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Ch'i' medesmo non so quel ch' io mi voglio,
E tremo a mezza state, ardendo il verno.

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Incolpa Amore delle miserie in cui è avvolto senza speranza di uscirne.

Amor m'ha posto come segno a strale,
Come al Sol neve, come cera al foco,
E come nebbia al vento; e son già roco,
Donna, mercè chiamando; e voi non cale.
Dagli occhi vostri uscío 'l colpo mortale,

Contra cui non mi val tempo, nè loco;
Da voi sola procede (e parvi un gioco)
Il sole e 'l foco e 'l vento, ond' io son tale.
I pensier son saette, e 'l viso un sole,

E'l desir foco; e 'nsieme con quest' arme
Mi punge Amor, m'abbaglia e mi distrugge;
E l'angelico canto, e le parole,

Col dolce spirto, ond' io non posso aitarme,
Son l'aura innanzi a cui mia vita fugge.

Verso 5. Son. Son divenuto. 4.Mercè chiamando. A forza d'implorar pietà. E voi non cale. Ea voi non ne cale. E voi non ve ne date pensiero. Voi qui, come in altri luoghi degli antichi, è terzo caso.-8. Son tale. Sono nello stato che io dico.-10. Insieme. A un tempo.41. Mi punge. Cioè colle saette, che sono

i pensieri. Mabbaglia. Col sole, ch' è il vostro viso. Mi distrugge. Col fuoco, ch'è il desiderio.. 13. Spirlo. Fiato. Onde. Da cui. Contro a cui. Aitarme. Aiutarmi.-14. L'aura. Allude al nome di Laura. Innanzi a cui mia vita fugge. Cioè, che mi riduce all' estremo, in pericolo della vita; che mi uccide.

SONETTO XC.

Richiama Laura a veder la crudele agitazione in cui essa sola lo ha posto.
t Pace non trovo, e non ho da far guerra;

E temo e spero, ed ardo, e son un ghiaccio;
E volo sopra 'l cielo, e giaccio in terra;
E nulla stringo, e tutto 'l mondo abbraccio.
Tal m'ha in prigion che non m'apre nè serra,
Nė per suo mi riten nè scioglie il laccio;

E non m' ancide Amor e non mi sferra,
Nè mi vuol vivo nè mi trae d'impaccio.
Veggio senz' occhi; e non ho lingua, e grido:
E bramo di perir, e cheggio aita;

Ed ho in odio me stesso ed amo altrui :
Pascomi di dolor; piangendo rido;

Egualmente mi spiace morte e vita.

In questo stato son, Donna, per vui.

Verso 4. Tutto'l mondo abbraccio. Colle mie speranze smisurate e folli. 5. Tal m' ha in prigion che. Mi ha in prigione una tale 6. Per suo. Come suo. Ri

che.

--

ten. Ritiene. - 7. Ancide. Uccide. Sferra. Scatena. 10. Cheggio. Chiedo.-11. Altrui. Cioè Laura. 14. Per vui. Per voi. Cioè, per cagion

vostra.

CANZONE XIV.

Dimostra che l'infelicità del suo stato è una cosa straordinaria e nova.

Qual più diversa e nova

Cosa fu mai in qualche stranio-clima,

Quella, se ben si stima,

Più mi rassembra; a tal son giunto, Amore.

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E cosi torna al suo stato di prima;
Arde, e more, e riprende i nervi suoi ;
E vive poi con la fenice a prova.

Verso 1.Qual. Qualunque.Diversa e nova. Straordinaria e mirabile.-2. Stranio. Straniero. Forestiero.-3.Se ben si slima. Se rettamente si giudica.

- 4. Mi rassembra. Mi si assomiglia. A tal son giunto. In tale stato sono ridotto. 5. Colå donde nasce il sole. Cioè, nelle parti d'oriente. Ven sta per viene, fore per fuori.-6. Un augel. Cioè la fenice. Senza consorte. Senz'altro augello della sua specie. Senza ma

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rito o moglie. 9-12. Così la mia passione amorosa è unica al mondo; e di sulla cima de' suoi pensieri alti, cioè nobilissimi, ovvero, che mirano ad un sublime oggetto,cioè ad ottener l'animo di Laura, essa mia passione,come la fenice dalla cima della sua pira,si volge al sole, cioè a Laura,e come la fenice medesimamente si disfà e consuma.-15. Con la fenice a prova. A gara colla fenice. Cioè non meno lungamente che la fenice.

