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po così ammoniva nel Convivio:,, Non dica quegli degli Uberti di Firenze nè quegli de'Visconti di Melano: perch'io sono di cotale schiatta, io sono nobile; chè il divino seme non cade in ischiatta, cioè in istirpe, ma cade nelle singulari persone nobili: la stir,, pe non fa le singulari persone nobiÎi; ma le singulari persone fanno nobile la stirpe. „

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Fino dal mille, Ugo Brandeburgense, marchese o duca di Toscana, era potente di guisa, che Ottone III suo cugino, il quale lo tenea sempre onorato al suo fianco, e nominato lo avea suo vicario, non lasciava di averne un qualche timore. Le famiglie Pulci, Nerli Gangalandi, Giandonati, Della Bella, ed altre, nell'arme loro inquartarono quella del detto barone imperiale Ugo Brandeburgense, avendo da lui ricevuto onori militari, e privilegi di nobiltà. In ogni anno, nel giorno di s. Tommaso, per lungo tempo si costumò in Firenze di commemorarne il nome e 'l pregio con festa solenne nella Badia di Settimo, ov'era sepolto. Ciascun che della bella insegna porta - Del gran barone, il cui nome e il cui pregio La festa di Tommaso riconforta, Da esso ebbe milizia e pri

vilegio (1). Illustri nomi erano quegli degli Ubertini di Gaville, de' Pazzi di Valdarno, de'Ricasoli, degli Scolari.

Nell'Inf. C. VI. 80. tra que'che posero l'ingegno a ben fare, ma sono dannati tra l'anime più nere, è nominato nn Arrigo che poi non riscontrasi lungo il cammino, e che dal Volpi è detto magnifico cavaliere Fiorentino, della nobile famiglia de' Fifanti. Nell' Inf. C. XVI. 16., Virgilio addita a Dante tre ombre di personaggi famosi, e lo impegna ad aspettarle; e soggiunge che se non piovesse ivi fuoco, a lui converrebbe meglio lo affrettarsi ad incontrarle sono essi Guidoguerra, Tegghiajo Aldobrandi, e Jacopo Rusticucci. Jacopo Rusticucci il dimanda dello stato presente di Fiorenza, ed egli il ragguaglia della condizione trista e viziosa della patria. Dante dice a gran lode dei Lamberti che Fiorian Fiorenza in tutti suoi gran fatti (2). Avevan essi nell'arme le palle d'oro. Tra le famiglie che allora più erano in onore distinguevansi quella de'Ravignani, chiarissimi per semplice vita e per antiche

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(1) Par. C. XVI. 127.
(2) Par. C. XVI. 114.

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virtù, venuta in singolar dilezione ad Ottone III; quella degli Uberti, cui Dante dice disfatta dalla propria superbia (1); quella degli Amidei, che, unita agli Uberti, dovea por fine al primo lieto vivere de' Fiorentini colla vendetta esercitata contro i Buondelmonti; e quella degl'Elisei, discesa dall'antica famiglia de'Frangipani, onde nacque Dante Alighieri. Prendiamo qui il destro di continuare nelle proposteci notizie storiche, scendendo a favellare di alcuna delle mentovate più illustri famiglie.

(1) Par. C. XVI, 109.

EVENIMENTI DA CACCIAGUIDA SINO A FARINATA

Capitolo Secondo

GUALDRADA

GUIDOGUERRA

Nepote fu della buona Gualdrada:
Guidoguerra ebbe nome; ed in sua vita
Fece col senno assai e con la spada.
Inf. C. XVI. 37.

§. 1. Gualdrada, figliuola del fiorentino Bellincione Berti degli Adimari, fu unita in matrimonio con Guidoguerra VI, cui partorì quattro figli, Guido, Tegrino, Aghinolfo, e Marcovaldo: i discendenti dei tre primi furono ghibellini; quelli del quarto guelfi. Si volle che da Ottone IV il conte Guido, figlio del conte Guido Bevisangue de'conti Guidi di Modigliana, conducendo in moglie la bella Gualdrada, avesse a titolo di dote il Casentino e l'alta Romagna. Narra Giovanni Villani che Ottone IV imperadore, veduta avendo Gualdrada, vergine di singolare bellezza, figliuola di messer Bel

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lincion Berti della famiglia dei Ravignani, nobilissimo cavaliere di Firenze, richiedesse chi ella fosse, e che Bellincione avesse a rispondergli, essere figliuola di tale, cui bastava l'animo di fargliela baciare; che la fanciulla, intese le parole, fattasi in viso rossa, si levò in piedi, e disse: non bacierammi uomo vivente, se mio marito non sia; che l'imperatore commendata la casta risposta, consiglid il conte Guido, uno de'suoi baroni, a farlasi moglie; e che di Guido e Gualdrada nacque, tra gli altri figli, Ruggeri; e di Ruggeri, Guido-Guerra. Erano i Ravignani ond'è disceso Il conte Guido e qualunque del nome - Dell'alto Bel lincione ha poscia preso (1). Non sapendo negar fede al Villani, gli spositori ammisero concordemente che quell'imperatore fosse Ottone IV. Il Borghini accertandosi da un canto che Ottone IV non fu mai in Italia prima del 1209, e trovando dall' altro canto scritture del 1202 contenenti vendite da esso conte Guido fatte alla città di Firenze, nelle quali vedesi che aveva già dalla moglie Gualdrada due figli, e di età che potessero esser presenti a dare la parola al

(1) Par. C. XVI. 97.

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