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PRINCIPALI AVVENIMENTI

ACCADUTI DURANTE LA LEGAZIONE DEL NANI.

GI' Inglesi sorprendono e distruggono la flotta spagnuola nel porto di Cadice, e mettono a sacco la città (luglio 1596). Per vendicare il danno e l'onta di quel fatto, Filippo II spinse, l'anno appresso, un'altra poderosa armata alla volta d'Inghilterra; ma, come quella dell' 88, sorpresa da una fiera tempesta, parte peri nell' onde, parte a stento e maltrattata tornò di dove era partita ;

Muore Alfonso II duca di Ferrara (27 ottobre 1597) dichiarando suo successore ed erede don Cesare d' Este suo cugino. Ma Clemente VIII, contestandone la legittimità, dichiara a sẻ devoluto il feudo vacante, rilasciando però a don Cesare e suoi successori il ducato di Modena e Reggio.

Editto di Nantes (30 aprile 1598), col quale Enrico IV stabilisce la condizione dei protestanti in Francia, e mette fine alle guerre di religione.

Pace di Vervins (2 maggio 98), che mette fine alla guerra tra Francia e Spagna, e riconduce le cose press' a poco ai termini della pace di Castel Cambrese.

Filippo II trasferisce in sua figlia Clara Isabella Eugenia la sovranità dei Paesi Bassi (6 maggio 98), sotto riserva della eventuale reversibilità alla Spagna, e dichiara il di lei matrimonio coll'arciduca Alberto d'Austria, il quale, a tale effetto, depone, con dispensa pontificia, la porpora cardinalizia;

Muore Filippo II nel suo palazzo dell' Escuriale in età di 71 anni compiti, avendone regnato quasi 43 (13 settembre 1598).

Promette di rappresentar dal vivo la grandezza di tanti regni, le forze interiori ed esteriori ec. con le loro opposizioni, e formare un corpo con tutte le sue membra, tralasciando le cose dette e scritte da altri.

Incomincia la narrativa da Sicilia con le sue rendite, la spesa ordinaria ed estraordinaria, i donativi, le forze da terra e da mare, per offesa e difesa in tanta vicinanza de' nemici, e comodità che hanno d'assalir questo e l'altro regno vicino. Parla della disposizione di ogni condizione di persone, di quello che abbonda nel regno e che manca, delle tratte de' grani per Spagna ed altrove, della giurisdizione ecclesiastica; e il diritto col suo rovescio quasi d'ogni cosa. Dice che in quell'isola si arma di corso, che gli ordini regj da lui ottenuti non sono stati eseguiti ed obbediti, e loda il residente già a Napoli Ramusio (1).

Di Napoli ha medesimamente narrato tutto ciò che si può dire, e le cose avvenute in suo tempo, sotto i capi soliti accennati di sopra; che si preme in levarsi dalla suggezione di presentar ogni anno la chinea a Roma; che come non si osservano ai regnicoli i privilegj, così non si mantengono alla Repubblica, e che adesso Sua Serenità dovria tentarne la confirmazione ed esecuzione, intorno a che ha lasciato molte scritture al successore (2).

(1) Allude alla cattura di navi vencte fatta dai corsari siciliani, che fu argomento di lunghe lamentazioni per parte della Signoria. La relazione del Ramusio qui citata sarà da noi data nell'ultimo volume.

(2) I privilegj della Repubblica in Napoli erano specialmente per le tratte dei grani; e delle cose qui accennate si ha riscontro nella Relazione di Francesco Soranzo del 1602, la prima pubblicata nella raccolta dei sigg. Barozzi e Berchet.

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RELAZIONE DI SPAGNA

Di Milano ha medesimamente detto tutto, massime delle forze interiori ed esteriori, e che quello stato è per ventura manco aggravato d'imposizioni degl' altri d'Italia, forse rispetto al peso gravissimo dell' alloggiar tanti soldati estraordinari (1); dell' interesse della Repubblica e dei comodi e incomodi che ne può ricevere, il che ha tocco anco ne' due regni sopradetti; che la Signoria tenga ben munite e custodite le sue fortezze di confine, perchè perduta una, che Dio non voglia, per qual si voglia accidente, non la cederiano più sotto pretesti di pretensioni così dello stato di Milano come dell' impero.

