Bontà-V. Innocente-V. Virtù. Ma perchè l'ovra è tanto più gradita Dell'operante, quanto più appresenta Della bontà del cuore ond'è uscita. In te s'aduna Par. vii. 106. Par. XXXIII. 20. Quantunque in creatura è di bontade. (Ella è quanto di ben può far natura. Dante, Canz. 11.4.) In bene operare è più soletta. Purg. xx. 93. Bontà non è che sua memoria fregi. La mia sorella, che tra bella e buona Non so qual fosse più. Tra bella e onesta (Purg. XXIV. 13.) Quel fu più, lasciò in dubbio. Di valor alta colonna. Inf. viii. 47. Purg. XXIV. 13. Petrarca, Son. 71. p. 2. Non con altr'arme che col cor pudico, E d'un bel viso e di pensieri schivi, D'un parlar saggio e d'onestate amico. Trionfo Morte, 1. 7. (Santi atti schifi. Son. 170 - Pensier gravi e schivi. Son. 125 - Atto umile e schivo. Roberto di Battifolle.) Braccia - V. Abbracciare. Brama V. Desiderio. Brina. Che In quella parte del giovinetto anno, Inf. xxiv. 1. (La similitudine è troppo dotta, non assai evidente, ma bella. Tom maseo.) Quando noi fummo dove la rugiada Pugna col sole, e per esser in parte Ove adorezza, poco si dirada. Bruto. Le creature, che son fuore D'intelligenza. Brutto. Mi venne in sogno una femmina balba, Mal del corpo intero. (Corpo laido... Laidezza del corpo. Conv. m. 4.) Bruttissimo omicciuolo. Sgrignuto mostro e contrafatto. La sua statura, acciò tu la conosca, Donna si laida, che la terra tutta Avea la donna (se la crespa buccia Purg. 1. 121. Par. 1. 118. Purg. XIX. 7. Inf. xxxii. 70. Purg. XVIII. 124. Ariosto, XXVIll. 43. Quasi ascosi avea gli occhi nella testa, La faccia macra, e come un osso asciutta, La chioma rabbuffata, orrida e mesta, XXVIII. 35. III. 72. VII. 72. 73. xx. 120. Vedi innanzi alla porta un Etiopo Con naso e labbri grossi; e ben gli è avviso Nè a mezzo ancor di sua bruttezza io dico. XLIII. 135. Inf. xv. 103; Purg. vii. 45; Par. xvII. 109. Buonarotti. Quel ch'a par sculpe e colora, Michel, più che mortal, Angel divino. Ariosto, XXX.III 2. Caccia. Alla caccia Di... fu messo. Questi pareva a me maestro e donno, Con cagne magre, studiose e conte, Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi S'avea messi dinanzi dalla fronte. In picciol corso mi pareano stanchi Lo padre i figli, e con l'agute scane Mi parea lor veder fender li fianchi. Purg. III. 121. Inf. xi. 112. Inf. xxxIII. 28. Lo bevero s'assetta a far sua guerra. (caccia) Inf. xvII. 22. Tendiam le reti, sì ch'io pigli La lionessa e i lioncini al varco. Omai veggio la rete Che qui vi piglia, e come si scalappia. Cacciator tutta sua vita. Inf. xxx. 7. Purg. xxI. 76. Ariosto, XVIII. 166. Mostrami ove 'l mio re giaccia fra tanti Che vivendo imitò i tuoi studj santi. XVIII. 184. (Lo studio della caccia. Fior. d'Italia - Eccoti, Cinzia, il corno, eccoti l'arco; Ch'io rinunzio i tuoi studi, e la tua vita. Tasso, Am. Atto, I. Sc. 1.) Or per l'ombrose valli e lieti colli Vanno cacciando le paurose lepri; Or con sagaci cani i fagian folli Con strepito uscir fan di stoppie e vepri; Or a' tordi lacciuoli, or veschi molli Tendon tra gli odoriferi ginepri... VII. 32. (Dando sovente a fere agro martire. Poliziano, Stanze, 1. 9 - Seguir le fere fuggitive in caccia Fra boschi antichi fuor di fossa o múro, E spiar lor covil per lunga traccia, Id. 17- Caccia descritta. Id. 1. 27, 33, 61, 67Seguir le fere fugaci, e le forti Atterrar combattendo. Tasso, Aminta, Atto 1. Sc. 1- Era mio sommo gusto... sol tender le reti, Ed invescar le panie, ed aguzzare 11 dardo ad una cote, e spiar l'orme E' covil delle Corpo vano. Cadavere. Inf. xx. 85. Carne nuda. (di spirito) Carne sepolta. In terra è terra il mio corpo. Quando le belle membra in ch'io Rinchiusa fui, e che son in terra sparte. Lo corpo ond'ella fu cacciata giace Giuso in... Quando disanimato il corpo giace. Inf. IX. 25. Purg. XXXI. 48. Purg. xxxi. 50. Par. x. 127. Purg. xv. 135. (Giacer senza l'anima. V. N. par. 8. - E la bella sembianza del corpo che giace senz' anima è pur detta: La morta imagine avvenente. Vita Nuova. Son. 1.) Cadere. E caddi, come l'uom cui sonno piglia. I' piovvi di Toscana, Poco tempo è, in questa gola fera... E cada come corpo morto cade. (Inf. v.142) Ariosto, 11.55. Caduco, mal caduco, epilessia. E qual è quei che cade, e non sa como, Cagione — V. Effetto-V. Produrre. Ma se a conoscer la prima radice Del nostro amor tu hai cotanto affetto. Inf. xxiv. 112. Inf. v. 124; Purg. XI. 33; XVн. 35; Par. xiv. 12. Ma se le mie parole esser den seme |