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RELAZIONE

DI

GIOVANNI SORANZO

1565.

(Da copia contemporanea contenuta nel Codice 788 della libreria Manin, stato già di Amedeo Svajer).

AVVERTIMENTO

Giovanni Soranzo fu nominato successore ordinario a Paolo Tiepolo con decreto del 2 agosto 1561. Andò assai tardi a quella legazione, dalla quale ritornò nel 1564, e lesse, nel principio dell'anno seguente, la sua Relazione; alla quale per ciò solo conserviamo l'epoca segnata nel codice che la contiene.

Questa Relazione, in quanto spetta alla parte descrittiva degli stati di Filippo II, è assolutamente calcata sulla precedente del Tiepolo; onde abbiamo stimato superfluo il riprodurla nella sua integrità, e sufficiente il pubblicarne quel tanto che si riferisce a fatti nuovi o a cose non toccate dal suo predecessore; mantenendola integra nella parte politica, in quella cioè che discorre dei rapporti di Filippo II coi diversi principi e stati d'Europa, e della persona sua e de' suoi; intorno le quali materie non è alcuna di queste Relazioni che non aggiunga nuova luce e non captivi in particolar modo l'attenzione del lettore.

In tempo di questa legazione ebbero luogo i seguenti avvenimenti: La pace di Ambuosa tra la reggente Caterina de' Medici e gli Ugonotti (19 marzo 1563);

La riconquista della città di Havre per parte dei Francesi (28 lu-
glio 4563);

La dichiarazione della maggiorità di Carlo IX (47 agosto 1563);
La chiusura del Concilio di Trento (4 decembre 1563);

Il richiamo del cardinal Granvela dalle Fiandre, per dare qualche
soddisfazione ai malcontenti (marzo 1564);

La nuova insurrezione di Corsica per opera di Sampiero ( giugno 1564);

La morte dell' imperatore Ferdinando (25 luglio 1564), e la successione di Massimiliano II suo figliuolo;

La conquista fatta dagli spagnuoli del Penon di Velez sulla costa d'Africa (settembre 1564).

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Nella descrizione della Spagna, cosi parla delle ricchezze e dei costumi degli ecclesiastici :

Sono in Spagna molte chiese e molti prelati ricchissimi, più di quello che si ritrovi in ogni altra provincia di cristianità, e hanno molte giurisdizioni e possedono molte terre. In Castiglia, con gli altri regni congiunti, si ritrovano quattro arcivescovi, il primo de' quali è quello di Toledo, che ha di rendita 150,000 ducati, e la chiesa sua ne ha altri 200,000, i quali si dividono fra diversi titolari, canonici e preti che l'officiano, e nelle spese che vengono fatte, essendo in vero tenuta con molta grandezza; e i vescovi sono ventotto, le entrate dei quali ascendono a 680,000 ducati. Nei regni d'Aragona, Valenza e Catalogna sono tre arcivescovi e tredici vescovi, le rendite dei quali ascendono insieme a 860,000 ducati. Il clero poi di tutta insieme la Spagna vien detto aver due volte tanto, e le abbazie e monasterj superare le rendite del clero; in modo che si fa conto, l'ecclesiastico di Spagna ascendere ogn' anno presso a cinque milioni d'oro. Vivono la maggior parte di quei prelati molto deliziosamente, e molti sono quelli che in vivere e in conservar sua casa spendono 50 e 80,000 ducati l'anno. Pochissimi sono che non abbiano figliuoli, e che apertamente non li facciano comparire, e non attendano per quanto possono a farli ricchi, procurandogli entrate, e accomodandoli di denari; e col servirsi in tutte le occasioni della Inquisizione, la quale sta in loro poterc e autorità, sono temuti da tutti, e vivono con molta li

bertà e licenza. Tutti poi i vescovati, abbazie, priorati, commende, e altre dignità ecclesiastiche, vengono conferite dalla maestà del re per l'autorità concessagli da papa Clemente VII; e per la pragmatica di Spagna tutti questi gradi sono dati agli Spagnoli. Suol bene alcuna volta Sua Maestà concedere la naturalezza a persone d'altre nazioni, come fece ultimamente al cardinale Borromeo, onde fu fatto abile di godere in Spagna dodici mila scudi di entrata. Suole anco S. M. concedere alcuna volta le croci dei tre ordini, ma però rarissime volte con le commende; e questo per il più suole avvenire agli Italiani, i quali si contentano, dirò, di simil vanità.

