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Sarem fuor di speranza e fuor d'errore.
Dir si può ben per voi, non forse appieno,
Che 'l nostro stato è inquieto e fosco
Siccome 'l suo pacifico e sereno.
Gite securi omai, ch'Amor ven vosco;
E ria fortuna può ben venir meno,

S'ai segni del mio

Verso 1. Al freddo core. Di Lauга. - 2. Che pietà contende. Che in quel cuore è ostacolo alla pietà.

5. Al. Nel. S'intende. Si ode. Si ascolta.-4. Morte. Se Laura apertamente mi rigetterà. Mercè. Pietà. Grazia. Sia fine. Ponga fine. 5. Fore. Fuori.-6. Di quello che i begli occhi di Laura non veggono. Cioè dello stato del mio cuore. 7-8. Se l'asprezza di colei, ovvero il mio destino farà che ella mi rifiuti, almeno per tal modo usciremo di speranza e d'inganno. — 9. Dir si può ben per voi. Voi po tete ben dire. Per qui vale da. Non forse appieno. Benchè non possiate

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Sol l'aere conosco.

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forse dirlo compintamente. Ovvero
benchè il dir questo, cioè (come poi
soggiunge) che lo stato nostro è in-
quieto e misero come il suo (cioè quello
di Laura) è pacifico e lieto, non sia
forse un dir tutto, per esser maggiore
l'acerbità dello stato nostro che la
giocondità di quello di Laura.
12. Ven. Viene. Vosco. Con voi.
13-14. E ben potrebbe avvenire che
la nostra mala fortuna avesse fine, se
ai segni del mio sole io conosco l'aria,
cioè se non è vana la congettura che
io fo dai segni che veggo negli occhi
di Laura, i quali mi paiono segni
buoni.

SONETTO CIII.

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24

Laura si bella sa infonder pensieri onesti? dunque la sua bellezza è somma.

Le stelle e 'l cielo e gli elementi a prova

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Tutte lor arti ed ogni estrema cura

Poser nel vivo lume in cui Natura

Si specchia e 'l Sol, ch' altrove par non trova.

L'opra è si altera, si leggiadra e nova,

Che mortal guardo in lei non s'assicura: ad
Tanta negli occhi bei for di misura
Par ch'Amor e dolcezza e grazia piova.

L'aere percosso da' lor dolci rai

S' infiamma d' onestate, e tal diventa,
Che 'l dir nostro e 'l pensier vince d'assai.

Basso desir non è ch' ivi si senta,

Ma d'onor, di virtute. Or quando mai

Fu per somma beltà vil voglia spenta?

Verso 1. A prova. A gara. di Laura.- 4. Altrove par non tro5. Nel vivo lume. Vuol dir negli occhi

va. Non trova altra cosa che lo aggua

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gli, se non quest' una, cioè gli occhi di Laura. Pur vale pari. 5. L'opra. Cioè quegli occbi. Altera. Nobile. Nova. Stupenda.-6. Non s'assicura. Non ardisce di fermarsi. 7. For. Fuori. - 11. Che supera di gran lunga quanto da noi si possa dire e pensare.-12. Ivi. In quell'aere per

A

cosso da' dolci rai degli occhi di Laura. Vuol dire in presenza di colei.— 15-14. Or quando mai Fu per somma bellà vil voglia spenta ? Or qual è quella bellezza somma che spenga ogni desiderio ed affetto vile? Volendo dire: nessuna, se non questa.

SONETTO CIV.

De' forti effetti che in lui produsse la vista di Laura commossa al pianto.

Non fur mai Giove e Cesare si mossi

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A fulminar colui, questo a ferire,

Che pietà non avesse spente l'ire,

E lor dell' usat' arme ambeduo scossi.

Piangea Madonna, e 'l mio Signor ch' io fossi
Volse a vederla e suoi lamenti a udire,
Per colmarmi di doglia e di desire

E ricercarmi le midolle e gli ossi.
Quel dolce pianto mi dipinse Amore,

Anzi scolpío, e que' detti soavi

Mi scrisse entr' un diamante in mezzo 'I core:
Ove con salde ed ingegnose chiavi

Ancor torna sovente a trarne fore
Lagrime rare e sospir lunghi e gravi.

