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RELAZIONE DI SPAGNA DI T. CONTARINI. 1593.

presupposti ricercheriano. Può nondimeno, con tutte queste opposizioni, la congiunzione di questo Stato con la corona di Spagna apportar sicurezza e riputazione all' una e all'altra potenza, precipuamente avendo considerazione alle cose de'turchi, che per gli avvenimenti passati della gloriosissima vittoria navale temono grandemente la unione de' principi cristiani. La quale unione si manterrà con beneficio di questa Repubblica quando siano molto ben esaminate quelle offerte che, sotto specie di grandi utili e di importanti emolumenti, le venissero poste innanzi; le quali se saranno, come si deve, fuggite ed abborrite dalla prudenza e maturità di questo governo, insieme con questa antichissima libertà, si conserverȧ la sicurezza e la riputazione della Repubblica.

Qui termina il codice autografo del quale ci siamo valsi. Ma la copia, o diremo meglio l'estratto di questa relazione, contenuto nel codice Magliabechiano n.o 46 della classe XXIV, aggiunge la seguente av

vertenza:

Seguitò poi a contare le lodi del suo secretario e del sig. Pier « Paolo Battaglia che l' accompagnarono di Spagna, e le sue molte spe« se e gl' infiniti travagli, per i quali ricercava che gli fosse concessa « la catena di mille scudi donatagli da quella corona; la quale gli fu << liberamente lasciata con tutti voti, eccettuato un solo che fu non << sincero. >>

RELAZIONE

DI

FRANCESCO VENDRAMINO

1595.

(Dal Codice Magliabechiano, Classe XXIV, n. 46.)

AVVERTIMENTO

Successore a Tommaso Contarini nell' ordinaria legazione di Spagna fu eletto, il 4 aprile 1592, Francesco Vendramino, il quale si condusse assai tardi a quella corte, e la cui relazione cade fra il settembre e il decembre del 1595, avvegnacché sia posteriore alla riconciliazione di Clemente VIII con Enrico IV solennemente proclamata in Roma il 17 settembre, ed anteriore all'arrivo nelle Fiandre dell' arciduca Alberto d' Austria, nominato da Filippo II a quel governo il 2 agosto, e incamminatosi a quella volta sulla fine dell'anno. E forse la vera data è quella del 14 novembre, che si trova in un codice Foscarini, nella biblioteca imperiale di Vienna, citato nell' Archivio Storico Italiano, t. V, p. 365.

La presente relazione è l'ultima di quelle analizzate dal signor Gachard nel suo libro da noi più volte citato: Relations des Ambassadeurs vénitiens sur Charles V et Philippe II, e dal signor conte Greppi ne' suoi Extraits ec. pur da noi ricordati; ma da quest'ultimo, per errore del codice dal quale l'ha tratta, attribuita ad Agostino Nani,

che fu invece il successore del Vendramino, come saremo per vedere a suo luogo.

I principali fatti accaduti nel tempo di questa legazione furono i seguenti:

Il conte di Mansfelt è nominato da Filippo II successore ad Ales-
sandro Farnese nei Paesi Bassi (6 gennajo 1593). Come il suo
predecessore, cerca ad un tempo di aiutare la Lega in Fran-
cia, e di tener testa a Maurizio d'Oranges, il quale si viene
sempre più avvantaggiando;

Solenne abjura di Enrico IV a Saint-Denis (25 luglio 4593);
L' arciduca Ernesto, fratello dell' imperatore Rodolfo, è chiamato
da Filippo II al governo dei Paesi-Bassi (gennajo 1594);
Enrico IV è consacrato re di Francia a Chartres (27 febbrajo 94).
Entra in Parigi il 22 marzo;

Maurizio d' Oranges, dopo tre mesi d'assedio, entra vittorioso in
Groninga (22 luglio 94), e completa con tal conquista il ter-
ritorio delle sette Provincie Unite;

Attentato di Giovanni Chatel contro la vita di Enrico IV (27 decembre 94);

Enrico IV dichiara formalmente la guerra a Filippo II (17 gennajo 1595);

L'arciduca Ernesto, compito appena un anno del suo governo, se

ne muore (aprile 95), dichiarando il conte di Fuentes suo successore sino ad altra risoluzione del re;

L'arciduca Alberto d' Austria, cardinale arcivescovo di Toledo, fratello del defunto arciduca Ernesto, è nominato governatore dei Paesi Bassi (2 agosto 95), dove si reca in principio del nuovo anno;

Clemente VIII pronuncia solennemente dal Vaticano l'assoluzione di Enrico IV (17 settembre 1595).

