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La mia nemica, in atto umile e piano:
Fanno poi gli occhi suoi mio penser vano,

Perch' ogni mia fortuna, ogni mia sorte,

Mio ben, mio male, e mia vita e mia morte,
Quei che solo il può far, l'ha posto in mano.
Ond' io non pote' mai formar parola

Ch'altro che da me stesso fosse intesa;
Cosi m'ha fatto Amor tremante e fioco.
E veggi' or ben che caritate accesa

Lega la lingua altrui, gli spirti invola.
'Chi può dir com' egli arde, è 'n picciol foco.

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per la gran forza dell'amore che io ho per lei, la qual forza è tanta che l' ha fatta signora di tutto me e di ogni cosa che mi appartenga, come è detto di sopra. Non pote' mai. Cioè in presenza di Laura. Pote'. Vale potei.-10. Che fosse intesa da altri che da me stesso. -12. Carilate. Amore.-13. Altrui. All'uomo. Alla persona.-14. Chi può favellare alla persona amata dell' amor suo, ama freddamente.

CXIX.

Siagli pur Laura severa, ch' e' non lascerà mai di amarla e sospirare per lei.
Giunto m'ha Amor fra belle e crude braccia,
Che m'ancidono a torto; e s' io mi doglio,
Doppia 'l martir: onde, pur com' io soglio,
Il meglio è ch' io mi mora amando e taccia:
Che poria questa il Ren, qualor più agghiaccia,
Arder con gli occhi, e rompre ogni aspro scoglio;
Ed ha si egual alle bellezze orgoglio,

Che di piacer altrui par che le spiaccia.

Nulla posso levar io per mio 'ngegno

Del bel diamante ond' ell' ha il cor si duro;
L'altro è d'un marmo che si mova e spiri:

Ned ella a me per tutto 'l suo disdegno
Torrà giammai, nè per sembiante oscuro,
Le mie speranze e i miei dolci sospiri.

Verso 1. Giunto. Colto. Preso. Raddoppia. Pur come. Nè più nè meno 2. Ancidono. Uccidono.-3. Doppia. come.-5. Che. Perocchè. Poria. Po

trebbe. Questa. Cioè Laura. Qualor più agghiaccia. Quando egli è più ghiacciato. 6. Rompre. Rompere. -9. Per mio 'ngegno. Per molto che io m'ingegni. Per quanto io mi voglia ingegnare. Per artificio o spediente ch'io

adoperi.-10. Del bel diamante. Di-
pende dalla voce nulla del verso qui
addietro. 11. L'altro. Il resto del-
la sua persona. Spiri. Respiri.
12. Ned. Nè.-15. Oscuro. Torbido.
Aspro. Accigliato.

SONETTO CXX.

L'amerà costante, benchè siagli anche invidiosa del suo amore verso di lei.

O invidia, nemica di virtute,

Ch' a' bei principii volentier contrasti,
Per qual sentier cosi tacita intrasti

In quel bel petto, e con qual arti il mute?
Da radice n' hai svelta mia salute:

Troppo felice amante mi mostrasti

A quella che miei preghi umili e casti
Gradi alcun tempo, or par ch' odii e refute.
Nè però che con atti acerbi e rei

Del mio ben pianga e del mio pianger rida,
Poria cangiar sol un de' pensier miei.
Non perchè mille volte il di m'ancida,

Fia ch' io non l' ami e ch'i' non speri in lei :
Che s'ella mi spaventa, Amor m' affida.

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Starsi sempre tra le vie del dolce e dell' amaro, è la vita misera degli amanti.

《』་

Mirando 'l Sol de' begli occhi sereno,

Ov'è chi spesso i miei dipinge e bagna,
Dal cor l'anima stanca si scompagna
Per gir nel paradiso suo terreno.
Poi trovandol di dolce e d'amar pieno,
Quanto al mondo si tesse, opra d'aragna
Vede: onde seco e con Amor si lagna,

C' ha si caldi gli spron, și duro il freno.
Per questi estremi duo, contrari e misti,

Or con voglie gelate or con accese,
Stassi cosi fra misera e felice.

