Sayfadaki görseller
PDF
ePub

monio della principessa sua sorella (1) con esso duca, promossa, come scrissi, dal duca di Savoia, andasse innanzi.

Il duca di Fiorenza (2) per tutto il tempo dell' imperator Carlo, mostrando di riconoscer come doveva lo stato e la grandezza sua da lui, usò verso Sua Maestà ogni sorte di officio d'osservanza e di gratitudine, in modo che pareva che non avesse l'imperatore principe alcuno più amico e confidente di lui. Successe nella istessa amicizia e confidenza col re Cattolico, tanto che il re soleva non solo comunicar con lui tutti i suoi consigli, e quasi dipender nelle deliberazioni dal parer suo, ma ancora fidargli nelle mani molte cose importanti, e particolarmente dargli la cura di provveder di genti e cose necessarie Porto Ercole ed Orbetello in tempo di sospetto dell'armata turchesca. Ma dopo che egli, dimenticandosi quasi in tutto i beneficj ricevuti, cominciò ad attender senz'alcun rispetto al solo utile suo, usando alcuni tratti doppi ed altre male arti colle quali gli levò dalle mani Siena, e fece freddamente la guerra, e compose astutamente la pace con Ferrara, e procurò d' alienargli l'animo del pontefice, e apertamente dimostrò l'ambizione sua per usurparsi le cose d'altri e particolarmente Pitigliano, e ha procurato d' esser creato re e quasi suo concorrente in Italia; non solo ha perduto la stima, grazia e confidenza, ma ancora è caduto in grandissimo odio e sospetto appresso il re e tutta la corte. Però egli, al qual tutte queste cose convengono esser ben note, più forse per mitigare e raddolcir gli animi, che per qualsivoglia altro disegno, si è mosso a mandar il principe suo figliuolo in Spagna; ma che effetto sia egli per fare, la Serenità Vostra l'ha inteso in parte e ogni giorno intenderà meglio dalle lettere dell' eccellentissimo mio successore (3), il quale, come prudentissimo, è così ben avvertito in questa cosa come in tutte le altre.

Verso la casa di Gonzaga dee avere il re buona inclinazione, poichè il cardinal di Mantova, il duca, i duchi suoi predecessori, don Ferrante già suo zio co' suoi figliuoli, si

(4) Pare che debba intendersi di donna Giovanna sorella di Filippo II.
(2) Cosimo I non ancora granduca, quale fu dichiarato da Pio V nel 1569.
(3) Giovanni Soranzo, del quale segue la relazione.

RELAZIONI VENETE.

8

sono dimostrati sempre affezionatissimi e prontissimi al servizio dell'imperator suo padre, e suo. Ma all' incontro, sebben essa si debba chiamare a lui obbligata perchè col favore e grazia sua e dell' imperatore abbia acquistati molti beneficj, pensioni, gradi e stati (1), nientedimeno non può esser ch'ella non si sia grandemente risentita che, nella maggior occasione della sua grandezza, il re le sia mancato del suo favore, col quale senza dubbio il cardinale saria riuscito papa.

Il duca di Urbino (2), oltre alla protenzion dello stato, si trova condotto, come si sa, al servizio del re con grossissima provvisione per il suo piatto e per intertenimento dei capitani e colonnelli con 100 uomini d'arme, 200 cavalli leggeri, e 200 fanti; in modo che ragionando meco il suo ambasciatore, che era alla corte, in questo proposito, siccome parla sempre molto, così si lasciò uscir di bocca che il suo duca stava meglio al presente di quel ch' egli sia mai stato. Ma dall' un canto mancando ora la causa per la quale egli fu condotto, e dall' altro costando assaissimo la condotta sua senza più che tanto servizio del re, non essendo massimamente a quella corte in opinione di gran capitano, è parer di molti che al re finalmente abbia da rincrescer questa spesa; e mi è stato affermato da persona assai intelligente che nel consiglio del re si era parlato di licenziarlo (3).