Verso 1. Mossi. Cioè in procinto. 3. L'ire. Di Giove e di Cesare.4. Dell'usate arme. Delle consuete armi. Scossi. Spogliati. Dipende dalla voce avesse del verso antecedente. 5-6. Il mio Signor. Amore. Ch' io fossi Folse a vederla. Volle che io mi trovassi a vederla in quell'atto.-8. Ri

cercarmi. Scuotermi. Commuovermi. -9-10. Quel dolce pianto. Accusativi. Mi dipinse Amore, Anzi scolpio. Queste parole si riferiscono a quelle del verso appresso in mezzo 'l core, non meno che il seguente mi scrisse. -12. Salde. Solide. 13. Fore. Fuori. 14. Rare. Poche.

SONETTO CV.

Il pianto di Laura fa invidia al Sole, e rende attoniti gli elementi.

l' vidi in terra angelici costumi

E celesti bellezze al mondo sole;
Tal che di rimembrar mi giova e dole;
Che quant' io miro par sogni, ombre e fumi.

E vidi lagrimar que' duo bei lumi,

C' han fatto mille volte invidia al Sole;

L

Ed udii sospirando dir parole

Che farian gir i monti e stare i fiumi.
Amor, senno, valor, pietate e doglia

Facean piangendo un più dolce concento
D' ogni altro che nel mondo udir si soglia:
Ed era 'l cielo all' armonia si 'ntento,

Che non si vedea 'n ramo mover foglia;
Tanta dolcezza avea pien l'aere e 'l vento.

Verso 2. Sole. Uniche.-3. Rimembrar. Rimembrarmene. Mi giova. Mi diletta.-4. Pur. Cioè: a comparazione di quelle, pare.-8. Gir. Muoversi. Stare. Fermarsi. Star fermi.

10-14. Un più dolce concento D'ogni altro. Un concento più dolce d'ogni altro.-12.Il cielo. Vuol dire l'aria.All'armonia. A quel concento.-13. Hover. Muoversi.-14. Pien. Empiuto.

SONETTO CVI.

Vorrebbe dipingerla qual egli la vide in quel giorno in cui essa piangea.

Quel sempre acerbo ed onorato giorno

Mandò si al cor l'immagine sua viva,

Che 'ngegno o stil non fia mai che 'l descriva,
Ma spesso a lui con la memoria torno.

L'atto d'ogni gentil pietate adorno,

E'l dolce amaro lamentar ch'i' udiva,
Facean dubbiar se mortal donna o diva
Fosse che 'l ciel rasserenava intorno.
La testa ôr fino, e calda neve il volto,
Ebeno i cigli, e gli occhi eran due stelle,
Ond'Amor l'arco non tendeva in fallo;
Perle e rose vermiglie, ove l'accolto
Dolor formava ardenti voci e belle:
Fiamma i sospir, le lagrime cristallo.
la che. 9. Or. Oro.

Verso 1. Cioè quel giorno quando il Poeta vide Laura piangente, del quale parlano i due Sonetti di sopra.

- 2. Št. Talmente. Si fattamente. Al eor. Al mio cuore. - - 7. Dubbiar. Dubitare.-8. Fosse che. Fosse quel

10. Ebe no. Ebano.-11. Onde. Da eni. 12. Perle e rose vermiglie, ove. Perle e rose vermiglie era quella parte ove. Cioè la bocca, Accolto. Raccolto. Adunato.

SONETTO CVII.

Ha sempre fitte negli occhi e nel cuore le belle lagrime della sua Laura.

Ove ch'i' posi gli occhi lassi o giri

Per quetar la vaghezza che gli spinge,

Trovo chi bella donna ivi dipinge

Per far sempre mai verdi i miei desiri
Con leggiadro dolor par ch' ella spiri

Alta pietà che gentil core stringe:

Oltre la vista, agli orecchi orna e 'nfinge
Sue voci vive e suoi santi sospiri.
Amor e 'l ver fur meco a dir che quelle
Ch'i' vidi eran bellezze al mondo sole,
Mai non vedute più sotto le stelle.
Nè si pietose e si dolci parole

S'udiron mai, nè lagrime si belle
Di si begli occhi uscir mai vide il Sole.

