S'a coftei non ne cale,
No fpero mai d'altrui aver foccorfo: E quefta sbandeggiata di tua corte, Signor, non cura colpo di tuo ftrale. Fatto ha d'orgoglio al petto fchermo tale, Ch'ogni faetta lì fpunta fuo corfo ; Perchè l'armato cuor da nulla è morfo. O montanina mia canzon, tu vai, Forfe vedrai Fiorenza la mia terra; Che fuor di se mi ferra
Vota d'amore, e nuda di pietate: Se dentro v'entri, va dicendo: omai Non vi può fare il mio fignor più guerra: Là ond' io vegno una catena il ferra;, Talchè fe piega voftra crudeltate, Non ha di ritornar qui libertate.
Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra Son giunto, laffo, ed al bianchir de' colli Quando fi perde lo color nell'erba: E'l mio difio però non cangia il verde, Sì è barbato nella dura pietra, Che parla, e fente, come foffe donna. Similemente questa nova donna Si fta gelata, come neve all'ombra; Che non la move, fe non come pietra Il dolce tempo, che rifcalda i colli, E che gli fa tornar di bianco in verde, Perchè gli copre di fioretti e d'erba. Quando ella ha in tefta una ghirlanda d'erba Trae della mente noftra ogni altra donna; Perchè fi mifchia il crefpo giallo e'l verde, Si bel, ch'amor vi viene a ftare all'ombra;
Che m'ha ferrato tra piccioli colli Più forte affai, che la calcina pietra; Le fue bellezze han più vertù, che pietra; E'l colpo fuo non può fanar per erba; Ch'io fon fuggito per piani e per colli, Per potere fcampar da cotal donna; Onde al fuo lume non mi può fare ombra Poggio, nè muro mai, nè fronda verde. Io l'ho veduta già veftita a verde
Sì fatta, ch'ella avrebbe meffo in pietra L'amor, ch'io porto pure alla fua ombra; Ond' io l'ho chiefta in un bel prato d'erba Innamorata, come anco fu donna,
E chiufa intorno d'altiffimi colli. Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli Prima, che quefto legno molle e verde. S'infiammi, come fuol far bella donna Di me, che mi torrei dormire in pietra Tutto il mio tempo, e gir pafcendo l'erba, Sol per vedere u' fuoi panni fanno ombra. Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto un bel verde la giovene donna Gli fa fparir, come pietra fotto erba.
Io fon venuto al punto della rota, Che l'orizonte quando 'l: fol fi corca, Ci parturifce il geminato cielo: E la ftella d'amor ci fta rimota Per lo raggio lucente, che la 'nforca Si di traverfo, che le fi fa velo: E quel pianeta che conforta il gelo, Si moftra tutto a noi per lo grande arco; Nel qual ciafcun de' fette fa poca ombra:
E però non difgombra
Un fol penfier d'amore, ond' io fon carco La mente mia, ch'è più dura che pietra, In tener forte immagine di pietra. Levasi della rena d'Etiopia
Lo vento pellegrin, che l'aer turba, Per la fpera del Sol ch'ora la scalda; E paffa il mare, onde conduce copia Di nebbia tal, che 's' altro non la turba, Quefto emifpero chiude, e tutto falda; E poi fi folve, e cade in bianca falda Di-fredda neve, ed in nojofa pioggia; Onde l'aer s'attrifta, e tutto piagne; Ed amor, che fue ragne
Ritira al ciel per lo vento che poggia, Non m'abbandona; sì è bella donna Quefta crudel, che m'è data per donna. Fuggito è ogni augel, che 'l caldo fegue Del paefe d'Europa, che non perde Le fette ftelle gelide unque mai:
Egli altri han pofto alle lor voci triegue, Per non fonarle infino al tempo verde; Se ciò non foffe per cagion di guai: E tutti gli animali, che fon gai Di lor natura, fon d'amor difciolti, Perocchè il freddo lor fpirito ammorta: E'l mio più d'amor porta;
Che gli dolci penfier non mi fon tolti, Nè mi fon dati per volta di tempo, Ma donna gli mi dà, c'ha picciol tempo. Paffato hanno lor termine le fronde, Che traffe fuor la vertù d'ariete,
Per adornare il mondo, e morta è l'erbas Q 3
Ed ogni ramo verde a noi s'afconde, Se non fe in pino, in lauro, o in abete, O in alcun, che fua verdura ferba: E tanto è la ftagion forte ed acerba, Ch'ammorta gli fioretti per le piagge; Gli quai non poffon tollerar la brina: E l'amorofa fpina
Amor però di cor non la mi tragge; Perch'io fon fermo di portarla fempre, Ch'io farò in vita, s'io viveffi fempre. Verfan le vene le fumifere acque
Per i vapor, che la terra ha nel ventre, Che d'abbiffo gli tira fufo in alto, Onde cammino al bel giorno mi piacque; Che ora è fatto rivo, e farà, mentre Che durerà del verno il grande affalto: La tena fa un fuol che par di fmalto, E l'acqua morta fi converte in vetro Per la freddura che di fuor la ferra: Ed io della mia guerra
Non fon però tornato un paffo addietro; Nè vo' tornar, che fe'l martiro è dolce, La morte dè paffare ogni altro dolce. Canzone, or che farà di me nell'altro Tempo novello e dolce, quando piove Amor in terra da tutti li cieli? Quando per questi geli
Amore è folo in me, e non altrove? Saranne quello ch'è d'un uom di marmo; Se in pargoletta fia per cuore un marmo.
Amor, tu vedi ben che questa donna
La tua vértù non cura in alcun tempo,
Che fuol dell' altre belle farfi donna. E poi s'accorfe ch'ella era mia donna, Per lo tuo raggio ch'al volto mi luce. D'ogni crudelità fi fece donna;
Sicchè non par ch'ella abbia cuor di donna; Ma di qual fiera l'ha d'amor più freddo; Che per lo caldo tempo, e per lo freddo Mi fa fembianti pur come una donna, Che foffe fatta d'una bella pietra Per man di quel, che m' intagliaffe in pietra. Ed io che fon coftante più che pietra In ubbidirti per biltà di donna, Porto nafcofo il colpo della pietra, Con la qual mi ferifti come pietra, Che t'aveffe nojato lungo tempo; Talchè mi giunfe al core, ov'io fon pietra, E mai non fi fcoperfe alcuna pietra, O da vertù di fole, o da fua luce, Che tanta aveffe nè vertù, nè luce, Che mi poteffe a'tar da quefta pietra; Sicch' ella non mi meni col fuo freddo Colà, dov'io farò di morte freddo. Signor, tu fai che per algente freddo L'acqua diventa cristallina pietra Là fotto tramontana, ove è il gran freddo E l'aer fempre in elemento freddo Vi fi converte sì, che l'acqua è donna In quella parte, per cagion del freddo: Così dinanzi dal fembiante freddo Mi ghiaccia il fangue fempre d'ogni tempo, E quel penfier che più m'accorcia il tempo, Mi fi converte tutto in corpo freddo; Che m' efce poi per mezzo della luce,
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