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In alto poggio, in valle ima e palustre,
Libero spirto od a' suoi membri affisso;
Ponmi con fama oscura o con illustre :

Sarò qual fui, vivrò com' io son visso,
Continuando il mio sospir trilustre.

Verso 1. Ponmi. Mettimi. Ove 'l Sol occide i fori e l'erba. Nei climi arsi dal sole. Occide sta per uccide.-2. Lui. Cioè il sole. 4. Vuol dire :

o in oriente, donde il sole ci è come

renduto la mattina; o in occidente, dove esso, durante la notte, ci è come serbato. 8. Acerba. Verde. Immatura.-11. Affisso. Cioè legato, congiunto. - 13. Visso. Vissuto.

SONETTO XCVI.

Loda le virtù e le bellezze di Laura, del cui nome vorrebbe riempier il mondo.

O d'ardente virtute ornata e calda

Alma gentil, cui tante carte vergo;
O sol già d'onestate intero albergo,
Torre in alto valor fondata e salda;
O fiamma; o rose sparse in dolce falda

Di viva neve, in ch' io mi specchio e tergo;
O piacer, onde l'ali al bel viso ergo,
Che luce sovra quanti 'l Sol ne scalda ;

Del vostro nome, se mie rime intese

Fossin si lunge, avrei pien Tile e Battro,
La Tana, il Nilo, Atlante, Olimpo e Calpe.
Poi che portar nol posso in tutte quattro
Parti del mondo, udrallo il bel paese
Ch'Appennin parte, e 'l mar circonda e l'Alpe.
3. 0

Verso 2. Vergo. Scrivo.
donna che già un tempo, cioè mentre
eri donzella, fosti albergo solo, cioè sin-
golare, di onestà intera.-6. In che. Ia
cui.-8. Luce. Riluce. Splende. Verbo.

SONETTO

Sovra quanti. Più di quanti altri. 10. Fossin. Fossero. Pien. Empiuto.14. Ch' è diviso in due dall'Appennino, e circondato dal mare e dalle Alpi. Parte vuol dir divide. Intende dell'Italia.

XCVII.

I guardi dolci e severi di Laura, lo confortano timido, lo frenano ardito.

Quando 'l voler che con duo sproni ardenti

E con un duro fren mi mena e regge,
Trapassa ad or ad or l' usata legge
Per far in parte i miei spirti contenti;
Trova chi le paure e gli ardimenti

Del cor profondo nella fronte legge;
E vede Amor che sue imprese corregge,
Folgorar ne' turbati occhi pungenti :
Onde, come colui che 'l colpo teme

Di Giove irato, si ritragge indietro ;
Che gran temenza gran desire affrena.
Ma freddo foco e paventosa speme
Dell' alma, che traluce come un vetro,
Talor sua dolce vista rasserena.

Verso 1.Il voler. La passione amorosa.- 3. Trasgredisce di quando in quando la solita legge. Cioè usa con Laura qualche ardimento maggiore del consueto. 5. Chi. Intende di Laura.7. Sue imprese. Cioè, gli ardimenti di

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esso mio volere. - 8. Ne'turbati occhi pungenti. Di Laura. -9-10. Il colpo di Giove irato. Il colpo del fulmine.11. Che. Perocchè. Temenza. Timore. Paura.-15.Dell'alma. Dell'alma mia. -14. Sua. Di Laura. Vista. Aspetto.

SONETTO XCVIII.

Non sa scriver rime degne di Laura, che in riva di Sorga e all'ombra del lauro.

Non Tesin, Po, Varo, Arno, Adige e Tebro,
Eufrale, Tigre, Nilo, Ermo, Indo e Gange,
Tana, Istro, Alfeo, Garonna e 'l mar che frange,
Rodano, Ibero, Ren, Sena, Albia, Era, Ebro,
Non edra, abele, pin, faggio o ginebro

My

Poria 'I foco allentar che 'l cor tristo ange,
Quant' un bel rio ch' ad ogni or meco piange,
Con l'arboscel che 'n rime orno e celebro.

Quest' un soccorso trovo tra gli assalti

D'Amore, onde conven ch' armato viva
La vita, che trapassa a si gran salti.