Una pietra è si ardila

La per l'indico mar, che da natura
Tragge a sè il ferro, e 'l fura

Dal legno in guisa che i navigi affonde.
Questo prov' io fra l'onde

D'amaro pianto; che quel bello scoglio
Ha col suo duro orgoglio

Condotta ov' affondar conven mia vita:
Cosi l'alma ha sfornita

(Furando 'l cor, che fu già cosa dura,

E me tenne un, ch' or son diviso e sparso)
Un sasso a trar più scarso

Carne che ferro. O cruda mia ventura!
Che 'n carne essendo, veggio trarmi a riva
Ad una viva, dolce calamita.

Verso 1. Una pietra è. Trovasi una pietra. Intende della calamita. - 2. Da natura. Per sua natura.-4. 1 navigi. Lenavi. Affonde. Affondi. Mandi a fondo -5. Questo prov'io. Il simile | provo io. Il simile accade a me. - 6. Quel bello scoglio. Cioè Laura. 8. Ridotta la mia vita in termine che le conviene affondare, cioè andare a fondo.

- 9-13. Per tal modo un sasso più scarso a trar carne che ferro, cioè avido di trar carne in vece di ferro,

Nell' estremo occidente

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solito di trarre a sè non ferro ma car-
ne, ha sguernita l'anima mia, ruban-
do il cuore, il quale già un tempo,
siccome è il ferro, fu cosa dura, cioé
a dir saldo e freddo incontro ad amo-
re, e come fa il ferro alle navi, mi
tenne uno, cioè tenne le mie parti
congiunte insieme, laddove ora io
sono diviso e sparso, vivendo parte
in me medesimo e parte in Laura.
14. A riva. A fine. A morte.
15. Ad. Da.

Una fera è soave e quela tanto,
Che nulla più; ma pianto

E doglia e morte dentro agli occhi porta :

Molto convene accorta

Esser qual vista mai ver lei si giri:

Pur che gli occhi non miri,

L'altro puossi veder securamente.

Ma io, incauto, dolente,

Corro sempre al mio male; e so ben quanto 10

N'ho sofferto e n'aspetto; ma l' ingordo

Voler, ch'è cieco e sordo,

Si mi trasporta, che 'l bel viso santo

E gli occhi vaghi, fien cagion ch'io pera,

Di questa fera angelica, innocente.

Verso 2. Una fera è. Trovasi una fera. Cioè la catopleba, animale che fu detto essere in Etiopia, e cadere immantinente morto chiunque lo vegga negli occhi.-5-6. Molto convene accorta Esser. Conviene che sia molto accorta. Cioè debbe aver molto riguardo. Qual Qualunque.-8. L'altro. Il resto del

Surge nel mezzogiorno

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corpo della fiera.-9. Dolente. Miser o. -10. Al mio male. Vuol dir gli occhi e il viso di Laura. Quanto. Ciò che.44. Ingordo. Avido.-12. Voler. Appetito. 13. Si mi trasporta, che. Mi trasporta in guisa, che.-14. Fien. Saranno.-15. Di. Si riferisce al bel viso santo e agli occhi vaghi.

Una fontana, e tien nome del Sole;
Che per natura sole

Bollir le notti, e 'n sul giorno esser fredda ;

E tanto si raffredda

Quanto 'l Sol monta, e quanto è più da presso.

