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AI SIGNORI ASSOCIATI

DEL PETRARCA E DI DANTE

ANTONIO ZATTA

A

voi veramente, più che tutti gli altri indirizzo il presente libro, venuto dall'altro mondo. L'obbligo mio é tale con esso voi, ch' io debba darvene questa pubblica testimonianza. Non parlerò, come altri far so. gliono nelle Dedicatorie, della nobiltà dei vostri casati, o delle grandezze de' maggiori vostri, poichè da voi medesimi nasce il vostro onore, e nel vostro intelletto proprio sta la vostra fami. Dicovi solamente che siete fortunati, perchè parte per natura e parte per istudio, si vede, a' libri che comperate, essere voi allevati, e per modo avere guidato il cervello e l'animo vostru, che quando udite qualche cosa, ch'esca fuori del diritto cammino e si dilunghi dalle dottrine insegnateci daʼveri maestri, tosto vi sentite rimescolare tutto il sangue, come quando si ode con ugne graft re ne vetri, o aguzzare con lima le seghe. So l'effetto che hanno fatto nell'animo di voi, o sagge e intelligenti persone, quelle lettere, che sotto il nome di Virgi lio vennero agli Arcadi intitolate. In esse, più che tutti gli altri poeti italiani, sono sferzati crudelmente Dante e il Petrarca. Chi vuol gittar giù un alto e valido edifizio, la via più spedita è battere con ogni forza le fondamenta. Cosi avete detto tutti voi, e sopra

tutto vi dolse che fosse assalito Dante. A chi dunque piuttosto che a voi sono dovute queste scritture, nelle quali il padre e il maestro dell'Italiana Poesia viene difeso? So io bene che l'accusatore, qualunque egli si sia, che certo è uomo di non volgare ingegno, dirà ch' egli non ha assalito Lante; ma detto solamente, che la Poesia Italiana è giunta a mal passo a cagione di coloro che cercano d'imitare gli antichi poeti. Io non so a qual passo sia giunta questa Poesia; ma pure se è vero quanto esso afferma della sua decadenza, crederei di poter dire, che appunto l'avere trascurato questo Poeta sia cagione di tanta disgrazia. Quanti sono oggidì gli imitatori di Dante? Chi seguendo i stigj di quel profondo intelletto, pensa ad un altissimo argomento, lo distende con artifizio squisito, vi dipinge ad ogni tratto dentro la natura, e tragge il suo stile dalle fonti de' libri sacri com egli fece? Della sua Teologia non parlo. Nel fine del terzo tomo della sua Commedia da me stampata, in tre Dissertazioni del P. Maestro Gianlorenzo Berti Teologo di S. M. 1. e Professore Pubblico di Pisa, si vedrà qual Teologo fosse Dante. Oh quanto sarebbe il meglio, e maggior utile arrecherebbe all'Italiana Poesia, l'aprire il cammino ad una vera imitazione di questo Poeta, che cercare di screditarlo; ed ammaestrare le genti o svolazzare con la testa come lor piace! Voi, voi, amatori del buon gusto e conoscitori dell'arte poetica, quando avrete letto queste scritture, giudicherete se in esse è detto il vero. Intanto non altro; ma solo con la più vera stima e ripieno di obbligazione mi raccomando alla grazia vostra.

PREFAZIONE

Io avea già in animo, o cortese Lettore,

di mettere innanzi alle scritture, che troverai nel presente libro raccolte e stam→ pate, una prefazione che pizzicasse alquanto del dotto, e avesse dentro molti prelibati passi greci e latini; parendomi in questo modo che avrei dato concetto a chi le compose, e di far onore agli Elisj donde sono venute, secondo quello che afferina lo stampatore. Ma quest'uomo veramente dabbene, pensando ad una certa foggia naturale, mi disse, che dovendo pur egli stamparla, vuole che sia scritta secondo il suo umore; e che gli piace un proemio ghiribizzoso e fantastico, il quale sarà letto più volentieri, che se fosse pensato lungamente e scritto con eleganza. Vedi, mi disse egli, e odi me; in queste carte si difende Dante. Questi è un poeta alto, profondo, che tratta di materie nobili; se noi non cerchiamo di ricreare la brigata, chi vuoi tu che legga? Pensa come ha scritto il Censore di lui, ch'egli fa fino alle Ricette dei versi; il Codice nuovo di leggi del Parnaso Italiano; i frammenti de Sonetti,,, e altre bagattelJuzze si fatte da muovere a riso i lettori. Facciamo noi così ancora. Non aggraviamo gl'ingegni: scrivi pure cosette leste,

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e quel che ti viene alla penna senza molto esame, appunto come fec'egli. Io gliel' ho dunque promesso, poiché pure una prefazione ci dev'essere; a' patti però che, secondo la materia, ora farò a suo modo e ora al mio. Iatanto do principio come egli vuole.

La quistione che qui si vede intorno alla Commedia di Dante, benchè si dica che la sia nuova, si può dire che sia nuova come la luna. Oh! quanti anni sono passati che parecchi ingegni destarono. questo fuoco letterario; e scrissero pro e contra ; e con tutta quella battaglia Dante si rimase in piedi saldo e gagliardo sempre più; e ha viso di durare fiache ci sarà sapore di buone lettere. E con tutto ciò il Censore, come s'egli avesse con una lunga speculazione trovato il primo in Dante quello che dice, l'assale con quelle medesime arme, che si spuntarono nelle mani del Castravilla, del Bulgarini e di altri male affezionati a Dante. Onde la non è quistione fresca, ma nuova come la luna. Esamini chi vuole quanto è che la luna si aggiri in cielo : egli non potrà negare che non sia vecchia; e tuttavia si legge ne' lunarj di mese in mese; Luna nuova; perchè quel vederla scemare a poco a poco, e poi sparire del tutto, e poi nascere un'altra volta, ci fa venire una fantasia che sia nuova,

Ma no; essa è sempre quell' antichissima, e gli uomini s'ingannano quando dicono: è fatta la luna nuova? Anzi dovrebbero dire: si è riveduta ancora quell'antichissima luna, che fu veduta la prima volta da Adamo? Così si dee dire della presente quistione quantunque l' almanacco, volli dire il libro, la metta per ora nuovamente stampata; a domandare con giudizio si dovrebbe dire: avete voi riveduta la quistione del Castravilla e del Bulgarini contro a Dante apparita di nuovo? quella materia vecchia rappezzata di fresco ?

Io però ho deliberato di non entrar punto in si fatta zuffa, dappoichè negli Elisj è stata formata la risposta, la quale potrà vedere chi avrà volontà di leggerla. Dicovi solamente (che sieno state om. bre di là, o cristiani di qua coloro che hanno risposto, chè in ciò non mi voglio stillare il cervello, ma credere allo stampatore, a cui furono mandate le rispo ste col titolo che portano in fronte ), dicovi bene, ripeto, che hanno fatto ragionevolmente a rispondere alle opposizioni contra Dante, prima che alle altre contro al Petrarca e agli altri poeti ita. liani. Mi afferma il Zatta, ch' egli ha notizia che negli Elisj vi è un gran bollore anche sopra questo particolare, e che vi sono certe anime liriche le quali

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