante, da cui escono parecchi topi. ( Alludesi alla descrizione fatta dall'Ab. Saverio Bettinelli in uno de' suoi poemetti).

Il Doni sedente appiè di un olmo; Virgilio se gli accosta leggendo il libro

in cui censurasi la divina Commedia di Dante; e molto si maraviglia che da uomini del nostro mondo abbiasi avuto l'ardire di pubblicarlo come da lui composto.

Aristofane e Giuvenale vanno a ritrovare Virgilio che col Doni stava discorrendo: Virgilio fa vedere ad Aristofane il libro della critica fatta a Dante. Giuvenale gli stimola a tosto poner rimedio a' disordini. Il Doni colla mano fa cenno a molte ombre de' poeti, che di ciò si lamentano, acciò si acquetino col prometter loro riparo.

Apollo da una parte, che in un limbicco poste avendo le opere di Dante a forza di fuoco distilla ed estrae preziosissimi e saporitissimi liquori di tre diverse qualità; l'una serve a condire ogni qualunque scipidezza di dottrina; l'altra a ravvivare gli spiriti tramortiti per l'ignoranza; e la terza a medicare qualsivoglia malore e infermità di cognizione. Un satiro poi dalla parte opposta, limbiccando varie opere di autori moderni, non estrae altro che fumo denso e fetente.

Gli antichi poeti raunati a concilio: Virgilio in piedi che parla, il quale dopo aver con isdegno e disprezzo gettato a terra il libro dell'epistole critiche, con valide ragioni si giustifica con tutti, e specialmente con Dante.

Venere e Minerva prescelte da Giove alla cura e alla educazione del bambi. nello Orfeo. Quella in atto d'infondere coll' alito ad Orfeo l'appetito del buono e del bello questa attenta per regolargli l'intelletto, per renderlo poi un uomo illustre e celebre nelle buone arti e in tutte le scienze.

:

La Virtù che con acuta lancia passa il petto alla baldanzosa Ignoranza e la

atterra.

Puttino che, levata le maschera alla falsa Poesia, indica cogli occhi e colle mani ritrovarsi la vera Poesia nel libro chiuso della divina Commedia di Dante, che è un vero ciguo soavemente canoro.

Messaggiero spedito dagli Elisj pubblica a suon di tromba al mondo il Giudisio formato dagli antichi poeti a pro di Dante. Un cane latrante e due cornacchie, che gracchiavano, atterriti rimangono da tale suono, e si cacciano in fuga ».

AL SIGNOR ANTONIO ZATTA

ANTONFRANCESCO DONI

LETTERA PRIMA

Egli ci è venuto notizia sin di qua

negli Elisj, che voi avete fatto una magnifica spesa a stampare il Canzonierc del Petrarca due anni fa; e ora con solennità non minore avete dato al pubblico la Commedia di Dante. Trovandomi io al presente in questo reame tante leghe lontano da Venezia, parerà a voi impossibile ch' io mi sia per questa cagione innamorato tanto della vostra diligenza, che mi mova a scrivere questa lettera. Sappiate però, fratel mio buono, che non picciolo grado abbiamo in questo paese a chi tien conto di là della riputazione de' letterati venuti alla presente seconda e perpetua vita. Perchè finalmente, che abbiamo noi del nostro lasciato di là, fuori che un poco di buona fama di noi? quel corpaccio, che ci legava e ci teneva in un sacco, è andato in polvere; la roba, se pure ne abbia

mo avuta, poichè noi uomini di lettere non ne possediamo mai grande abbondanza, o gli eredi l'hanno sbranata, o i litigj e il chiudersi de' nostri casati l'hanno fatta entrare in altra famiglia; sicchè quanto ci veniva dalla terra è sparito, e ci è costà solamente rimaso quel poco di frutto che cavammo fuori della nostra mente, il quale fa conoscere che siamo stati un tempo nel mondo. Questo frutto però in un picciolo giro di anni sparirebbe anch' esso, se voi altri stampatori e librai non lo rinnovaste di tempo in tempo, facendo la guerra ai topi, alle tiguuole, alle nebbie, alle piogge e a tante male influenze, che lo consumerebbero in un secolo e forse meno. Non è dunque maraviglia, se avendo noi cara quella poca o molta riputazione che lasciammo nella valle del mondo; e vedendo che tutte le altre cose erano fumo e baie transitorie, testifichiamo con tutto il cuore di essere obbligati a chi si prende cura di essa con fraterna carità ed amore. Sappiate adunque che i due poeti da me nominati di sopra vi sono obbligatissimi, e forse vi scriveranno un giorno essi ancora; ma poichè sono pure poeti, e possono in un momento passare da una fantasia all'altra, e dimenticarsi non il ricevuto benefizio, ma quest'atto di gentilezza, vi scrivo io intanto, e vi

« ÖncekiDevam »