Sayfadaki görseller
PDF
ePub

spese, la casa del re, la corte e le fazioni di quella. Delle quali cose non troviam meritevole d'essere riferito che quanto appresso:

Somma tutta l'entrata che il re trae dai suoi diversi stati a 14,567,000 scudi ogni anno. Di questi sono impegnati 4,110,000 scudi; e 4,866,000, che sono l'entrata fuori di Spagna, si spendono nei medesimi regni. Onde restano liberi al re 5,591,000 scudi.

La corte oggi è ridotta a pochissima gente, non vedendovisi se non quelli della camera e del consiglio; perchè molti privati cavalieri che stavano in corte o per servire al re o per pretendere mercede, vedendo che S. M. sta sempre ritirata nei boschi, e si lascia poco vedere, è anche non è molto larga nelle udienze, anzi molto stretta, e lunga nel dare, non possono durare sotto la spesa, che è senza loro gusto e profitto.

È divisa la corte in due fazioni assai scopertamente. La prima è dell' arcivescovo di Toledo, marchese di Los Velez, Antonio Perez, Matteo Vazquez (1) e Sebastian Santojo; e questa apparisce più favorita e più potente rispetto all' amministrazione dei negozj che ha in mano; non già che vi si vegga potenza o autorità straordinaria. L'altra è del duca d'Alva, priore don Antonio, principe di Melito, marchese d'Aguilar, e Cayas; e ciascuno procura di sbattersi più che può, e sono di tal maniera divisi nel consiglio, che molte volte il re non soddisfatto ordina che la cosa si veda meglio.

Poi venendo a parlare più particolarmente del consiglio di stato, e dei membri che lo compongono, dice:

Il consiglio di stato non ha altro presidente che l'istesso re, il quale però di rado o non mai vi entra. I consiglieri al presente sono: don Giovanni d' Austria (2), il duca di Sessa, il duca d' Alva, il principe di Melito, l'arcivescovo di Toledo, il già vescovo di Cordova, oggi arcivescovo di Sa

(1) De Lesa, secretario intimo del re; morì nel 1590. Di tutti gli altri qui nominati, membri del consiglio di stato, è discorso più inpanzi.

(2) Il quale si trovava però allora al governo delle Fiandre, come l'autore stesso lo dice nella enumerazione degli stati, e dove morì ai 25 di settembre di questo medesimo anno 1578.

ragoza, il marchese d' Aguilar, il presidente Covarubbias, il priore don Antonio di Toledo, e il marchese di Los Velez don Pedro Fajardo. Segretarj sono Antonio Perez e Gabriele Cayas.

Il signor don Giovanni d' Austria è tenuto giovane ardito, di buone e grate parole, ma ambiziosissimo, per non dir e tanto artificioso nel suo procedere, che non si può assicurar persona di quando dice da vero o da burla, e se gli è amico o no; giovane di tutti i suoi piaceri, e il re mostra di amarlo. Con tutto ciò non ha autorità alcuna nella corte. Non è molto contento, sì per non tener cosa ferma da vivere, come per essere battute le azioni sue dagli emuli continuamente. Seguita la parte dell' arcivescovo di Toledo e di Antonio Perez.

Il duca d'Alva è tenuto per persona cupa, artificiosa e di molto sapere, ma invidioso e maligno. Il re gli mostra buona volontà, ma non l'adopra molto. Non ha autorità alcuna, ed è per terra, e son pochi che tengano conto di lui. Ma per ricoprire la sua poca grazia e mala fortuna, non si parte mai dal re, ed è capo della fazione contraria all' arcivescovo di Toledo.

Il duca di Francavilla, oggi principe di Melito, è persona fredda, tenuto di buona mente, ma di poco sapere; uomo di sua comodità, che non si cura d'esser più di quello che è stato fin qui. Così vecchio s'è maritato di nuovo in una figliuola di don Bernardino di Cardenas.

Il prior don Antonio è vecchio, e così pieno di gotte che non può più servire (1). È uomo di buonissima mente, accettissimo al re, ma timido, e freddo nelle cose sue e degli amici; nè ha altro fine che di lasciare il suo luogo al conte d' Alva de Lista, perchè la commenda di S. Giovanni, dopo la morte sua, viene nel principe Vincislao (2).

Il marchese di Los Velez, don Pietro Fajardo, maggior domo maggiore della regina, è persona ritirata, di poche parole, e fa professione di savio e di sapere assai delle cose

(4) Mori il 45 marzo del seguente anno 1579.

21 minore dei due arciduchi d'Austria che erano in corte.

di stato. È di natura recondita, conforme all'umore del re, che se ne serve assai, ed è per venire innanzi, tiratovi anche dalla sua fazione, che oggi governa.

Il marchese d'Aguilar è persona superba, che presume assai, ma poco intelligente delle cose di stato, e n'è fatto pochissimo conto, nè serve ad altro che entrar nel consiglio di stato.

