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Appreffo che avrai chiesta pietate:
Madonna, quegli, che mi manda a voi,
Quando vi piaccia, vuole,

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Se egli ha fcufa, che la m'intendiate.
Amore è quì, che per voftra biltate
Lo face, come vuol, vifta cangiare
Dunque, perchè gli fece altra guardare,
Penfatet voi, da ch'e'non mutò 'l core.
Dille: Madonna, lo fuo core è stato
Con si fermata fede,

Cha voi fervir l'ha pronto ogni pensiero:
Tofto fu voftro, e mai non s'è

Se ella non te'l crede,

fmagato.

Di', che domandi Amore fe egli è vero.
Ed alla fine falle umila preghiero :
Lo perdonare fe le foffe a noja,
Che mi comandi per meffo, ch'i' moja ;
E vedraffi 3 ubbidire al fervidore.
E di' a 4 colei, ch'è d'ogni pietà chiave,

Speffe volte fi trovano ne MSS. fimili definenze, le quali pare che rendano alquanto alterata la rima; ma è da fapere, che gli fcrittori delle poefie fcrivevano le voci nella loro ordinaria maniera, le quali poi, in leggendofi, fi dovevano pronunziare accordate colla rima: onde in quefto luogo fi deve leggere manda a vui, per la ftretta parentela, che l'o ha fempre avuta coll' : e così fi deve fare in ogni al

B 4

Avan

tro luogo delle rime, che fono fparfe in quefta Raccolta; fervendo l'aver notato quefto paffo folamente.

I non s'è fmagato.* Spagn. defmayado, perduto, con fufo, fmarrito.

2 preghiero.* Franz. priere, preghiera e preghiero: demeure, dimora e dimoro: demande, dimanda e dimando. 3 ubbidire al fervidore. al. ubbidir bon fervidore.

4 E di' a colei. al. a colui.

Avanti, chefdonnei,

Che le faprà contar mia ragion bona:
Per grazia della mia nota foave,
Riman tu qui con lei,

E del tuo fervo, ciò che vuoi, ragiona :
E s'ella per tuo priego gli perdona,
Fa, che gli annunzj in bel fembiante pace.
Gentil Ballata mia, quando ti piace,

Muovi in quel punto, che tu n'aggi onore.

Quefta Ballata fi divide in tre parti. Nella prima dico a lei, ov' ella vada; e confortola, perch' ella vada più ficura: e dico nella cui compagnia fi metta, fe vuole ficura andare, e fanza pericolo alcuno. Nella feconda dico quello, che a lei s'appartiene fare. Nella terza la licenzio, di gire, quando yuole, raccomandando il fuo movimento nelle braccia della fua fortuna. La feconda parte comincia: Con dolce fuono. La terza: Gentil Ballata.

Potrebbe già l'uomo opporre contro a me, edire, che non fapeffe, a cui foffe il mio parlare in feconda perfona, perocchè la Ballata non è altro, che quefte parole, che io parlo. E però dico, che quefto dubbio io lo'ntendo folvere, e dichiarare in quefto libello, ancora in parte più dubbiofa; ed allora intenda quì, chi più dubita, che quì voleffe opporre, in quefto modo.

Appreffo di quefta foprafcritta vifione, avendo

1 Avanti che SDONNEL. Il Vocabolario della Crufca. Sdonneare, Snamorarfi. Lat. domina amore liberari: fa

minarum cœtus amores re

linquere e pon adduce altro

già efempio, che questo del noftro Dante Sdonneare, contrario di donneare, cioè donneggiare, effere cavaliere e fervidore di donna.

già dette le parole, che Amore m'aveva impofte a dire, m'incominciaron molti, e diverfi penfamenti a combattere, ed a tentare, ciafcuno quafi indefenfibilmente; tra li quali penfamenti, quattro m'ingombravan più il ripofo della vita. L'un de' quali era quefto: buona è la fignoria d'Amore; perocchè trae lo'ntendimento del fuo fedele da tutte le rie cofe. L'altro era quefto: non è buona la fignoria d'amore; perocchè, quanto il fuo fedele più fede gli porta, tanto più gravi, e dolorofi punti gli convien paffare. L'altro era quefto: lo nome d' Amore è si dolce a udire, che impoffibile mi pare, che la fua propria operazione fia nelle più cofe altro, che dolce; concioffiacofachè li nomi feguitino le nominate cofe, ficcome è fcritto: Nomina funt confequentia rerum. Lo quarto era quefto: la donna, per cui Amore ti ftrigne così, non è come l' altre donne, che leggiermente fi muova del fuo cuore. E ciascuno mi combatteva tanto, che mi faceva ftare quafi come colui, che non fa, per qual via pigli il fuo cammino, che vuole andare, e non fa, onde fi vada. E fe io penfava di volere cercare una comune via di coftoro, cioè, la ove tutti s'accor daffero, e quefta era molto inimica verfo me, cioè di chiamare, e di mettermi nelle braccia della pietà. Ed in quefto ftato dimorando, mi giunfe volontà di fcrivere parole rimate, e diffine allora quefto Sonetto Tutti li miei pensier parlan d'Amore,

