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vigilie mai per voi soffersi, sprona ch' io mercè ne chiami — (1), ben dimostrano i due seguenti passi delle Per affaticare lo viso a molto studio di leggere, in tanto debilitai gli spiriti visivi, che le stelle mi pareano tutte d' alcuno albore, ombrate e per lunga riposanza in luoghi seuri e freddi, e con affreddare. lo corpo dell' occhio con acqua chiara, rivinsi la virtù disgregata, che tornai nel primo buono stato della vista,, (2). — Non ti maravigliare, lettore, che io abbia tanti autori a la "memoria ridotti; perciò che non pos"semo giudicare quella costruzione che noi chiamiamo suprema, se non per simili esempi. E forse utilissima cosa sarebbe abituar quella, aver veduto i regulati poeti, cioè Virgilio, la Metamorfosi di Ovidio, Stazio, e ,, Lucano, e e quelli ancora che hanno usato altissime prose; com'è Tullio, Livio, Plinio, Frontino, Paulo Orosio, e molti altri, i quali la nostra amica solitudine c' invitava a vedere (3) Chi poi più di Dante pose

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(1) Purg. C. XXIX. 37.

(2) Conviv. Tratt. III. §. 9.

(3) De Vulg. Eloq. Lib. II. cap. 6.

studio e mente e cuore nelle sacre carte? Avremmo di che farne un volume. Le molte e peregrine notizie in materia di scienze esatte e naturali che sono esposte Sotto il velame delli versi strani, compileremo noi fra breve in altro scritto. Sappiamo pure dal Boccaccio, che appena impresi gli elementi delle lettere, diede la sua puerizia con istudio continuo all' arti liberali; ed in quelle mirabilmente divenne esperto, così egli scrivendo: Sommamente si dilettò in ,, suoni ed in canti, e assai cose, da " questo diletto tirato, compose, le quali di piacevole nota facea rivestire L'Anonimo,contemporaneo e famigliare, ne conferma che di musica si dilettasse e sapesse, in nota al Par. C. XXVIII. 9. dicendo: Qui l'autore vuol mostrare ch' egli sa quella scienza ch'è detta

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musica ,,. Fu egli quindi amicissimo del fiorentino Casella, assai pregiato cantore, di facile natura, e di lieti costumi. Per fargli onore dopo morte, narra che il suo canto potè ottenere l'attenzione delle anime erranti nell'antipurgatorio, in guisa da obbliar la gran cura di spogliarsi il sozzo velame delle colpe (1). E nel Convito Tratt. II. (1) Purg. C. II, 122.

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c. XIV. scriveva:,, Ancora la musica trae a sè li spiriti umani, sicchè quasi cessano da ogni operazione: sì è l'anima intenta Ebbe pur caro in vita un Belacqua, eccellente fabbricatore d' istrumenti musicali; e perciò volle consolarsi col trovarne l'anima in luogo di salvazione (1). Ciò a rettificazione del supporsi dal Ginguenè oscuro per modo il nome di questo Belacqua, che tutti i commentatori abbiano dovuto confessare di non aver mai udito farne parole. Che Dante si dilettasse eziandio del disegnare, abbiamo da lui medesimo, che nella vita nuova così scrivea: In quel giorno, nel quale si compieva l'anno che questa donna era fatta delle cittadine di vita eterna, io mi sedeva in parte nella quale, ricordandomi di lei, io disegnava un angelo " sopra certe tavolette: e mentre io il ,, disegnava, volsi gli occhi, e vidi lungo me uomini alli quali si conveniva di far onore; e riguardavano quello che io facea e secondochè mi fu detto " poi, essi erano stati già alquanto anzi che io me n'accorgessi„,. Amò quindi eternar ne' suoi carmi la memoria di

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(1) Purg. C IV. 123.

Cimabue, di Oderisi, di Franco da Bologna, e di Giotto.

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Il Boccaccio delineava le sembianze dell' Alighiero, da non lasciar luogo a scambio. Fu di mezzana statura il suo volto fu lungo, il naso aquilino, » gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato: il colore era bruno, i capelli e la barba spessi, neri, e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso,,. Anche Benvenuto da Imola nel suo commento, conforme davane una descrizione. Il Giambullari nel suo Sito dell'Inferno, pagina 119, dice:,, L'uomo comunale si "pone tre braccia, e tanto dicono che era Dante . Egli riferisce a que'versi dell' Inf. C. XXXI. 30. - E più con un gigante io mi convegno Che i giganti non fan con le sue braccia. braccio di Firenze era di ventidue pollici: Dante, alto essendo pollici sessantasei, e dodici pollici formando un piede, era alto cinque piedi e mezzo.

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Dante soleva portare in capo una berretta, da cni scendevano due bende che chiamavansi il focale, della quale berretta usavasi già a que'tempi ad oggetto di lusso, od a salutevole preser

vativo, od a riparo dell' udito. Quelle fascie, nei ritratti del Petrarca, del Boccaccio, e di altri anteriori, cingono chiuse e addoppiate tutto il disotto del volto, dove che nei ritratti antichi e moderni di Dante, quelle due bende o strisce di lino vengono libere e sciolte a coprirgli soltanto gli orecchi. Franco Sacchetti, nato due lustri appena dopo mancato l'Alighiero, una fiata, Nov. 115, ne lo dipinge coll' armadura alla gola, detta gorgiera, e coll' armadura al braccio detta bracciajuola, come allora era usan

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ben anche mentre se ne andava per diporto in alcuna parte per la sua città. L'abito civile, proprio de' Fiorentini, distinguevasi pel lucco e pel cappuccio, che davano loro molta gravità. Il lucco, veste senza pieghe che serrava alla vita, di cui si ha una esatta descrizione nell'istoria del Varchi IX. 265, si usò poscia solamente ne' Magistrati. Chei Fiorentini avessero alcuna foggia di vestire diversa dalle altre genti, porgono bastante indizio que' versi: - Venian ver noi, e ciascuna gridava: - Sostati tu, che all'abito ne sembri - Essere

alcun di nostra terra prava (1). Era

(1) Inf. C. XVI. 7.

Il Secolo di Dante T. II.

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