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Morte del granduca Cosimo I (21 aprile 1574), al quale succede il figlio Francesco I;

Morte di Carlo IX (30 maggio 74). A questa nuova Enrico III lascia furtivamente la Polonia per tornare in Francia;

Tunisi, Biserta e la Goletta sono ritolte dai Turchi agli Spagnuoli (agosto 74);

Morte di Selim II e successione di Amurat III suo figliuolo (decembre 74);

Enrico III è consacrato a Reims (14 febbrajo 4575). Sposa Luigia di Lorena Vaudemont (15 detto);

I Polacchi, dopo 13 mesi d'interregno, eleggono re Stefano Bathori di Transilvania (15 luglio 75);

Rodolfo, figlio dell' imperatore Massimiliano, è eletto re dei Romani (27 ottobre 75);

Discordie civili in Genova composte da Matteo Senarega (1575).

Sopra tre capi principali io discorrerò in questa relazione nel primo considererò le forze del re Cattolico; nel secondo, le qualità del consiglio e governo generale de' suoi regni; nel terzo, le condizioni e qualità di Sua Maestà, i suoi fini, e la disposizione dell' animo suo verso gli altri principi. E perchè fondamento del primo capo sono i regni e gli stati che S. M. possiede, dirò prima di questi con brevità, toccando solamente di due cose principali, che sono la sicurtà e debolezza loro, e l'utile e il servizio che ne cava la M. S.; sotto i quali due capi cascherà tutto quello che sarà necessario per ben conoscere le forze del re Cattolico.

E parlando prima dell' Indie, come di parte più lontana, dico, l'utile che ne cava S. M. esser di un milione e duecento mila scudi, che ogni anno gli vengon portati in Spagna, battute tutte le spese; dei quali mezzo milione sono della crociata concessale due anni sono da Sua Santità per quelle parti. Vi è poi l'accrescimento. che per il traffico dell' Indie hanno fatto i dazj di Spagna, che importa più di quattrocentomila scudi all'anno. Altri tre milioni vengono portati ogni anno dalle Indie per conto de' mercanti particolari, dei quali S. M. si può in diversi modi servire, e più di due milioni importano le entrate e beneficj che gli spagnuoli godono nelle Indie, e sono distribuiti da S. M. In cambio de' quali beneficj, dicono gli spagnuoli aver ricevuto dalle Indie graft danno per la quantità grande di gente ch'è andata e va continuamente in quelle parti, con la quale la Spagna saria meglio abitata e coltivata, e per esser, da poi che si fa quella navigazione, cresciuto il prezzo delle cose in Spagna tre o quattro volte più di quello che valevano; nè esser

RELAZIONI VENETE.

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per questo fatta la Spagna nel generale più abbondante di denari, ma solamente alcuni mercanti; e i cavalieri, che restano con le loro entrate ordinarie, sentirne apertamente il grande maleficio. Ma questi sono danni più presto particolari che pubblici, i quali non si devono comparare con l'utile e comodità che il re riceve da tanti milioni d'oro che ogni anno vengono portati in contanti dalle Indie.

La Fiandra e gli altri Paesi Bassi, se si considereranno nel termine che si trovavano innanzi le guerre, si può con ragione dire che il re ne cavava grande utilità, e che quegli stati erano una principal parte delle forze sue, perchè con le sole provvisioni fatte da quei popoli manteneva grosso numero di fanteria e di cavalleria ai confini di Francia, e in ogni occasione poteva con molta prestezza metter un esercito in campo pagato da loro, e con quello tener in freno i francesi, divertendoli dalle imprese che potessero disegnare in altre parti, e specialmente in Italia. La qual diversione non si può fare tanto facilmente nè tanto bene con le forze di Spagna, non vi essendo cavalleria grossa che possa stare a fronte della francese, e il paese ai confini essendo tanto sterile che non potria mantener gli eserciti; e le forze della Spagna, molto grandi e pronte per la propria difesa, essendo poco pronte per l'offesa d'altri. Erano medesimamente a quel tempo gli stati di Fiandra molto sicuri, non solamente per le molte fortezze, ma molto più per la prontezza con la quale i popoli concorrevano alla difesa; tanto che per molto che abbiano fatto i re francesi contra di loro molti anni continui, non hanno infine operato cosa alcuna. E la fede e buona volontà loro verso il principe era tanto grande, che Carlo V di gloriosa memoria, con l'aiuto e il favore loro principalmente, operò cose importanti e condusse a buon fine guerre principalissime. Ma lo stato presente di quei popoli è ridotto a termini in tutto contrarj, perchè la ricchezza si è convertita in povertà, e le facoltà che vi restano servono non più a beneficio ma per offesa del principe stesso; la fedeltà e devozione si è convertita in odio e ribellione; e con quindici e più milioni d'oro mandati di Spagna in tempo di quei moti, ed altrettanti ca

