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,, infermi passionati dalle malattie causate da quell' aere, massimamente del mese d'agosto, mezzano tra luglio e settembre, fetidissimi fiati e orribili lamenti traggono e mettono „. Tale continuò ad essere quella situazione fino alla non rimota epoca in cui i progressi dell'arte idraulica cominciarono a trovar modo onde bonificare quella valle, che è al presente uno de' più fertili e de' più popolati territorii toscani.

Le maremme Sanesi sono un padule esteso dai confini della provincia di Pisa fino a quelli dello stato ecclesiastico: lungo il mare, quel padule occupa lo spazio di circa settanta miglia, e s'allarga dentro le terre da cinque sino a diciotto. La pianura di Grosseto ne è la parte più considerevole. Di quel tratto di paese che è tra Pisa e Siena lungo la marina, fa cenno il poeta nei detti versi, ricordandone gli spedali, che nei caldi giorni della state solevano trovarsi ridondanti d'infermi.

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CACCIAGUIDA

Al suo Leon cinquecento cinquanta
E trenta fiate venne questo foco.
Par. C. XVI. 37.

§. 2. Venuto di Roma a Firenze, a'tempi di Carlo Magno, un Eliseo della famiglia Frangipani diede origine alla schiatta degli Elisei. Il nobile giovane Tebaldo degli Elisei, abbandonato dalla sua Ermellina, andò via per disperazione da Firenze, si mise presso un mercatante in Ancona, facendosi chiamare Filippo di Sanlodeccio, e in breve divenne ricco. Scorsi sette anni, udendo in Cipro cantare una sua canzone, nella quale in tempi migliori raccontata aveva la felicità del suo amore, riaperse il cuore alla speranza e tornò in Firenze. Dalla Novella VII della terza Giornata, che ciò narra nel Decamerone, si ha pure che Tebaldo avea quattro fratelli; e piace di trovare un poeta fra gli Elisei antenati di Dante, dei quali fanno onorata menzione e Ricordano Malespini e il Villani. Da questa nobile famiglia degli Elisei nacque in

re onesto

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Firenze Cacciaguida, cavaliere per armi e per senno spettabile e valoroso primo degli avi del poeta di cui s'abbiano sicure notizie. Per aver detto Cacciaguida: Basti de' miei maggiori udirne questo. - Chi ei si furo, e onde venner quivi,- Più è tacer che ragiona(1), argomenta il Landino aver Dante ignorata la storia della sua stirpe: mentre all'incontro il Vellutello intende esser più onesto il tacere che il ragionare de' suoi maggiori, per non incorrere nel vizio di vantare l'antichità degli avi. Non avrebbe già Dante avuto mestieri di mendicarsi una splendida origine per levar in fama il suo nome. Amò bensì di eleggersi a radice quello tra gli avi che guerriero e paladino potea aver nome nella storia; e non curò l'onore della più antica prosapia. Chiama padre suo Cacciaguida il compagno di Corrado III nelle guerre della Palestina, e ne colloca lo spirito beato nel pianeta di Marte; e ad esempio alle proprie azioni, il valore ne rimembra e la gloria. Questo Cacciaguida, non col parlar fiorentino dell'età di Dante, ma in lingua latina, come

(1) Par. C. XVI. 43.

usavasi ancora a' suoi tempi tra le persone meno rozze in cose di momento, dice al pronepote poeta, che dal giorno della incarnazione del divin Verbo, a quello in cui sua madre s'alleggeri di lui, il pianeta di Marte erasi portato 580 volte alla costellazione del Leone. Gli antichi interpreti della Commedia leggevano in tutti i testi a stampa e in penna: Da quel dì che fu detto Ave - Al parto in che mia madre, ch'è or santa, S'alleviò di me, ond'era grave; Al suo Leon cinquecento cinquanta E trenta fiate venne questo foco

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A rinfiammarsi sotto la sua pianta — (1). Sapevano che il pianeta di Marte torna quasi ogni due anni una volta nel segno del Leone: formando quindi il calcolo sopra 580 tornate di Marte in Leone, fissavano la nascita di Cacciaguida verso il 1160. Cacciaguida stesso peraltro, detto avendo che militò sotto l'imperator Corrado III contra i Turchi, riferivasi ad epoca anteriore, per avere Corrado III portata la guerra in Oriente, ed ivi lasciata la vita prima di una tal' epoca. È noto che la prima crociata si effettuò dopo il concilio di Clermont

(1) Par. C. XVI. 34.

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nel 1096.

sta pace

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Poi seguitai lo 'mperador Currado... E venni dal martirio a que(1). Primi gli Accademici della Crusca pensarono errata la lezione E trenta fiate - Sapendo morto Cacciaguida nel 1147, facilmente risero che morto venisse prima che nato. Mutarono tosto il trenta in tre. Calcolarono come dalla nascita di Cristo a quella di Cacciaguida, tornato il pianeta di Marte nel segno del Leone 583 volte; e stabilirono che Cacciaguida era nato nel 1106. Quegli Accademici, a ciò non autorizzati allora da verun codice, ma solo invogliati da una postilla che leggesi nel commento di Pietro figlio di Dante, ora avrebbono di che superbire vie più in risapendo che anche il Postillatore del codice Cassinense porta il tre fiate, e dà pur esso, che Cacciaguida vide la luce del 1106. Ma l'indefesso Lombardi provò che Marte compie il suo giro periodico quarantatre giorni prima che abbiano termine due anni, e che un tale eccesso, ripetuto tante volte, porta un troppo grande svario d'anni, relativamente all'epoca della nascita di Cacciaguida. Moltipli

(1) Par. C. XV. 139. .

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