Col duca di Parma e Piacenza (4) dimostra il re aversi dimenticate tutte le cose passate, e riconoscerlo per buon coguato, favorendo quanto sia possibile ogni sua cosa. Ha dimostrato ancora quanto ami e stimi sua sorella moglie di lui, veramente volorosissima donna, poichè sopra ogni altro l'ha eletta all'importantissimo governo dei paesi di Fiandra (5). Ma

(1) Il Monferrato fu aggiudicato, per sentenza imperiale del 1536, a Margherita, ultimo rampollo di quella stirpe, e moglie di Federigo II duca di Mantova, poi eret. to in ducato a favore del duca Guglielmo regnante all'epoca di questa relazione. (2) Guidobaldo II.

(3) Non ne fu altro, e conservò sino alla morte il titolo di capitan generale del re cattolico in Italia col piatto di dodici mila scudi l'anno, sebbene non troppo puntualmente pagati, come abbiamo dalle Relazioni di Urbino di Lazaro Mocenigo (S. II, T. 2o, p. 106) e di Matteo Zane (ivi, p. 328) e da altre in questo volume. 14) Ottavio Farnese, marito di Margherita d'Austria figliuola naturale di Carlo V. e vedova del duca Alessandro de' Medici.

5) Governo ch'essa tenne dal 1559 al 1567.

con tutto questo non resta il re di tenere in suo potere due certi pegni della fede del duca, l'uno il castello di Piacenza (1), l'altro il proprio e solo figliuolo del duca, il quale non partendosi mai dalla corte sta sempre appresso lui come ostaggio, e convien fin nel prender moglie dipender dal volere del re. Questo principe, giovane di poco più di 17 anni, allevato con ottimi costumi, adorno di gran virtù, tra le quali è che parla molte e diverse lingue, inclinato al bene, riuscendo mirabilmente non solo nell' esercizio delle armi, ma ancora in tutto il resto dove si applica, dà grandissima speranza di sè (2).

Della religion di Malta si vale il re, ogni volta ch'egli vuole, di quelle galee contra infedeli, ed all'incontro egli non manca, dove abbia occasione, di favorirla; e innanzi che partisse di Fiandra le concesse la superiorità che l' imperator suo padre si era riservata sopra quell'isola,. e ad istanza di lei mostrò di aver deliberata l'impresa di Tripoli, che gli è poi costata tanta perdita di galee, di genti e di reputazione. Alla mia partita dicevano aver la religione fatta richiesta al re che volesse pagarle quattro galee di quelle che si avean da far di nuovo, obbligandosi di tenerne dodici, e tutte tenerle contro gl' infedeli, ma quelle quattro contro chi egli volesse.

Colla Serenità Vostra non tiene il re alcuna altra capitolazione d'accordo o confederazione che quelle che teneva l'imperatore suo padre, delle quali le ultime sono quella della pace fatta del 29 a Bologna, e quella della lega del 30 in tempo della guerra turchesca; l'una e l'altra interrotte e poco osservate. Però la pace e buona intelligenza tra lei e lui procede più per un comun consenso d'ambe le parti, che cosi giudicano portar il beneficio loro, che per virtù d'alcun accordo e convenzione. Io so che da molte persone di autorità grande e di molto giudizio è stato più volte ricordato al re, che dovendo esso per tutte le ragioni sospicar di non potere lungamente goder la pace con Francia,

(1, Occupato dagli austriaci fino dal settembre del 4547 in occasione della morte di Pier Luigi Farnese, e restituito solo nel 1585, come vedremo a suo luogo. (2 Alessandro Farnese, del quale qui discorre la relazione, divenne poi quel grand' uomo di guerra che a tutti è noto.