Ma pochi lieti, e molti pensier tristi;
E 'l più si pente dell' ardite imprese:
Tal frutto nasce di cotal radice.

Verso 2. Chi. Intende di Amore. Dipinge. Cioè: dipinge ne' miei occhi i moti che esso cagiona nell' animo. - 3. L'anima. L'anima mia. Si scompagna. Si parte. -4. Nel paradiso suo terreno. Cioè in Laura, o negli occhi di Laura. Veggasi il Sonetto sessantesimoterzo. -5. Amar. Amaro. 6. Aragna. Ragno.-7. Vede. Suppliscasi essere. 9. Estremi

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SONETTO

- 11. Stassi.

duo. Due estremi.
L'anima mia. -.42. Ma. Suppli-
scasi fra, voce che si trova nel verso
antecedente, e che dipende anche qui
dal medesimo verbo, cioè stassi. Po-
chi lieti, e molti pensier tristi. Po-
chi pensieri lieti e molti tristi.
43. Il più. Il più delle volte. Le più
volte. 14. Di colal radice. Cioè

dell' amore.

CXXII.

Pensa nel suo dolore, ch'è meglio patiré per Laura, che gioir d' altra donna.

Fera stella (se 'l Cielo ha forza in noi
Quant' alcun crede) fu sotto ch' io nacqui,
E fera cuna dove nato giacqui,

E fera terra ov' e' piè mossi poi;

E fera donna che con gli occhi suoi

E con l'arco a cui sol per segno piacqui,
Fe la piaga ond', Amor, teco non tacqui,
Che con quell' arme risaldar la puoi,

Ma tu prendi a diletto i dolor mici:

Ella non già; perchè non son più duri,
E'l colpo è di saetta e non di spiedo.
Pur mi consola che languir per lei

Meglio è che gioir d' altra; e tu mel giuri
Per l'orato tuo strale, ed io tel credo.

Verso 1. Fera. Fiera. Il Cielo.
Cioè gli astri, e i moti celesti.
2. Quant' alcun crede. Quanto si
crede. Fu sotto che. Fu quella sotto
la quale. — 4. E'. I. 6. A cui sol
per segno piacqui. A cui piacqui so
lamente come bersaglio, e non altri-
menti nè per altro. 7. Fe. Fece.
Ond'. Onde. Di cui -8. Che. Il quale,

Con quell'arme. Cioè con quegli stessi
occhi. Risaldar. Chiadere. Risanare.
— 40-41. Ella non ne prende diletto,
perchè non sono così aspri come ella
vorrebbe, e perchè la ferita è solo di
saetta, e non di spiedo; cioè a dir non
è grande quanto vorrebbe ella.
12. Mi consola che. Mi consola que-
sto, che. 14. Orato. Dorato.

SONETTO CXXIII,

Ringiovanisce alla cara memoria del luogo e del tempo del suo primo amore.

Quando mi vene innanzi il tempo e 'l loco
Ov' io perdei me stesso, e 'l caro nodo
Ond'Amor di sua man m' avvinse in modo
Che l'amar mi fe dolce e 'l pianger gioco;
Solfo ed esca son tutto, e 'l cor un foco,
Da quei soavi spirti, i quai sempr' odo,
Acceso dentro si, ch' ardendo godo,
E di ciò vivo, e d'altro mi cal poco.
Quel Sol, che solo agli occhi miei risplende,
Coi vaghi raggi ancor indi mi scalda
A vespro tal qual era oggi per tempo:
E così di lontan m'alluma e 'ncende,

Che la memoria ad ogni or fresca e salda
Pur quel nodo mi mostra e 'l loco e 'l tempo.

