Segui, Signor, che s' egli è uom che dica Lui stesso, par mentire ; Che non fu mai così salda prodezza; Usò più altamente Valor d' animo più, ch' altro mai fosse, Ei contrastette a chiunque il percosse . E se color fallaro Che fecion contra lui a lor potere, Morte abbi fatto, non è da pentére : Che il ben si dee pur far, perchè egli è bene Nè può fallar chi fa ciò E È gente, che conviene. che si tiene onore e pregio Alcun ben che a lor venga per ventura : Mi par che questi menin la lor vita: Questo si è suo, e l'opera è gradita. Nol vedo alto intelletto Nè saviamente nè chi il ver ragiona O alma santa, in alto ciel salita Pianger devrebbe nemico e suggetto; Se questo mondo retto Fosse da gente virtudiosa e buona : Sei mio Signor cui più che me amava, per cui io sperava E Di ritornare ov' io sarei contento Ed or senza speranza di conforto, Or crudel morte e prava, Come m' hai tolto dolce intendimento La cui bellezza è piena di vertute ! Questo m' hai tolto; ond io tal pena sento Che non fu mai sì grieve cordoglienza, Che mai lontana assenza Questi morendo " non spera salute. Ch' egli è pur morto ed io non son tornato Onde languendo vivo disperato Canzon , tu te n' andrai dritta in Toscana A quel piacer, che mai non fu il più fino, Pietosa conta il mio lamento fero; Ma prima che tu passi Lunigiana, Li narrerai, che in lui alquanto spero ; Vol.Ill. Iii Pregal, ch' io sappia ciò che ti risponde. III. Sì giovin bella e sottil furatrice, Come tu non fu mai Pensando come e che furato m' hai Del mezzo del mio cor secreto e chiuso Ogni potenzia hai tolta, Con un Sol d' occhi aprendo ogni serraglia: Ora ti fuggi, e non par che ten caglia. Che durerà quantunque tu vorrai Io ti pur seguo quanto più mi fuggi, Nè trovo ove io mi volga A tor soccorso col quale io t' aggiunga Che faccia una pietà, che 'l cor ti punga. Che fia di me ? Ciò che tu disporrai . A ciò, che tu farai, tenerlo caro ; Ma ben conosco che non mi puoi torre L'amor puro e perfetto Che il Sol degli occhi in mezzo il cor lasciato Sia, dopo questo, dolce o vogli amaro . Che ciò che disporrai Pur lo dolce disio non mi torrai ; Col quale io spero divenir felice Che tu pur ti avvedrai Quando che sia del torto che mi fai . IV. La Madre Vergin gloriosa piange Sotto la Croce, ove il Figliuolo a torto Vede ferito sanguinente e morto. Dicendo lassa ne' dolenti guai : Così come suo par non nacque mai. Se io veggio morta in croce ogni pietaté, Verace fede, speranza, ed amore Nella mia Creatura e Creatore E spenta Vita, Via, e Veritate Chi porrà fine alla mia infirmitate Rimasa sola in tempestoso porto, Nol so vedere ; ond' io più mi sconforto. In più dolor sopra dolor ripiange La sconsolata, com' più mira scorto Pendente in Croce Cristo suo diporto. Am or V. così leggiadra giovinetta Giammai non mise foco in cor d' amante Come l'ha messo in me la tua saetta Vidila andar baldanzosa e secura Cantando in danza bei versi d' amore, E sospira sovente Talvolta scolorar la sua figura ; Volgeva gli occhi suoi soavemente Nel cantar suo, come l' avea distretta . IL FINE DEL TERZO VOLUME. |