Cosi cresca' bel lauro in fresca riva;

E chi 'l piantò, pensier leggiadri ed alti
Nella dolce ombra, al suon dell' acque, scriva.

Verse 3. Che frange. Che si fran

ge.
6. Poria. Potria. Allentar. Mi-
tigare. Il cor. Il mio cuore. Ange.Tor-
menta. - 7. Quanto. Quanto può al-
lentarlo. Un bel rio. Cioè Sorga. Ad
ogni or.Ognora. Di continuo.-8.Con.
E quanto può allentarlo. L'arboscel.
Cioè Laura, figurata in un arboscello
d'alloro.-9. Quest'un. Questo solo.

10. Onde. Per li quali assalti. Ov vero significa del qual soccorso, e dipende da armato. Conven. Conviene. Viva. Io viva. — 14. La vita. Accusativo, che dipende da viva.-12 Così. Voce che significa desiderio. Cresca 'l bel lauro. Cioè cresca Laura in onore e fama. 13. Chi'l piantò. Cioè, chi fu autore della fama e gloria di Lau

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ra. Intende di se stesso.

14. Nella. detto. Dell'acque. Cioè del predetto

Alla. Dolce ombra. Del lauro soprad- rivo.

BALLATA VI.

Bench'ella siagli men severa, egli non è contento e tranquillo nel core.

Di tempo in tempo mi si fa men dura
L'angelica figura e 'l dolce riso,

E l'aria del bel viso

E degli occhi leggiadri meno oscura.
Che fanno meco omai questi sospiri,
Che nascean di dolore,

E mostravan di fore

La mia angosciosa e disperata vita?

S'avven che 'l volto in quella parte giri
Per acquetar il core,

Parmi veder Amore

Mantener mia ragion e darmi aila.
Nė però trovo ancor guerra finita
Nè tranquillo ogni stato del cor mio;
Che più m' arde 'l desio,

Quanto più la speranza m'assicura.

Verso 1. Di tempo in tempo. Coll' andar del tempo. Dura. Aspra. Rigida. 4. Meno oscura. Mi si fa sdemeno oscura, cioè meno severa, gnosa. 7. Fore. Fuori. 9. S'avven. Se avviene. In quella parle. Cioè verso Laura. Giri. Io giri,

P

cioè

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12. Mantener mia rarivolga. gion. Cioè patrocinar la mia causa ap14. Nè tranquillo presso Laura. ogni stato. Nè tranquillo pienamente lo stato. 15. Più. Tanto più.. 16. M' assicura. Mi dà cuore. Mi rin

cuora.

SONETTO XCIX.

Quasi certo dell' amore di Laura, pur non avrà pace finch' essa non gliel palesi.
Che fai, alma? che pensi? avrem mai pace?

A

A

R

Avrem mai tregua? od avrem guerra eterna?
Che fia di noi, non so; ma in quel ch' io scerna,
A' suoi begli occhi il mal nostro non piace.

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Che pro, se con quegli occhi ella ne face

Di state un ghiaccio, un fuoco quando verna?
Ella non, ma colui che gli governa.

Questo ch'è a noi, s'ella sel vede e tace?
Talor tace la lingua, e 'l cor si lagna

siche

Ad alta voce, e 'n vista asciutta e lieta
Piagne dove mirando altri nol vede.
Per tutto ciò la mente non s'acqueta,

Rompendo 'l duol che 'n lei s' accoglie e stagna;
Ch'a gran speranza uom misero non crede.

Dialogo del Poeta e della sua propria anima.

Verso 3. Risponde l'anima. In quel ch'io scerna. Per quanto io posso comprendere.-4. Suoi. Di Laura.5. Soggiunge il Poeta. Che pro. Che vale, che giova, questo? Ne. Ci. Pronome, accusativo. Face. Fa.- 6. Quan do verna. Nel verno. - 7. L'anima. Ella non. Non ella. Colui. Cioè Amore. Gli. Li. Cioè quegli occhi.- 8. Il Poeta. Ch'è a noi. Che fa, che monta, a noi? Sel vede. Lo vede. Vede questa

cosa, quello che ci è fatto da Amore.