Cosi avven a me stesso,

Che son fonte di lagrime e soggiorno:

Quando 'l bel lume adorno,

Ch'è 'l mio Sol, s'allontana, e triste e sole

Son le mie luci, e notte oscura è loro ;
Ardo allor: ma se l'oro

E i rai veggio apparir del vivo Sole,
Tutto dentro e di for sento cangiarme,
E ghiaccio farme; cosi freddo torno.
Verso 1. Surge. Sorge. Cioè sca-
turisce. Nel mezzogiorno. Nelle parti
del mezzogiorno. 2. E tien nome
del Sole. E chiamasi fontana del sole.-
3. Che. La qual fontana. Sole. Suole.
4. In sul giorno. Il giorno. Di
giorno.
5. Tanto. Tanto maggior
mente. -6. Quanto. Quanto più. Da
presso. Vicino. - 7. Avven. Avviene.

Un'altra fonte ha Epiro

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-9-10. Il bel lume adorno, Ch'è 'l
mio Sol. Cioè il viso di Laura. Sole.
Abbandonate. 11. E notte oscura
è loro. E per loro è notte buia.
12. L'oro. Cioè i capelli. — 13. I rai.
Cioè gli occhi. Del vivo Sole. Cioè di
Laura. 14. Di for. Di fuori.
15. E ghiaccio farme. E mi sento di-
venir ghiaccio. Torno. Divento.

Di cui si scrive ch' essendo fredda ella,
Ogni spenta facella

Accende, e spegne qual trovasse accesa.

L'anima mia, ch' offesa

Ancor non era d'amoroso foco,

Appressandosi un poco

A quella fredda ch' io sempre sospiro,

Arse tutta; e martiro

Simil giammai nè Sol vide nè stella;

Ch'un cor di marmo a pietà mosso avrebbe:
Poi che 'nfiammata l' ebbe,

Rispensela virtù gelata e bella.

Cosi più volte ha 'l cor racceso e spento:
Io 'l so che 'l sento; e spesso me n' adiro.

Verso 4. Qual. Cioè, ogni facella che. Accusativo.-8. A quella fredda. Cioè a Laura. Che. Per la quale. 9-10. Martiro Simil. Accusativo. 12-15. Poichè colei l'ebbe accesa, una

Fuor tutt'i nostri lidi,

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virtù gelata e bella, cioè la castità di colei medesima, la tornò a spegnere.14. Ha. Cioè quella fredda, che è Laura. Il cor racceso e spento. Racceso e spento il mio cuore.

Nell' isole famose di Fortuna,
Due fonti ha: chi dell' una

Bee, mor ridendo; e chi dell' altra, scampa.

Simil fortuna stampa

Mia vita, che morir poria ridendo

Del gran piacer ch' io prendo,

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Se nol temprassen dolorosi stridi.

Amor, ch' ancor mi guidi

Pur all'ombra di fama occulta e bruna,
Tacerem questa fonte, ch' ogni or piena,
Ma con più larga vena

Veggiam quando col Tauro il Sol s'aduna.
Cosi gli occhi miei piangon d'ogni tempo,
Ma più nel tempo che Madonna vidi.

Verso 1. Fuor. Fuori di. Lontano
da. Lidi. Paesi.-2. Cioè nelle isole
dette Fortunate. 5. Ha. Avvi.
4. Mor. Muore.—5-6. Stampa mia
vila. Forma, qualifica, la mia vita. Dà
forma e tenore alla mia vita. Poria. Po-
tria.-7. Del. Per lo. cagione del.
Ch'io prendo. Ch'io provo in amar
Laura, in mirarla, e in simili cose.

8. Se il dolore che io provo altresì per le stesse cagioni, non temperasse questo piacere. 9-10. Amore, che insino a qui non mi guidi se non dietro all'ombra di una fama incerta e oscura. Cioè, che insino a qui m' hai fatto ra

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gionar solamente di cose lontane, dove io non ho seguitato altro che semplici voci e relazioni incerte. Così spiego io questo luogo, diversamente da tutti gli altri interpreti. Pur qui vale solamente.-11-13. Poichè tu mi meni pur dietro alle cose lontane e conosciute solo per fama, taceremo dunque di questa fonte della Sorga, presso la quale io mi trovo, e che noi veggiamo coi nostri occhi essere piena e copiosa d'acqua in ogni tempo, ma più copiosa e piena quando il sole si congiunge al segno del toro, cioè nel mese di aprile. 14. D'ogni tempo. In ogni tempo.

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