Verso 1. Ove che. Ovunque. In qualunque luogo. O giri. Cioè i detti occhi.2. La vaghezza. La smania del desiderio.-3. Trovo chi. Cioè trovo Amore che. Ovvero, trovo che il mio pensiero, la mia fantasia. Ivi. Cioè in quel qualunque luogo ove io poso gli occhi o gli giro.-4. Per far sempre mai verdi. Per tener sempre vivi e freachi.-6. Gentil core. Accusat. Stringe. Tocca. Prende.-7-8. Quello che

in qualsivoglia luogo mi dipinge la mia donna piangente, oltre a ciò che esso mi rappresenta alla vista, mi porge ancora e mi finge vivamente all' udito le Voci e i sospiri di Laura. —9-11. Io giudicai, e medesimamente giudicò Amore, e fu giudizio conforme alla verità, che quelle bellezze che io vidi nella mia donna piangente, erano bellezze uniche al mondo, non vedute in terra mai più.

SONETTO CVIII.

Le virtù, le bellezze e le grazie di Laura non hanno esempio che nel Cielo.

In qual parte del Ciel, in quale idea

Era l'esempio onde Natura tolse

Quel bel viso leggiadro, in ch' ella volse
Mostrar quaggiù quanto lassù potea?
Qual ninfa in fonti, in selve mai qual Dea
Chiome d'oro si fino a l'aura sciolse?
Quand' un cor tante in sè virtuti accolse?
Benchè la somma è di mia morte rea.

Per divina bellezza indarno mira

Chi gli occhi di costei giammai non vide,
Come soavemente ella gli gira.

Non sa com'Amor sana e come ancide,
Chi non sa come dolce ella sospira,
E come dolce parla e dolce ride.

Verso 1. Accenna la dottrina platonica delle idee, ci è forme, immateriali e primitive delle cose.-2. Esempio. Esemplare. - 5. In che. In cui. Volse. Volle.-4. Quaggiù. In terra. Quanto lassù potea. Quanto ella possa colassù in cielo.-8. Se bene la princi

pale delle virtù di Laura, cioè la castità, è rea della mia morte, cioè mi riduce in disperazione e mi mena all'estremo.-9. Cioè indarno procaccia di trovare altrove una bellezza divina. -14. Gli. Li.-12. Ancide. Uccide. -45-14. Dolce. Dolcemente.

SONETTO CIX.

Párli, rida, guardi, sieda, cammini, è cosa sovrumana ed incredibile.

Amor ed io si pien di maraviglia

Come chi mai cosa incredibil vide,
Miriam costei, quand' ella parla o ride,
Che sol sè stessa e null' altra simiglia.
Dal bel seren delle tranquille ciglia
Sfavillan si le mie due stelle fide,

Ch' altro lume non è ch'infiammi o guide
Chi d'amar altamente si consiglia.
Qual miracolo è quel, quando fra l'erba

Quasi un fior siede! ovver quand' ella preme
Col suo candido seno un verde cespo!

Qual dolcezza è ne la stagione acerba

Vederla ir sola coi pensier suoi 'nsieme,
Tessendo un cerchio all' oro terso e crespo!

Versi 1-2. Si pien di maraviglia Come chi mai cosa incredibil vide. Cosi pieni di maraviglia come è chiunque mai vede alcuna cosa incredibile. Con tanta maraviglia quanta si è quella di chi vede cosa incredibile. 4. Che non s'assomiglia a niun'altra che a sè stessa. 6. Si. Talmente. In guisa tale. 7. Non è. Non v'ha. Guide. Guidi. - 8. Chi ha volontà, chi si risolve, di amare altamente, cioè con

affetto sublime, nobile.-9. Qual miracolo è quel. Qual maraviglia, qual cosa mirabile, è a vedere.-12. Nella stagione acerbà. Nella stagione immatura, verde. Vuol dir nella primavera.-13. Coi pensier suoi 'nsieme. Insieme co' suoi pensieri. In compagnia de' propri pensieri. — 14. Un cerchio. Una ghirlanda. All' oro terso e crespo. Cioè, a' suoi capelli biondi e ricciuti.

SONETTO CX.

Tutto ciò ch' ei fece, e lo indusse ad amarla, fu ed è in lui cagion di tormento,

O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti,

O tenace memoria, o fero ardore,

O possente desire, o debil core,

L

O occhi miei, occhi non già, ma fonti;

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