9. L'anima.-10. In vista. Sotto un viso. 11. Dove mirando altri nol vede. Dove altri nol vede quantunque vi miri. Cioè dentro. 12. II Poeta. Per. Non ostante. La mente. La mia mente.-13. Rompendo. E non interrompe. In lei. Cioè in essa mente. S'accoglie. È raccolto. 14. Che. Perocchè. A gran speranza. Come è questa che tu, o anima, mi vorresti dare, cioè che Laura dentro di sè si dolga del mio dolore, e mi ami.

SONETTO C.

Gli occhi di Laura lo feriron d' amore, ma d'amor puro e guidato dalla ragione.

Non d'atra e tempestosa onda marina

Fuggio in porto giammai stanco nocchiero,
Com' io dal fosco e torbido pensiero

Fuggo ove 'l gran desio mi sprona e 'nchina.
Nè mortal vista mai luce divina

Vinse, come la mia quel raggio altero
Del bel dolce soave bianco e nero,

In che i suoi strali Amor dora ed affina.
Cieco non già, ma faretrato il veggo;

Nudo, se non quanto vergogna il vela;
Garzon con l'ali, non pinto, ma vivo.
Indi mi mostra quel ch' a molti cela :

Ch'a parte a parte entr' a' begli occhi leggo
Quant' io parlo d'Amore e quant' io scrivo.

Verso. 1. D'atra. Da atra.

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- 8. In che. In cui. 10. Se non quanto vergogna il vela. Eccetto in quelle parti che il pudore vuol che si celino. 12. Indi. Di là. Cioè da quegli occhi.-15. Che. Perocchè. A parte a parte. Parte per parte. Punto per punto. Capo per capo.

SONETTO CI.

Condotto a sperare e temer sempre, non ha più forza di vivere in tale stato.

Questa umil fera, un cor di tigre o d'orsa,

Che 'n vista umana e 'n forma d' angel vene,
In riso e 'n pianto, fra paura e spene

Mi rota si, ch' ogni mio stato inforsa.
Se 'n breve non m'accoglie o non mi smorsa,
Ma pur, come suol far, tra due mi tene;
Per quel ch' io sento al cor gir fra le vene
Dolce veneno, Amor, mia vita è corsa.
Non può più la vertù fragile e stanca

Tante varietati omai soffrire;

Che'n un punto arde, agghiaccia, arrossa e 'mbianca Fuggendo spera i suoi dolor finire;

Come colei che d'ora in ora manca:

Chè ben può nulla chi non può morire.

Verso 1. Fera. Fiera. Sostantivo. Un cor. Che ha un cuore. Questo cuore. 2. Che ha sembianza umana e forma d'angelo. Vene sta per viene. L'uso di questo verbo nella presente locuzione, è tolto dal latino: Gratior et pulchro veniens in corpore virtus. 4. Ogni mio stato inforsa. Rende il mio stato al tutto incerto.5. Se'n breve. Se presto. Non m' accoglie. Non accetta l'amor mio. Non mi smorsa. Non mi cava il morso. Non mi sfrena. Non mi scioglie. Non mi lascia libero. 6. Ma pur. Ma solo. Ma tuttavia. Tra due. Fra il sì e

il no. Tene. Tiene. 7-8. Secondo che io giudico, da quel dolce veleno che io mi sento andare per le vene al cuore, la mia vita, o Amore, è spacciata, è ita, è finita.-9. La vertù. La mia forza.-11. In un punto. In un tempo medesimo. Arde, agghiaccia, arrossa, e 'mbianca. Verbi neutri. Suppliscasi: essa virtù.-12-14. Ella spera di finire i suoi dolori morendo: e bene a ragione spera di avere a morire, perocchè ella si sente essere in punto di venir meno: e poi, che potrebbe ella se non potesse pur morire? poichè chi non può questo, in verità non può nulla.

SONETTO CII.

Tenta di renderla pietosa coi sospiri, e riguardandola in volto lo spera.

Ite, caldi sospiri, al freddo core;

Rompete il ghiaccio che pietà contende;
E, se prego mortale al Ciel s'intende,
Morte o mercè sia fine al mio dolore.

Ite, dolci pensier, parlando fore

Di quello ove 'I bel guardo non s'estende:
Se pur sua asprezza o mia stella n' offende,

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