Il vescovo di Cordova, confessore già, sta fuori di corte, ed ha avuto l'arcivescovato di Saragoza; è persona artificiosa, maligna, rivoltosa, e oggi di pochissima autorità, ed è tenuto lontano dalla fazione dominante (1).

L'arcivescovo di Toledo fa il capo della fazione dominante; persona di molte lettere e d'animo quieto; nel parlare par ruvido, ma poi è di buona mente, e reputato dall' universale uomo da bene, e il re l'ama e se ne serve; ma non si vede in lui autorità straordinaria (2).

Il presidente Covarubbias è un omaccio tutto allegro e piacevole, di grandissime lettere e che sopporta la fatica. Nella sua autorità passa più di quello che importa il suo ufficio, non essendo nelle cose di stato nè intendente molto, nè molto adoperato.

Antonio Perez è allievo di Ruy Gomez. È persona discretissima, gentile, di molta creanza e sapere, il quale con la sua dolce maniera va temperando e coprendo molti disgusti che dariano alle persone la lunghezza e scarsità del re. Per mano di questo passano tutti i negozi di stato d'Italia, e ha anco in mano quelli di Fiandra da poi che governa don Giovanni, che lo porta molto avanti, ma più di tutti l'arcivescovo di Toledo e il marchese di Los Velez. Ed è tanto accorto e sufficiente, che è per divenire il principal ministro che abbia il re (3). È persona macilente, di non molta sanità, assai disordinato, e amicissimo de' suoi comodi e piaceri, e ha caro d'essere stimato e presentato.

4) Questa pittura concorda a pieno con quelle dei precedenti ambasciatori. (2) Di esso Quiroga è discorso nelle precedenti e nelle susseguenti relazioni. 3) E lo divenne in fatti, se già non lo era, ma per cadere in breve da più allo, come altrove vedremo.

280 RELAZIONE DI SPAGNA DI A. BADOERO. 1578.

Gabriele Cayas ha poi la cura delle cose ordinarie di Fiandra, perchè, come poco grato a don Giovanni, gli furono levate le cifre e le cose importanti di quella provincia, rispetto alla confidenza che tiene col duca d' Alva, intenso nemico di don Giovanni. Ha le cose di Francia, Germania, Inghilterra e Portogallo. È servitore molto antico del re, ma oggi è stato sbattuto di maniera, che non è più stimato da persona. Non è molto ricco, piglia tutto quello che gli è dato, e sebbene è assai avanti con l' età, non lascia per questo i suoi piaceri.

In questo consiglio di stato, quando si trattava delle cose d'Italia, non vi soleva entrare Cayas, e quando si trattava delle altre provincie ripartite a Cayas, non entrava Antonio Perez. Ma perchè ne seguitava qualche inconveniente per essere le cose di stato concatenate, è stato ordinato che sempre che si fa consiglio di stato entrino tutti due, acciò che ognuno di loro resti informato di quanto passa, e ciascuno poi fa l'espedizione del suo ripartimento.

E qui finisce quel che ci è parso degno d' essere riferito di questo abbozzo di relazione.

RELAZIONE

DI

G. FRANCESCO MOROSINI

1581.

(Da apografo del Secolo XVII nella Libreria di San Marco,
Classe VII dell' Appendice ai Codd. ist., Cod. 636.)

AVVERTIMENTO

Successore di Alberto Badoero fu nominato, con decreto del 7 febbrajo 4578, Gioan Francesco Morosini, il quale tornò dalla sua legazione nella state del 1581, come apparisce dal contesto delle cose da lui narrate, e dalle posteriori a quell'epoca da lui taciute. Dice egli in fatti d'essere andato a congedarsi nel fine della sua legazione dal re in Lisbona, dove appunto nel giugno del detto anno Filippo II fece atto di presenza, dopo compiuta la conquista del Portogallo; nè, parlando dei principi della famiglia reale, fa menzione dell' imperatrice Maria, vedova di Massimiliano II, recatasi a vivere in Spagna presso il re suo fratello in principio d'ottobre del 1584. Talchè, non solo ci sembra inammissibile la data del 1582, che la Relazione porta veramente nel codice sopracitato, ma quella stessa del 6 decembre 1581, che si trova nell'apografo del quale il conte Greppi si è valso per gli estratti da noi citati nell' avvertimento alla precedente relazione del Priuli, è forse la data della esibizione in archivio anziché quella della lettura. Nel che eziandio ci conferma quanto è detto dell'età del re. Avvegnacché scrivendo il Morosini che il re nacque del 1527 a' 21 di maggio, di maniera che ha di già finiti 54 anni; se l'epoca di questa relazione si avvicinasse più al maggio dell' 82 che a quello dell' 84, come importerebbe RELAZIONI VENETE.

36

« ÖncekiDevam »