Verso 1. Mi vene innanzi. Mi viene alla memoria. Mi si rappresenta al pensiero, alla fantasia. - 2. Perdei me stesso. Fui preso dell' amor di Laura. 5. Onde. Di cui. Con cui,

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Anco al presente. Tuttavia. Indi.
Cioè dal pensiero e dalla immagine
che mi viene alla mente, del tempo,
del luogo e del nodo detti di sopra.
-11. A vespro. Nella età provet-
ta. Oggi per tempo. Questa mattina.
Cioè nel fior della mia gioventù. ·
12-13. E così di lontan m'alluma
e 'ncende, Che. E da lontano m'il-
lumina, ovvero mi avvampa, e mi ac-
cende in maniera, che. Ad ogni or.
Sempre. 14. Pur. Di continuo.

Tuttavia.

SONETTO CXXIV.

Col pensier in lei sempre fitio, passa intrepido e solo i boschi e le selve.

Per mezz' i boschi inospiti e selvaggi,

Onde vanno a gran rischio uomini ed arme,
Vo secur io; che non può spaventarme
Altri che 'l Sol c'ha d'Amor vivo i raggi
E vo cantando (o penser miei non saggi!)
Lei che 'l Ciel non poria lontana farme';
Ch'i'l'ho negli occhi; e veder seco parme
Donne e donzelle, e sono abeti e faggi.

Orazio I,

Parmi d'udirla, udendo i rami e l'ôre

E le frondi, e gli augei lagnarsi, e l'acque
/Mormorando fuggir per l'erba verde.
Raro un silenzio, un solitario orrore
D'ombrosa selva mai tanto mi piacque ;

Se non che del mio

Passava il Poeta, in tempo di guerra, dalla Germania in Avignone.

Verso 1. Per mezz' i boschi. Per mezzo ai boschi.-2.Onde. Per li quali. A. Con. Uomini ed arme. Uomini armati.-3.Spaventarme. Spaventarmi. -4.Scherzo colla opposizione del sole, detto allegoricamente per Laura,e della oscurità dei boschi, dicendo che solo quello gli può far paura, e non questa.

-5. O penser miei non saggi! Oh il pazzerello che io sono! Penser vale pensieri.-6. Poria. Potrebbe. Far

Sol troppo si perde.

me Farmi.--7.Che.Perocchè.Parme. Parmi,-9. Ore. Aure. 12. Raro. Rare volte.-15. Mai. Questa particella dipende dall'avverbio raro del verso precedente, et è presa nel significato suo primitivo di magis, più; onde raro mai, vale: rade volte più, cioè rade volte oltre questa.-14. Del mio Sol troppo si perde. Vuol dire: troppo tempo io passo in luoghi lontani dalla mia Laura. E qui ancora, con parlare allegorico, allude al toglier che fanno le selve colla loro ombra la luce del sole.

SONETTO CXXV.

La vista del bel paese di Laura gli fa dimenticar i pericoli del viaggio.

Mille piagge in un giorno e mille rivi

Mostrato m'ha per la famosa Ardenna

Amor, ch' a' suoi le piante e i córi impenna
Per farli al terzo ciel volando ir vivi.

Dolce m' è sol senz' arme esser stato ivi,

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Dove armato fier Marte e non accenna;

Quasi senza governo e senza antenna

Legno in mar, pien di pensier gravi e schivi.

Pur giunto al fin della giornata oscura,

Rimembrando ond' io vegno e con quai piume,
Sento di troppo ardir nascer paura.

Ma 'l bel paese e 'l dilettoso fiume

Con serena accoglienza rassecura
Il cor già vôlto ov' abita il suo lume.

Verso 2. Per la famosa Ardenna. Cioè nel viaggio di cui parla il Sonetto qui addietro. Accenna il Poeta la ve locità usata da esso in quel cammino

per
l'ansietà di giungere là dove era
Laura.-3. A' suoi. A' suoi seguaci.
Le piante. I piedi. Impenna. Forni-

sce di ali. 4. Al terzo ciel. Al
cielo del pianeta di Venere, che sti-
mavasi il pianeta degli amanti.
5. Mi è dolce essere stato ivi solo e
senz' armi. - 6. Fier Marte e non
accenna. Marte ferisce, percuote,
senza far cenno; o piuttosto, non mi-

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