Delle rendite e costumi dei signori dice:

I principi e signori laici sono anch'essi molti e ricchi, poichè nei regni di Spagna si contano 20 duchi, 25 marchesi e 53 conti, de' quali saria superfluo ch' io narrassi l'entrate particolari, ma basterà ch'io dica la maggiore essere di 80,000 ducati (1), come quella del duca di Medina Sidonia, e la minore di 4000; onde si fa conto che i signori di Spagna abbiano insieme d'entrata 2,300,000 ducati. Non si cedono questi signori fra loro, perciocchè il marchese non dà luogo al duca, nè il conte all'uno nè all'altro, ma solamente quelli sono tenuti grandi che, per antica consuetudine, ovvero per grazia particolare che lor faccia il re, si coprono davanti la Maestà Sua; e questi quando l'accompagnano alla messa siedono sopra una panca, che è posta per loro conto, e vi si mettono come a caso si ritrovano. E fu molto biasimato il principe di Fiorenza (2) quando, essendo andato in cappella, e trovato il principe di Parma (3) che sedeva sopra quella panca, voleva che si levasse per dargli il luogo; il che egli non volle fare. E intendendo S. M. questo contrasto, ritrovandosi sotto il baldacchino, comandò che tutti due subito si partissero; il che dispiacque a tutti quei signori, i quali dissero

(1) II Tiepolo, pag. 20, dice cento mila.

(2, Francesco, mandato nel 1562 da Cosimo I a complimentare Filippo II. 3) Alessandro Farnese.

che il principe di Fiorenza aveva voluto metter difficoltà sopra quella panca, nella quale loro non ne volevano conoscer alcuna. L'autorità di questi signori è limitata, non potendo far morire alcuno se non per casi di giustizia, nè possono mettere angherie, nè imposizioni straordinarie ai loro vassalli, e le loro appellazioni vanno ai consigli reali.

La maestà del re desidera occasione d'abbassarli, conoscendo far la grandezza sua tanto maggiore quanto sminuisce quella dei signori del regno, i quali senza alcuna comparazione non sono al presente potenti di seguito nè di autorità come solevano essere ai tempi passati, che molte volte si sollevarono dando travagli d'importanza ai re; il che avvenne, fra gli altri, alla felice memoria dell'imperator Carlo (1). E molti giudicano una delle principali cause che il re dimora volentieri in Spagna esser questa, perciocchè con la presenza sua tiene quei signori molto bassi, si che vanno sempre più perdendo della loro grandezza. I primogeniti ereditano il maggiorasco, qual è la giurisdizione del dominio e le entrate che lasciano i padri, e gli altri fratelli cercano acquistar facoltà per altro modo e con altra fortuna, servendo il re nella guerra o nella casa, ovvero con ottener beni di chiesa, o con qualche altra strada che possano migliore. Se il padre non lascia figliuoli maschi ma solamente femmine, la prima entra nel detto maggiorasco ed eredita il tutto; se non lascia nè l'uno nè l'altra, il più prossimo parente entra nelle medesime ragioni. La maggior parte di questi signori hanno molte delle loro entrate impegnate per causa delle grandissime spese che fanno, massime quando sono in corte; e generalmente parlando, quanto più sono comodi ed onorati, tanto più dispensano il tempo e le facoltà malamente, giocando molto alle carte e ai dadi, tanto che molti in breve spazio di tempo si ritrovano aver giocata la loro facoltà. L'imperator Carlo instituì molti ordini e fece molte proibizioni per levar questo grande e importante disordine, e il medesimo ha tentato di fare il presente re; ma tanto è inclinata e immersa quella nazione in questo

(4) Veggasi addietro a pag. 26.

RELAZIONI VENETE.

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