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(Mal torre e tener. Grazioso de' Bambagiuoli, XXVIII. )

Purg. xx. 9.

Purg. xx. 105.

Il mal che tutto il mondo occupa.

Voglia..... dell' oro ghiotta.

In cui avarizia usa il suo soperchio.
Fatto v'avete Iddio d'oro e d'argento.

(Que' che fan suo dio argento ed oro. Fazio, xvI. )
Porta nel tempio le cupide vele.

Ad acquisto d'oro usata.

E piange là dov' esser dee giocondo.
L'avara povertà di Catalogna.

(i famelici avari)

La sua natura, che di larga parca Discese, avria mestier di tal milizia, Che non curasse di metter in arca.

Ed una lupa, che di tutte brame

Inf. vii. 47. Inf. xix. 112.

Purg. xx. 93. Par. xxvII. 42. Inf. xi. 45.

Par. viii. 77.

Par. vIII. 82.

(lo so' la magra lupa d'avarizia. Fazio degli Uberti, x; Dittamondo, 1. 23 - Malvagia lupa. Franco Sacchetti.)

Sembiava carca nella sua magrezza,
E molte genti fe' già viver grame......
Ed ha natura si malvagia e ria,
Che mai non empie la bramosa voglia,
E dopo il pasto ha più fame che pria.

Molti son gli animali, a cui si ammoglia. Inf. 1. 49. 97. (Crescentem sequitur cura pecuniam Majorumque fames. Oraz. u. 16.) Maledetta sie tu, antica lupa, ̧

Che più che tutte l'altre bestie hai preda,

Per la tua fame senza fine cupa!

O avarizia, che puoi tu più farne,

Purg. xx. 10.

Purg. xx. 82.

Purg. XXII. 40.

Poi c'hai il sangue mio a te sì tratto,
Che non si cura della propria carne?

Perchè non reggi tu, o sacra fame
Dell'oro, l'appetito de' mortali.

(Ingorda fame d'oro. Casa. Son. 69. Virg. Æn. ш. 56.)

Calcando i buoni e sollevando i pravi.
L'occhio nostro non s' aderse
In alto, fisso alle cose terrene,...

Come avarizia spense a ciascun bene
Lo nostro amore...

Inf. xix. 104.

Purg. XIX. 118.

E quale è quei, che volentieri acquista,
E giugnel tempo, che perder lo face,
Che 'n tutti i suoi pensier piange e s' attrista.
(Vera pittura caratteristica dell' avarizia. Gioberti.)
O cieca cupidigia...

Che si ci sproni nella vita corta!

O cupidigia, che i mortali affonde

Si sotto te, che nessuno ha podere
Di trarre gli occhi fuor delle tue onde!
La cieca cupidigia che si v'ammalia.
Di dispendio parchi.

Inf. 1. 55.

Inf. XII. 49.

Par. XXVII. 21.

Par. xxx. 139.

Ariosto, xx. 21.

Avere.

Verdi

Erano in vesti. (aveano le vesti verdi)

Purg. vIII. 28.

Avvenire - Accadere.

Si com'egl' incontra.

(Dante, Canz. XVII; Conv. 1. 2, 3; II. 12; iv. 21.)

Pioch'egl' incontra.

Inf. xx. 32.

Par. XIII. 118.

Di rado Incontra.

S' egli è che la destra costa giaccia.

Inf. ix. 19. Inf. xxIII. 31.

Ovver saria (avverrebbe) che non potesse?

Purg. vii. 57; Par. xxiv. 103.

Se più avvien che fortuna t'accoglia. Inf. xxx. 146.

(Vien ch'io me ne spogli. Petrarca Vien che m'uccide un si gentil pensiero. Guido Cavalcanti - Ed ella Vien che m'uccida. Casa, Son. 22.)

Chè quando lor d'uccider noi sortisca. Al peggio che potrà incontrarmi... Avvenire, predizione dell' avvenire

Tempo futuro m'è già nel cospetto, Cui non sarà quest' ora molto antica.

Ariosto, xiv. 70. xv. 47.

V. Antivedere.

Purg. xxi. 98.

Infuturarsi. (estendersi nell' avvenire)

Avventare.

Là dove fortuna la balestra.

Quivi la ripa fiamma in fuor balestra. Prende l' altro nel petto, e l' arrandella In mezzo alla città sopra le mura.

Avventarsi.

Mostrava come i figli si gittaro
Sovra Senacherib dentro dal tempio...
Con quel furore e con quella tempesta
Ch' escono i cani addosso al poverello...
Non con altro romor di petto dansi
Due leon fieri.

Par. XVII. 98.

Inf. XIII. 98. Purg. xxv. 112.

Ariosto, XVIII. 6.