Dovendosi ora da me rappresentare alla Serenità Vostra la qualità e lo stato del maggior principe del mondo, essendo questa materia altrettanto difficile quanto copiosa in sè stessa, per non attediarla con lungo discorso, mi ristringerò alle cose più importanti con ogni possibil brevità.

È S. M. Cattolica al presente in età d'anni 69 (1), avendo sino ad ora superato quella di tutti i suoi passati, rendendo in tal modo vani e mendaci i giudizj più volte fatti da'medici ed astrologi della sua persona. Patisce assai della gotta; è di delicata complessione, e vive perciò modestamente, mangiando carne tutti i giorni dell'anno, e dormendo quanto gli basta; ma con tutta la regola che tiene nel vivere, va ogni giorno perdendo più della vita e della speranza di salute. Non si diletta d'alcuna sorte di trattenimento o piacere, ma è lontano da ogni passatempo. Vive con l'animo così giusto e costante, e così ben composto, che non mostra mai alterazione alcuna per disgrazia o avversità che in alcun tempo gli sopravvenga. Tiene molta gravità, ma però ascolta tutti con gran pazienza, anco quei che gli parlano di cose piccole e quasi di niuna considerazione. Fa professione di gran memoria, e di conoscere ognuno che gli abbia parlato anco una sola volta in dieci anni. Principe di parola e di verità, odia grandemente gli adulatori e buffoni, sebbene ne trattiene alcuni che gli servono per spie più che per altro, e col mezzo

(4) Cioè nell'anno sessantanovesimo, essendo nato, come più volte abbiam detto, il 21 maggio del 1527.

de' quali intende il più delle volte i segreti delle cose. Possiede e intende felicissimamente le materie di stato. Delle due virtù principali che devono i principi avere, la giustizia e la liberalità, l'una è sua propria e peculiare; ma dall'altra molto lontano, perchè vive con poca spesa, non tiene più nella famiglia sua quei carichi che vi solevano essere, e che solevano tenere i suoi antepassati, forse per non aggrandire di soverchio alcuno, o pure per avanzar la spesa di quel denaro, essendo di maniera parco e ristretto nelle sue spese, che, che, dalla sua parsimonia nello spendere, si dice che per cento scudi non vi è in Spagna chi li spenda meglio del re. Dona poco e fa poche grazie, usando dire che i suoi ministri si fanno le grazie da sè stessi, poichè ognuno si arricchisce che abbia qualche maneggio di denaro, per l'amministrazione del quale non ritrova di chi fidarsi. È di natura inclinato alla pace, e però molte volte procura d' ottenere quello che vuole più con l'autorità che con la forza. Sopporta, ma è fama che non scordi mai le ingiurie che gli vengon fatte. Scrive indefessamente giorno e notte, e si dice che quello che acquistò il padre con la spada, egli l'ha conservato con la penna.

Di quattro mogli ha avuto quattro figliuoli, ma al presente non gli resta altro che il principe, che ha l'istesso nome di Filippo, e si trova in età d'anni diciotto, sendo nato ai 13 d'aprile del 1578 (1). È S. A. di natura quieta, ma però vive con spiriti generosi e conformi a quelli del padre, il quale cerca d'imitare non solo nell'opere ma anco nelle parole. Si diletta assai dell' esercizio della caccia, e vive con gran soggezione ed obbedienza verso il padre; il che nasce in lui, o dalla sua natural bontà, o dall' educazione, o pur dall' avvertimento datogli da alcuni di ricordarsi di quello che successe al fratello Carlo. Entra nel consiglio di stato ogni giorno, e vi sta per spazio d' un'ora, nè mostra però molta intelligenza delle materie, e ben pare che le nature de' principi operino con gli anni e con l'esperienza. Gli è proibito dal padre l'entrata nelle stanze della principessa sua sorella per rispetto delle dame. Si diletta degli studi delle matemati

1 Anzi il 14, come abbiamo ripetutamente avvertito.

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