debba sopra ogni cosa procurar l'amicizia e buona intelligenza colla Serenità Vostra, colla quale assicurandosi degli stati d'Italia potria sempre fare più gagliarda resistenza al nemico. Però il re, forse seguendo questo ricordo, ha usato meco ogni sorte di parole e d'officio che possa significare una buona volontà e inclinazione verso lei; e quando gli parlai dell'ordine della Serenità Vostra in proposito dei moti che si dicevano farsi nello stato di Milano, mi rispose e mi replicò due volte, come scrissi, che senza suo ordine non saria mai fatto movimento alcuno, e ch' egli non sapea d'aver causa alcuna di risentimento contro la Serenità Vostra, e che se ben l'avesse non lo vorria avere. Però, quanto alle estrinseche dimostrazioni, io non avrei saputo desiderare più innanzi. Non si può negar ch'egli altamente si sia risentito di quanto qui seguì in materia della precedenza (1), perchè più che mai continua in opinione non solo di non ceder il loco al re Cristianissimo, ma ancora di avere il primo, e come quello che è allevato nella superbia e vanità di Spagna, stima questa cosa molto più forse di quel che dovria; per la quale, se ben esortato dal papa e da altri, non ha però mai voluto risolversi di mandar ambasciatore presso la Serenità Vostra per non parer di consentire a qualche pregiudizio della pretension sua, tenendo frattanto questo secretario qui non sotto nome di secretario suo ma della sua ambascieria; che con questo nome lo chiama sempre nella soprascritta delle sue lettere, quasi che voglia dar questa satisfazione alla Serenità Vostra di mostrar di aver levato l'ambasciatore e non l'ambascieria. Ma ormai pare che quel che qui seguì sia più dolcemente che prima da quasi tutti di quella corte interpretato, ammettendo in parte le ragioni che astrinsero a farlo. Nè questo anco ragionevolmente è da esser tanto stimato, che possa contrappesar col merito della continuata e ferma buona volontà della Serenità Vostra, e del perpetuo suo ottimo procedere, non avendo mai essa voluto accettar quelle grandi occasioni che il tempo le mandava innanzi, nè ammetter le mol

(4) Fra gli ambasciatori di Francia e di Spagna.

te esortazioni e promesse che da più parti le erano fatte. La qual cosa non solo deve aver potere di mitigar e addolcire ogni durezza e amaritudine dell' animo del re e degli altri suoi, ma ancora di levare in tutto l'opinione che altre volte si ebbe di questo stato, che aspirasse a nuovi acquisti, la qual già gli apportò grandissimo danno. Se ai confini è intravenuta alcuna cosa scandalosa, oltre che questo è ordinario de' confinanti, e che così una parte come l'altra, e più senza dubbio i sudditi del re, hanno passato i termini della modestia, Sua Maestà ovvero non l'ha intesa, ovvero l'ha ben poco considerata e curata, rimettendola in tutto al suo consiglio di giustizia, siccome sempre suol fare di cose tali, sccondo che si comprenderà dalla narrazione che son per far ora delle cose spettanti alla persona sua; che è l'ultima e brevissima parte della relazione mia, ma ben quanto altra importante, poichè da lui e dalla sua volontà tutte le altre cose dipendono.

Il re nacque d'Isabella imperatrice, figliuola del re di Portogallo, l'anno 1527 a' 21 di maggio. È piccolo di statura, di viso rotondo, con occhi glauchi che tendono al bianco, colle labbra alquanto rilevate, e rosso di pelo, ma tutto insieme molto grazioso, di complessione però flemmatica, e molto delicata e debole, onde spesso patisce alcuna indisposizione, e alcuna volta strettezza di petto e difficoltà di anelito, e come altri dicono, male ancora più importante; onde ho sentito qualche medico discorrere che con difficoltà egli possa lungamente vivere (1). Dorme assaissimo all'uso di Spagna, perchè oltre che il dopo desinare per lungo spazio si riposa, non si leva la mattina di letto, in qual si voglia stagion dell'anno, per l' ordinario prima che due ore e mezza innanzi mezzogiorno. Ode, subito levato, la messa, e a poche altre cose ha tempo di attendere prima del desinare, che fa alcune volte in pubblico e altre ritirato, ma quasi sempre solo, perchè rarissime mangia colla moglie, col figlio e colla sorella, che altri non è fatto degno della sua mensa ; la qual

1 Contrariamente a questi pronostici, visse fino al 13 settembre 1598.

« ÖncekiDevam »