Purg. XII. 52.

Inf. xxi. 67.

Petrarca, Tr. Castità, 19.

Avvertire.

Però t'assenno che se mai odi...

Inf. xx. 97.

(E giustizia mi assenna Del fatto... Fazio degli Uberti, xvII. )

Guarda, giovi ch'io ti scaltro. (Ar. XXXII. 57.) Purg. XXVI. 3.
Intrate; ma facciovi accorti

Che di fuor torna chi indietro si guata

(Per pietate Umilemente fattenela accorta Che... Cino, xxI.)

Purg. Ix. 131.

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(Esprime e dipinge. - Egli mi parea sbigottito, e guardava la terra.

Vita Nuova, par. 9.)

Nè gli gravò viltà di cuor le ciglia.

(nè vile timore gli fece bassa la fronte)
Non mi lasciar, diss' io, così difatto.

Par. xi. 88.

Inf. viii. 100.

Con l'animo che vince ogni battaglia,
Se col suo grave corpo non s'accascia.

Avvicinarsi.

Non corse mai sì tosto acqua per doccia
A volger ruota di mulin terragno,
Quand' ella più verso le pale approccia.

Ma ficca gli occhi à valle; chè s'approccia
La riviera del sangue...

Inf. xxiv. 52.

Inf. xxii. 46.

Dall' altra parte in fuor troppo s'approccia.
Poi come più e più verso noi venne.
Lo buon maestro a me tutto s'accolse.
Tutto mi ritrassi Al Duca mio.

Io mi ristrinsi alla fida compagna.
lo m'accostai con tutta la persona

Lungo 'l mio Duca.

Gli s'accostò allato.

Inf. xu. 46.

Purg. xx. 9. Purg. 11. 37. Inf. XXIX. 100. Purg. 1. 110.

Purg. 11. 3.

Inf. xxi. 97.

Inf. xxii. 46.

L'ombra che s'era al giudice raccolta. Purg. vi. 109.

Stretto mi accostai

Tutto gelato alle fidate spalle.

Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi,
Quanto il senso s'inganna di lontano.
Colui che da sinistra le s'aggiusta.
Poi verso me, quanto potevan farsi,
Certi si feron...

Ver me si fece, ed io ver lui mi fei.
Come noi gli fummo presso.

Purg. vIII. 41.

Inf. xxxi. 25. Par. xxxII. 121.

Purg. XXVI. 13.

Purg. vii. 52. Purg. xxvi. 13.

Si fece l'un più presso a noi. Par. vi. 31; Purg. x. 53.

Tanto mi piacque prima 'l dolce lume,

Ch'i' passai con diletto assai gran poggi

Per poter appressar gli amati rami.

Petrarca, Sest. v. 6.

(Questo modo ha molta vaghezza nell' italiano. V. Monti.)

Era un tenero fior nato in quel bosco

Il giorno avanti; e la radice in parte
Ch' appressar nol poteva anima sciolta.

Più innanzi, e poi più innanzi i passi muta,
Tanto che se gli accosta a faccia a faccia,

E con fraterno affetto lo saluta,

Sest. VI. 2.

Avvocato.

Questi in prima età fu dato all' arte Di vender parolette, anzi menzogne.

(all'arte degli Avvocati )

Azione.

Petr. Canz. VI. p. 2.

Azioni belle ed onorate.

Opere leggiadre.

Purg. XI. 6.

(Leggiadre non valevano belle di bellezza avvenente, ma d'alta: Petrarca, Tr. Fama, 11. 56; Tasso, 11. 63; xvii. 73. )

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Alte operazioni e peregrine. Petr. Trionfo Divinità. 13.

Rade volte addivien ch' all' alte imprese

Fortuna ingiuriosa non contrasti,

Ch' agli animosi fatti mal s' accorda.

Far buone azioni.

Canz. II. 7. 4.

Quei c'hanno al buon voler buona radice. Purg. XIII. 33.

(la cui volontà fruttifica opere buone)

Par. ix. 21; Ariosto, xxxvi. 7.

A cui di ben far giova.

In bene operare è più soletta.

Al ben far poser gl' ingegni.

Purg. xxii. 93.
Inf. vi. 8.

(Del ben far. Par. vi. 132. Per tuo ben far. Inf. xv. 64. Al dire e al far così intero. Purg. xvII. 30. Ogni buono operare. Purg. XVIII. 15. ) Buona merce carca. (fa tesoro d'opere buone) Par. XI. 123. Tutti contemplanti Uomini furo accesi di quel caldo Che fa nascere i fiori e i frutti santi.

(opere e santi pensieri)

Fece col senno assai e con la spada.

Par. xx. 46.

Inf. xvi. 39.

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