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BATTAGLIA DI CAMPALDINO

OSTRACISMO DI GIANO DELLA BELLA PRINCIPALI D'AMBE LE SETTE A'CONFINI

Capitolo Primo

BUONCONTE-LEGAZIONI DI DANTE

S. I.

l' fui di Montefeltro; i fui Buonconte.
Giovanna, o altri non ha di me cura;
Perch'io vo tra costor con bassa fronte.
Purg. C. V. 88.

Papa Nicolò III morì il 19 agosto

del 1280. Gli Uberti con molti altri di loro parte erano stati sentenziati di stare alcun tempo a' confini : ma il comune dar dovea Îoro in danari un quotidiano ristoro. I Guelfi presero ben presto a contraffare a'patti della pace, togliendo i salarii a' confinati, e gli onori e i beneficii ai tornati Ghibellini.

Guittone d'Arezzo, nato di Viva di Michele, Camarlingo del comune d'Arezzo, fu provinciale dell' ordine militare dei Gaudenti. Fondò il monastero degli

Angioli dell'ordine Camaldolese in Firenze, ove pensava terminare i suoi gior ni: ma nol vide compiuto, essendo stato colto da morte nel 1294. Ne' suoi bei giorni fatto oratore della repubblica, arringava al popolo fiorentino, parlando parole di pace; ed avea voce di oratore nobilissimo e principale. Benvenuto da Imola lo dice: Pulcherrimus inventor in lingua materna, non tam ratione stili, quam gravium sententiarum (1).

Nel 1280 il partito ghibellino aveasi potuto rafforzare in Arezzo. I Fiorentini, capi della parte guelfa giunsero fino alle porte di quella città. Mentre però Fiorentini e Senesi ritornavano d'Arezzo, furono assaliti da uno agguato degli Aretini alla Pieve del Toppo, ove assai ne morirono (2). I nobili di Firenze d' altro non s'occuparono che dello innalzarsi gli uni sopra degli altri; e i cittadini profittarono di quelle divisioni per arrogare a sè le dignità governative con esclusione della nobiltà. Nel 1282 le corporazioni dell'arti crearono tre priori, da scegliersi costantemente ad ogni bimestre tra i mercadan

(1) Purg. C. XXIV. 56. (2) Inf. C. XIII. 121.

ti e gli artieri: ne fu portato il numero a sei, a nove, e a dodici

a seconda delle circostanze: alla fine i priori furono ventuno, altrettanti quante l'arti o i mestieri. Ebbero guardie, palazzo e titolo di signori : e parve per alcun tempo sedata l'ira delle fazioni: ma la gelosia tra nobili e plebei generò nuovi disordini.

Nel 1289 il re Carlo di Sicilia che andava a Roma, passò per Firenze, e fu dal comune onoratamente presentato con palio e armeggerie. Si fu allora che Dante entrò in tanta grazia ed amore del giovine Carlo Martello. Richiesto, il re lasciò a capitano con le insegne sue messere Amerigo di Nerbona, suo barone, giovane bellissimo, ma non molto esperto in fatto d'arme. In Arezzo il vescovo Guglielmino, figliuolo di Ubertino de'Pazzi, assecondato dai Tarlati di Pietramala, nel 1285 insignorivasi del governo, e correva al soccorso de'Ghibellini di Romagna, avendo a capitano Buonconte di Montefeltro. I fuorusciti ghibellini di Firenze aiutati dagli Aretini, tentarono la sorte dell'armi contro i Guelfi a Bibiena nel giugno del 1289. L'esercito fiorentino formò i primi alloggiamenti sul monte al Pruno, che ora

pur dicesi Poggio al Pruno, luogo tra Cetica e Strada; e dovette passare per Borgo alla Collina: era capitano di tutto l'esercito Amerigo di Nerbona, e portava l'insegna Gherardo Ventraja de'Tornaquinci. Il fatto d'arme succedette l'undecimo giorno di giugno in un luogo detto Certomondo nel piano di Campaldino in Casentino. Dante fra i soldati a cavallo, comandati da messer barone de' Mangiadori di s. Miniato, incontrò i nimici appiè del monte Poppi, combattè nella prima schiera, e vi portò gravissimo pericolo. La battaglia riuscì vittoriosa pe'Guelfi. Scipione Ammirato nelle sue storie Fiorentine, Lib. III, p. 137 per Giunti 1600, così scrive: E ,, cosa certa, essere intervenuto in questa giornata Dante Alighieri, ancor giovane; quegli che poi divenne così chiaro e illustre poeta, il quale con una sua lettera è efficace testimonio in approvare il successo di questa battaglia. Della qui citata lettera di Dante, in oggi perduta, a noi giunsero appena le seguenti parole:,, Nella bat,, taglia di Campaldino la parte Ghibellina fu quasi al tutto morta e disfatta, dove mi trovai fanciullo nell'armi, e dove ebbi temenza molta,

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e nella fine grandissima allegrezza per li vari casi di quella battaglia. quella campagna Dante contrasse amicizia con Bernardino di Polenta fratello di Francesca, capitano di molti Pistojesi venuti al soccorso de'Guelfi fiorentini. Gli Aretini lasciarono sul campo 1700 morti, rimasti essendone ben anche 1000 prigionieri. Buonconte, figliuolo del conte Guido da Montefeltro, combattendo contra i Guelfi, vi fu ferito; nè mai si seppe che fosse di lui. Dante supplisce con una finzione poetica. Buonconte narra che lo spirito delle tenebre, infellonito per non aver potuto ghermire la sua anima, ricorsa negli estremi istanti al celeste soccorso, fece mal governo del cadavere, suscitando un turbine e un rovescio d'acque, per cui l'Arno, dopo averlo voltolato per le sponde e pel fondo, lo coverse colla sua preda. Egli sen va con bassa fronte per la tristezza cagionatagli dal vedersi da' suoi più cari e dalla moglie medesima, di nome Giovanna, sdimenticato (1).

Occupata Bibiena, i Fiorentini assediarono Arezzo, ove afforzato erasi il partito ghibellino; ed arrandellarono en

(1) Purg. C. V. ss.

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