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prende in Cielo. Nella feconda dico, che di lei fi comprende in terra. quivi: Madonna è defiata. Quefta feconda parte fi divide in due: che nella prima dico di lei, quanto dalla parte della nobiltà della fua anima, narrando alquante delle fue virtuti, che dalla fua anima procedevano. Nella feconda dico di lei, quanto dalla parte della nobiltà del fuo corpo, narrando alquante delle fue belle bellezze. quivi: Dice di lei Amore. Quefta feconda parte fi divide in due; che nella prima dico d'alquante bellezze, che fono fecondo determinata parte della perfona. quivi: Dove gli occhi fuoi. Quefta feconda parte fi divide in due; che nell' una dico degli occhi, che fono principio d'Amore. Nella feconda dico della bocca, ch'è fine d'Amore, acciocchè quinci fi levi ogni viziofo penfiero. Ricordifi chi legge, che di fopra è fcritto, che il faluto di quefta donna, il quale era operazione della bocca fua, fu fine de' miei defiderj, mentre io il pote' ricevere. Pofcia, quando dico: Canzone, io fo, aggiungo una ftanza, quafi come ancella dell' altre, nella qual dico quello, che di questa mia Canzone defidero. E perocchè quefta ultima parte è brieve ad intendere, non mi travaglio di più divifioni. Dico bene, che a più aprire la 'ntenzione di quefta Canzone, fi converrebbe ufare di più minute divifioni; ma tuttavia chi non è di tanto ingegno, che per quefte, che fon fatte, la poffa intendere, a me non difpiace, fe la mi lascia ftare; che certo io temo, d'avere a troppi comunicato il fuo intendimento, pur per quefte divifioni, che fatte fono, s'egli avveniffe, che molti le poteffino udire. Appreffo, che quefta Canzona fu alquanto divolgata tralle genti, conciofoffecofachè alcuno amico

l'udif

l'udiffe; volontà il moffe a pregarmi, che io gli doveffi dire, che è Amore; avendo forfe, per le udite parole, fperanza di me, oltrechè degna. Onde io penfando, che appreffo di cotal trattato, bello era trattare alcuna cofa d'Amore: e penfando, che l'amico era da fervire; propofi di dir parole, nelle quali io trattaffi d'Amore; ed allora diffi quefto Sonetto:

Amore, e'l cor gentil fono una cofa;

Siccome il faggio in fuo dittato pone: E così effer l'un senza l'altro ofa, Com' alma razional fanza ragione. Fagli natura, quand'è amorosa,

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Amor per fire, e'l cor per fua magione; 2 Dentro alla qual dormendo fi ripofa, 3 Talvolta poca, e tal lunga ftagione. Biltate appare in faggia donna poi,

Che piace agli occhi, ficchè dentro al core
Nafce un defio della cofa piacente :

E tanto dura talora in coftui,

Che fa fvegliar lo fpirito d' Amore:
E fimil face in donna uomo valente.

Quefto Sonetto fi divide in due parti. Nella prima dico di lui, inquanto è in potenzia. Nella feconda dico di lui, inquanto di potenza fi riduce in atto. La feconda comincia: Biltate appare. La prima fi divide in due. Nella prima dico, in che fuggetto fia quefta potenzia. Nella feconda dico, come quefto fuggetto, e questa potenzia fieno prodotti infieme:

1 Amor per fire e'l cor. al. Amor pregiare il cor. 2 Dentro alla qual. al.

e co

C 4 dentro allo qual. 3 Talvolta poca. al. tal volta brieve.

ecome l'uno guarda l'altro, come forma materia. La feconda comincia: Fagli natura. Pofcia quando dico: Biltate appare, dico come questa potenza fi riduce in atto; e prima, come fi riduce in uomo, pofcia, come fi riduce in donna. quivi: Efimil fate in donna, cc.

Posciaché io trattai d'Amore nella foprafcritta rima, vennemi voglia di dire, anche in loda di quefta gentiliffima, parole, per le quali io moftraffi, come per lei fi fveglia quefto Amore e come non folamente fi fveglia, laddov' egli dorme, ma là ove non è in potenzia, ella mirabilmente il fa venire, operando; ed allora diffi:

Negli occhi porta la mia donna Amore;
Perchè fi fa gentil, ciocch' ella mira:
Ove ella paffa, ogni uom ver lei fi gira,
E cui faluta, fa tremar lo core.
Sicchè ballando 'l vifo tutto fmuore,

Ed ogni fuo difetto allor fofpira:
Fugge dinanzi a lei fuperbia, ed ira.
Ajutatemi, donne, farle onore.
Ogni dolcezza, ogni penfiero umile

Nafce nel core, a chi parlar la fente,
Onde è laudato, chi prima la vide.
Quel, ch'ella par, quando un poco forride,
Non fi può dicer, nè tenere a mente;
Si è nuovo miracolo, e gentile.