Il papa ha avanzato assai di reputazione in due azioni; la ribenedizione di Francia e l'acquisto di Ferrara. Nella prima, perchè non si credeva che avesse tant' animo senza l'assenso di Spagna; nell' altra, perchè non si teneva che avesse tante forze proprie di soldati e capitani. Il medesimo giorno che Ferrara si diede al pontefice, s'ispedi corriero a don Cesare (2) per favorirlo e per proporre lega difensiva in Italia contra forestieri. In occasione di sede vacante, l'ambasciator di Spagna ha nelle sue istruzioni tre classi di cardinali; una per escluderli, e questi sono tutti i nati principi, e con essi Verona (3); l'altra i denominati dal re, Madruccio (4) e Como (5); la terza di quelli che pretendono, e che per parte di S. M. non si fa opposizione, ma nè anco si portano. Il pontefice non si può prevalere d' alcun sussidio degli stati sudditi a Sua Maestà e particolarmente di Spagna, dove Sua Santità ultimamente, per aiutar Ungheria (6), faceva segretamente riscuotere una gravezza volontaria, la quale il re fece desistere, avendo anco a male la M. S. quando intese che Vostra Serenità permise l'esazione delle decime nel suo stato per servizio della suddetta guerra d'Ungheria. Vorrebbe Spagna ridur l'autorità

(4) Per occasione della guerra tra Francia e Spagna pur allora cessata colla pace di Vervins del 2 maggio 1598.

(2) Cugino dell' ultimo duca, ma di legittimità controversa, al quale in quella contenzione fu riconosciuto il ducato ereditario di Modena e Reggio.

(3) Era allora cardinale di Verona Agostino Valieri veneziano.

(4) Luigi, trentino.

(5) Tolomeo Galli, comasco.

(6) Nella guerra che allora si combatteva contro i turchi.

del papa allo stato della primitiva chiesa, ch'era la sola approbazione de' benefizj, il nunzio suddito, o immediatamente suo dipendente, e non aver cardinali spagnuoli nè sudditi che a sua denominazione; ed ebbe a male la promozione di Toledo (1).

Unite le forze del papa con quelle della Repubblica saranno sempre temute dagli spagnuoli in Italia; però la buona intelligenza con Sua Santità è necessaria. Non sperano esser aiutati dalla Repubblica per difesa d'alcun loro stato quando bisognasse, sebben dicono che importeria tanto alla cristianità la perdita di qualsivoglia luogo a marina di S. M. quanto d'alcuno della medesima Repubblica. Della quale però si promettono che non tenterà mai impresa contra di loro, e malamente s'unirà coi nemici, perchè gl' interessi sono comuni di conservar la pace in Italia. Non mancano però di nutrire e seminar discordie tra' principi d'Italia e la Signoria; e nei bisogni aiuteranno la Repubblica più facilmente con tratte di viveri e levata di soldati che con altro, e più tosto con lega difensiva che offensiva.

- Di Fiorenza disse che stava male con l' altro re, e starà malissimo con questo; che non si scorderanno gli Spagnuoli che castel d' Yff ha impedita l'impresa di Marsiglia, da essi perduta d'un punto (2); che il granduca profferì il castello quando si era incominciato a negoziar con Francia la pace, ed essi non l'hanno voluto per non gli restar in obbligo, e per non averlo a restituire con la conclusione di essa pace; che l'aver combattuto le navi spagnuole non si partirà in eterno dalla loro memoria, e così l'essersi il granduca maritato con dipendente da Francia (3) contra la volontà del re; che non gli giovano i grossissimi doni che manda frequentemente

(1) Francesco Toledo, promosso cardinale il 17 nov. 1593, era già morto fino dal 14 sett. 1596. Abbiamo ricordato a pag. 440 la parte da lui presa nella riconcigliazione di Clemente VIII con Enrico IV. E ben si pare che Filippo II ne conoscesse le inclinazioni se si dolse di vederlo promosso al cardinalato.

(2 Mentre le guerre di religione desolavano la Francia, Ferdinando I, come abbiamo veduto a pag. 430, fece occupare, nel 1591, il castello d'Y in nome della Lega, ma principalmente per attraversare i disegni del duca di Savoja sulla Provenza; e malgrado le minaccie e le seduzioni della Spagna, lo tenne sino alla pace di Vervins. E veramente se lo avesse ceduto a Spagna, può credersi che nel 96 non sarebbe riuscito a Enrico IV di rioccupare la ribellata Marsilia.

(3) Con Cristina di Lorena nel 1589.

RELAZIONI VENETE.

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