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Qu

CAPITOLO XLIII.

Sopra la disposizione della Fortezza .

uando ne' casi gravi
Si ritrovano i savi
Costanza e sofferenza
In lor fan continenza
Sicchè la Fortitudo

Del nostro animo è scudo

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A sostenere i colpi
De' quai fortuna incolpi :
La qual Fortezza affrena
Che a peggio non ci mena
Per troppo smarrimento
Di danno e di tormento

Che talor se ne muore
Per troppo porre il cuore
Al ricevuto danno
O vero al suo affanno,
Della qual' opinione
Assegnerò ragione:
Come per troppo riso
Talor si bagna il viso
Di lagrime stillate
Dall' effetto portate,
Così al cuor dintorno

Tutto il sangue ha ritorno

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Per troppo pensier porto
Ond' e' diventa smorto,
E tremante e gelato
Perchè è ragunato
Il caldo e 'l sangue
Sicchè lagrime geme;
Vol. III.

insieme

M

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E quindi il cuore sfoga, E talora ne affoga Per lo calor soperchio Che intorno gli fa cerchio O convien che apostemi Se l'umidor non gemi Così soperchio d'ira E d' allegrezza tira Dietro all' effetto il sangue, Per cui natura langue Quando sua facultade Si stringe a 'stremitade Però questa virtute Di Fortezza è salute A confortar la mente Onde vita acconsente Cacciando sempre via Dal cuor malinconia . Per cui veggiamo i Santi Famosi tutti quanti Di gloriosa sorte Perocchè nella morte Fortezza si raccolse Sicchè niuno si volse

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Col suo fermo desio Da quel pensier di Dio Che concede ogni grazia A colui, che si spazia Nella superna altezza Con virtù di Fortezza.

པོ་

CAPITOLÓ XLIV.

Sopra la disposizione della Temperanza .

In ogni umano effetto

Igualmente è difetto

Il troppo e il poco oprare
Per lo soprabbondare

Nel cui mezzo ha sua stanza

Virtù di Temperanza

Sanza la qual giammai
A perfezion non fai
Venir niuno tuo fatto
Perchè corrotto ratto

Da quelle 'stremitadi
Se bene fiso badi .

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E siccome il calore
Col suo pretto sapore
Toccar non ti si lascia
Sanza cocente ambascia
Così dall' altra viva
Ond e' tutto si priva .
Similemente impaccia
Dove il petto gel ghiaccia,
El uno e l'altro uccide
Chi non se ne divide
Nel cui mezzo è sortite
Per Temperanza vita
Siccome ti fa chiaro
Il temporale svaro
Del verno e della state.
In cui necessitate

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L'un dall' altro contiene
Nel Pianeto ch' e' tiene .

Il Marzo sù l'accresce E al Settembre riesce Per guaime sull' erba Fuor della terra acerba La cui ragion sì tole Da temperato sole

E intorno alla memoria La spiritual gloria Si disegna per cerchio Ai chierici per merchio In cui tal tonditura Temperanza figura

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E così il mezzo prese La Deità che scese In terra per salvarci Quanto le piacque farci, Poscia prese la morte Nel mezzo della sorte

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CAPITOLO

XLV.

Sopra il reggimento di Santa Chiesa Cattolica.

Santa Chiesa ci regge

Con decretali e legge
In tal sollecitudine
Che a sua Beatitudine

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Di e notte fa preghi
Che se a noi non neghi

Con divozione espressa
La Maestà ha concessa
Per più solenne ufficio
L'eccelso sagrificio

Con quella propria carne
Con che venne a salvarne.
Nel cui producimento

Fa per compartimento
Due parti in mezzo al tondo
Com' è partito il mondo
Allo cui atto indopa

Africa,

Asia, ed Europa

Per lo qual ministerio

Si concede all' Imperio

La palla in man per norma
In iripartita forma

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Come Vicario e lume
Del temporal costume.
E il quarto Calicisto
Col vero sangue misto
Europa consente,
Perocchè ubbidiente;
L'altre due in sua vena

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