vati da quegli stati per spender in quella guerra, par che si sia comprata la ruina loro e la perdita della riputazione del re e dei principali ministri suoi. I quali mali sono tanto maggiori, quanto che non pajono pervenuti al fine, stando tuttavia l'Olanda e la Zelanda nella sua ribellione; senza le quali il resto di quegli stati non possono comodamente sostentarsi, vivendo la maggior parte di quei popoli con il mezzo delle industrie e mercanzie, per le quali hanno necessità di aver aperto il mare, il passo del quale dai ribelli viene occupato. Nè si vede modo per il quale S. M. per via della forza possa ricuperar quegli stati, perchè la qualità del sito di quel paese lo rende tutto fortissimo, e le fortezze sono quasi che ines pugnabili; oltra che l'ostinazione di quei popoli è grandissima, di non voler rimettersi sotto il governo de' spagnuoli se non con condizioni molto ample, e sarà sempre fomentata ed ajutata la loro ribellione dalla regina d'Inghilterra. A questi mali e pericoli adunque non potendo rimediare il re con la guerra, come per esperienza di tanti anni si è veduto, ed essendo già fatto il male molto vecchio e quasi incurabile, sarà necessitata S. M. mettervi fine con quelle condizioni di pace che potrà aver migliori; delle quali avendo io scritto molte volte alla Serenità Vostra, non accade ora parlare. Basterà solamente il dire che saranno poco sicure e manco onorevoli, come sogliono esser le cose che si fanno per necessità; e dell'interesse della religione si terrà tanto conto quanto si potrà, e non quanto si vorrà. E tanto più si può creder che le cose passeranno ora di questa maniera, poichè, da poi la morte del commendator maggiore, son poste al governo persone dei medesimi stati; le quali lasciata da parte la dignità del re, c ogni altro interesse di S. M., non avranno mira ad altra cosa che a liberarsi in qualunque modo dalla guerra e dai soldati stranieri, e particolarmente dagli spagnuoli (1). Di modo che

(1) I Requesens morì di febbre violenta a Bruxelles nel marzo di questo stesso anno 1576; e le cose rimasero a discrezione di una sfrenata soldatesca, finchè vi giunse, nel principio di novembre, don Giovanni d'Austria, nominato dal re a quel difficile governo, come vedremo più innanzi. La morte del Requesens accadde quando già il Priuli era tornato a Venezia.

quando anche sia posto fine a questi moti con la pace, non per questo il re di Spagna riceverà più dalla Fiandra quei comodi che soleva riceverne, nè più disporrà a sua volontà delle forze ed animi di quei popoli; perchè insuperbiti per l'autorità che acquisteranno, e fatti padroni del governo, crescerà sempre più la loro insolenza, la qual sarà ancora fomentata dai principi vicini ; tanto che il re, per non incorrer di nuovo nei medesimi e maggiori travagli, sarà forzato sopportarli, e così avendo persa l'antica autorità, la devozione e ubbidienza de' popoli, verrà ad esser signore di quegli stati più in nome che in effetto. Di questi mali successi di Fiandra, e dei disordini che sono seguiti, si può con verità attribuir la colpa principale al governo poco prudente de' spagnuoli, perchè certo, a giudicio di ognuno, le cose non sariano passate mai a tanto disordine, se avessero fatto la stima che si conveniva delle persone di quei signori fiamminghi, come meritava la servitù loro e la fede con la quale avevano servito il re e l'imperatore suo padre; e se dappoi i primi disordini non si fosse tanto incrudelito nel castigo, e più dolcemente e con maggior discrezione e destrezza si fosse proceduto nel metter gravezze a quei popoli, nè si fosser privati dei loro privilegj in tempo che si avevano da addolcire e non esasperare gli animi; e finalmente se con sufficienti forze si fosse amministrata la guerra in terra e in mare, stando nei tempi pericolosi più cauti e meglio armati.

Degli stati di Fiandra adunque e di quelle guerre basterà aver detto questo tanto, rimettendomi nel resto alle mie lettere scritte in questo proposito.

Degli stati d'Italia cava il re di Spagna ogni anno tre milioni e mezzo d'oro di entrata, con i quali mantiene molta fanteria spagnuola in numero di più di 12,000 fanti, 1300 uomini d' arme, e molta cavalleria leggiera; provvisiona gran numero di capitani di diverse nazioni; e in somma gli ordinarj trattenimenti de' soldati e capitani si cavano principalmente da questi stati. Delle quali forze si serve per sicurtà dei medesimi stati e per gli altri bisogni suoi, quando occorre, così in Fiandra come in altre parti. In questi stati ancora

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