Quefto Sonetto ha tre parti. Nella prima dico, ficcome questa donna riduce quefta potenzia in atto, fecondo la nobiliffima parte de' fuoi occhi. E nella terza dico quefto medefimo, fecondo la nobiliffima

I farle onore, al. a farle onore.

fima parte della fua bocca. E intra quefte due parti ha una particella, ch'è quafi domandatrice d'ajuto alla parte dinanzi, e alla seguente; e comincia quivi: Ajutatemi, donne. La terza comincia: Ogni dolcezza. La prima fi divide in tre; che nella prima parte dico: ficcome virtuofamente fa gentile tutto ciò, che vede; e quefto è tanto a dire, quanto adducere Amore in potenza, là ove non è. Nella feconda dico, come induce in atto Amore, ne' cuori di tutti coloro, cui vede. Nella terza dico quello, che poi adopera ne' loro cuori. La feconda comincia: Ov'ella paffa. La terza: E cui faluta. Pofcia, quando dico: Ajutatemi, donne; dò ad intendere, a cui la mia intenzione è di parlare, chiamando le donne, che m'ajutino onorar coftei. Poi, quando dico: Ogni dolcezza, dico quel medefimo, che è detto, e nella prima parte fecondo due atti della fua bocca: l'uno de' quali è il fuo dolciffimo parlare: e l'altro il fuo mirabile rifo; falvo, che non dico di quefto ultimo, come adoperi ne'cuori altrui, perocchè la memoria non può ritenere lui, nè fue operazioni.

Appreffo quefto, non molti di paffati, ficcome piacque a quel gloriofo Sire, il quale non negò la morte a fe, colui, che era ftato genitore di tanta maraviglia, quanto fi vedea, che era quefta nobiliffima Beatrice, di quefta vita ufcendo, alla gloria eternale fe ne gío veracemente. Onde, concioffiacofachè cotal partire fia dolorofo a coloro, che rimangono, e fono ftati amici di colui, che se ne va e nulla fia sì intima amiftà, come quella del buon padre: e quefta donna foffe in altiffimo grado di bontà; ed il fuo padre, ficcome da molti fi crede, e vero è, faffe

buo

buono in alto grado; manifefto è, che questa donna fu amariffimamente piena di dolore. E concioffiachè, fecondochè è l'ufanza della fopraddetta Città, donne con donne, e uomini con uomini, s'adunarono colà, dove questa Beatrice piangea pietofamente; onde io veggendo tornare alquante donne da lei, udi'dir loro parole di quefta gentiliffima, com' ella filamentava; tralle quali parole udi', che dicevano: certo, ella piangea sì, che quale la miraffe dovrebbe morire di pietà. Allora trapafforono quefte donne, ed io rimasi in tanta triftizia, che alcuna lagrima talora bagnava la mia faccia; onde io mi ricopria, con porre fpeffo le mani agli occhi miei; efe non foffe, ch' io intendea udire anche di lei, perocchè io era in luogo, onde fe ne gía la maggior parte di quelle donne, che da lei fi partivano; io mi farei nafcofo incontanente, che le lagrime m'avevano affalito. Eperò, dimorando ancora nel medefimo luogo, donne anche paffarono preffo di me, le quali andavano ragionando tra loro queste parole: Chi dee mai effer lieta di noi, che avemo udita parlare quefta donna così pietofamente? Appreffo coftoro venivano altre, che venivano dicendo: Questi, che è quì, piagne, nè più, nè meno, come le l'aveffe veduta, come noi vedemmo. Altre dipoi dicevano di me: Vedrefti, che non pare effo, cotale è divenuto? E così paffando quefte donne, udi' parole di me, e di lei in quefto modo, che detto è; onde io poi penfando, propuofi di dir parole, acciocchè degnamente avea cagione di dire; nelle quali parole io conchiudeffi tutto ciò, che udito avea da quefte donne. E perciocchè volentieri l'avrei domandate, fe non mi foffe ftata riprenfione; prefi

ma

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