Ed banno in lor si gran varietate,
Ch' altro mi fa voler fua poteftate,
Altro folle ragiona il fuo valore;

Al

1 Indefenfibilmente. Man- molte altre voci di questa

ca nel Vocabolario, ficcome raccolta.

Altro fperando m'apporta dolzore:
Altro pianger mi fa spesse fiate ;
E fols' accordano in chieder pietate,
Tremande di paura, ch'è nel core.
Ond' io non fo, da qual materia prenda:
E vorrei dire; e non fo, ch'io mi dica :
Così mi trovo in amorofa erranza.
E fe con tutti vo fare accordanza,

Convenemi chiamar la mia nimica,
Madonna la Pietà, che mi difenda.

Quefto Sonetto fi può dividere in quattro parti. Nella prima dico, e propongo, che tutti li miei penfieri fono d'Amore. Nella feconda dico, che fono diverfi, e narro la loro diverfità. Nella terza dico, in che tutti par, che s'accordino. Nella quarta dico, che volendo dire d'Amore, non fo da qual parte pigliar materia: efe la voglio pigliar da tutti, convien, ch' io chiami la mia nimica, • Madonna Pietà; e dico, Madonna, quafi per ifdegnofo modo di parlare. La feconda parte comincia: Ed anno in lore. La terza: E fol s'accordano. La quarta: Ond' io non fo.

Appreffo la battaglia de' diverfi pensieri, avvenne, che quefta gentiliffima venne in parte, ove molte donne gentili erano adunate. Alla qual parte To fui condotto per amica perfona; credendofi fare a me grandiffimo piacere, inquanto mi menava, laddove tante donne moftravano le loro bellezze. Onde io, quafi non fapendo, a che io foffi menato, e fidan

I Madonna Pietà: e dico madonna, ec.

*Così Orazio:

Et genus & formam regina Pecunia donat.

fidandomi nella perfona, la quale un fuo amico alla eftremità della vita avea condotto, diffi a lui: perchè semo noi venuti a quefte donne? Allora egli mi diffe; per fare, che elle fieno degnamente fervite. E vero è, che adunate quivi erano alla compagnia d'una gentil donna, che difpofata era il giorno; e però, fecondo l'ufanza della fopraddetta Città, conveniva, che le faceffero compagnia nel primo federe alla menfa, che facea nella magione del fuo novello fpofo. Sicchè io, credendomi far piacere di quefto amico, propofi di ftare al fervizio delle donne nella fua compagnia; e nel fine del mio proponimento mi parve fentire un mirabile tremore cominciar nel mio petto dalla finiftra parte, e diftenderfi sì di fubito per tutte le parti del mio corpo. Allora dico, che io poggiai la mia perfona fimulatamente ad una pintura, la qual circundava quefta magione: e temendo, non altri fi foffe accorto del mio tremare, levai gli occhi, e mirando le donne, vidi tra loro la gentiliffima Beatrice. Allora furono sì diftrutti li miei fpiriti, per la forza, che Amor prefe, veggendofi in tanta propinquità alla gentiliffima donna,che non ne rimafe in vita più, che gli fpiriti del vifo : ed ancora questi rimafero fuori degli loro ftrumenti, perocchè Amore voleva ftare nel loro nobiliffimo luogo, per vedere la mirabile donna; e avvengachè io foffi altro, che prima, molto mi dolea di quefifpiritelli, che filamentavano forte, e diceano: fe quefti non ci sfolgoraffono così fuori del noftro luogo, noi potremmo ftare a vedere la maraviglia di quefta donna, ficcome ftanno gli altri noftri pari. I'dico, che molte di quefte donne, accorgendofi della mia transfigurazione, s'incominciarono a ma

ra

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