O come dianzi la fiaminga gente,
Che Napoli infelice avea schernita,
Viste l'armi d'Olanda, immantinente
La via ricominciò ch'avea fornita,
Nè fermò prima il piè che finalmente
Giunse invocata la francese aita:
Tale i topi al destin, di valle in valle,
Per più di cento miglia offrîr le spalle.
Passata era la notte, e il di secondo.
Già l'aria incominciava farsi oscura,
Quando un guerrier chiamato il Miratondo
A fuggir si trovò per un'altura;
Ed o fosse ardimento ovver ch'al mondo
Vinta dalla stanchezza è la paura,
Fermossi e, di spiar vago per uso,
Primo del gener suo rivolse il muso.
E ritto in su due piè, con gli occhi intenti, Mirando quanto si potea lontano,
Di qua, di là, da tutti quattro i venti,
Cercò l'acqua e la terra, il monte e il piano,
Spiò le selve, i laghi e le correnti,
Le distese campagne e l'oceano;
Nè vide altro stranier, se non farfalle
E molte vespe errar giù per la valle.
Granchi non vide già nè granchiolini
Nè d'armi ostili indizio in alcun lato,
Soli di verso il campo i vespertini
Fiati venian movendo i rami e il prato,
Soavemente susurrando e i crini
Fra gli orecchi molcendo al buon soldato.
Era il ciel senza nubi, e rubiconda
La parte occidentale, e il mar senz'onda.
Rinvigorir sentissi, ed all'aspetto
Di sì queta beltà l'alma riprese
Il Miratondo. E poi che con effetto,
Quattro volte a girar per lo paese