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general costume a que' tempi di portare una lunga veste; e tale vestiva il poeta. Virgilio, in vederlo repugnante ad entrar tra le fiamme dell' ultimo scaglione del Purgatorio, ond' affidarlo a non temerne offesa, il consiglia trarne pruova coll' approssimare alle fiamme il lembo de' suoi panni,

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E se tu cre

di forse che io t'inganni, — Fâtti ver lei, e fatti far credenza Con le tue mani al lembo de'tuo' panni — (1). Altrove Dante avea detto di sè: Io aveva una corda intorno cinta - (2); e ciò potrebbe far credere ch' ei solesse peregrinando an. darne cinto. Si potrebbe pure argomentare dalle parole usate per accennare la gola, dov'uom s'affibbia 'l manto (3), ch'egli usasse affibbiarsi il mantello superiormente al petto. Hassi eziandio da' suoi versi, ch' ei portasse zoccoli ai piedi. Nella bolgia de' traditori, pel freddo, ogni senso era partito dal suo viso, come da un callo (4): tuttavia camminando sul ghiaccio, avrebb' egli dovuto risentirne molestia, se avuta non avesse alcuna buona difesa alla piantą (1) Purg. C. XXVII. 28. (2) Inf. C. XVI. 106. (3) Inf. C. XXXI. 66. (4) Inf, C. XXXII. 199,

de' piedi. Egli afferma che se n'accorse soltanto guardando: - Perch' io mi volsi, e vidimi davante E sotto i piedi un lago, che per gelo Avea di vetro e non d'acqua sembiante - (1). Eppure il gelo era ivi tale, che quel Camicion de’Pazzi di Valdarno, il quale colà trovavasi dannato per avere ucciso a tradimento messer Ubertino suo parente, ne avea pel gran freddo disseccate e distrutte le cartilagini delle orecchie. Che se, nel passeggiar fra le teste avendo Dante urtato col piede nel volto a Bocca degli Abati, questi si mise a gridare ed a piangere, bisogna dire che il poeta fosse calzato di scarpa grossa. Se voler fu, o destino, o fortuna, Non so; ma passeggiando fra le teste, - Forte percossi il piè nel viso ad una. Piangendo mi sgridò: Perchè mi peste? — (2).

Essere dovette ben Dante robusto della persona, se colle mani potè spezzare la bocca d' uno dei quattro pozzetti di marmo del battisterio nei quali scendevano i preti che battezzavano, per essere più vicini alla fonte. Ruppe egli quel pozzetto per salvare un fanciullo che v'era caduto dentro colle gambe (1) Inf. C. XXXII. 24. (2) Inf. C. XXXII. 76.

rivolte alla vita, nella qual positura poteva soffocarsi. Quel battisterio esisteva ancora al tempo del Landino, fu demolito del 1576. L' Anonimo dice: Fa comparazione della grandezza

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di questi fori a quelli che sono in certi battezzatori nella sua chiesa mag" giore di s. Giovanni di Firenze

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" quali sono circa nel mezzo della chiesa: sono di marmo, e sono stretti Dante dice d'avervi fatta quella rottura non ha molt' anni vale a dire poco innanzi al mezzo del cammino di sua vita. Questa indicazione del pericolo d' annegarsi può far credere che l'acqua della fonte fosse penetrata nella cavità stessa in cui era caduto il fanciullo, il quale perciò più bisognasse di pronto

soccorso.

GUIDO CAVALCANTI

§. 2. Dell'amicizia così Dante sentiva:

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Più licito nè più cortese modo di fare a sè medesimo onore, non è, che l'onorare l'amico: chè, conciosiacosachè intra dissimili amistà esser non si"possa, dovunque amistà si vede, militudine s'intende: e dovunque similitudine s'intende, corre comune la

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loda e lo vituperio (1). Primo ed intimo s'ebbe Dante fra gli amici Guido, figliuolo di Cavalcante Cavalcanti, nobilissimo giovane, cortese di grande animo, e intento sempre allo studio della filosofia; ma sdegnoso, e solitario. La gente volgare, scrive il Boccaccio, dicea che le sue speculazioni erano solo in cercare, se trovar si potesse che Iddio non fosse. Boccaccio (2) dice altresì di questo Guido:,, Egli fu uno de'migliori loici che avesse il mondo, ed ottimo filosofo naturale; leggiadrissimo, e co,,stumato, e parlante uomo molto; ed ,, ogni cosa che far volle ed a gentile uom pertinente seppe meglio che altro uom fare: e con questo era ricchissimo, ed a chiedere, sapeva onorare cui nell'animo gli capea che il valesse. Ma Guido alcuna volta specolando, molto ,, astratto dagli uomini diveniva. que'versi: Così ha tolto l'uno all'altro Guido - La gloria della lingua (3), vuolsi significato che, come Guido Guinicelli avea superati i verseggiatori Rainaldo d'Aquino, Guittone d'Arezzo, e Gotto Mantovano, così Guido Cavalcanti (1) Conviv.

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(2) Giorn. VI. Nov. 9.
(3) Purg. C. XI. 97.

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superato avesse Guido Guinicelli. Nel C. X. dell'Inferno, Cavalcante Cavalcanti, ch'era con Farinata nello stesso sepolcro, dannato come eresiarca, o che dalle parole di lui avesse attinto, quell'uom vivo col quale Farinata parlava, esser Dante, stato già amico di Guido figliuol di lui, ovvero facesse seco ragione, quel qualunque vivo dover essere privilegiato di scendere all'Inferno per altezza d'ingegno; piglia quindi cagione di credere che Guido suo altresì, uomo d'ingegno sommo, dovesse essere venuto con lui a vedere suo padre.

SOPRA LA SCENA

DEL

CANTO X. DELL'INFERNO

CONSIDERAZIONI

STORICHE E POETICHE

d'Ugo Foscolo

Le anime dannate, parlando al poeta, prevedono l'avvenire lontano; e quanto più gli eventi s'appressano, tanto men li distinguono: e quando si fanno pre

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