Avvicinandosi al paese di Laura, sente la forza del suo amore verso di lei. L'aura gentil che rasserena i poggi Destando i fior per questo ombroso bosco, Per cui conven che 'n pena e 'n fama poggi. Fuggo dal mio natio dolce aere tosco; Ch'Amor per forza a lui mi riconduce; Verso 1. L'aura. L'aura del paese ove era la sua donna. - 5. Spirto. Fiato. -4. Conven. Conviene. Che'n pena e'n fama poggi. Che io monti, cioè cresca di giorno in giorno in patimenti e in celebrità. 5. Ove'l cor lasso appoggi. Dove appoggiare il mio cuor lasso. - 6. Fuggo. Vo lontano. Tosco. Toscano. 7. Al pen sier. Al mio pensiero. — 11. Si. Si SONETTO CXLIII. - Non può sanarsi la sua amorosa ferita, che o dalla pietà di Laura o dalla morte. Di di in di vo cangiando il viso e 'l pelo ; Dell' arbor che nè Sol cura nė gielo. Fia innanzi ch'io non sempre tema e brami La sua bell'ombra, e ch' i' non odii ed ami Non spero del mio affanno aver mai posa Sin dal primo diì in ch'ei la vide, crebber in Laura le grazie, ed in esso l'amore. L'aura serena che, fra verdi fronde Mormorando, a ferir nel volto viemme, E le chiome, or avvolte in perle e 'n gemme, Le quali ella spargea si dolcemente, E raccogliea con si leggiadri modi, E strinse 'l cor d'un laccio si possente- Verso 2. Ferir. Percuotere. Viemme. Viemmi. Cioè mi viene.-5.Quando. Del tempo quando. Ciò fu di primavera. Diemme. Diemmi. - 5. E. E fammi. Altri. Cioè sdegno e gelosia, come spiega nel verso seguente. 6. Gelosia. Invidia che Laura ha del mio bene. Veggasi il Sonetto centoventesimo. Tiemme. Tiemmi. Cioè mi tiene.-7. E le chiome. E veder le chiome.-8. Sovra. Più che.-12. Vuol dir che Laura cresciuta in età, non la sciava più i suoi capelli andare sciolti, come nella prima giovanezza. Po' sta per poi.-15. Il cor. Il cuor mio.14. Indi. Cioè da esso laccio.` SONETTO CXLV. La presenza di Laura lo trasforma, e la sola sua ombra lo fa impallidire. L'aura celeste che 'n quel verde lauro Spira, ov' Amor feri nel fianco Apollo, Può quello in me che nel gran vecchio mauro Nė posso dal bel nodo omai dar crollo, L'alma, che d'umiltate e non d'altr' armo. Ma gli occhi hanno virtù di farne un marmo. Versi 1-3. Vuol dire il fiato e le parole di Laura, significata nell'alloro, che è figura altresì di Dafne.-4. In modo che io non posso ricuperare, o non sono più a tempo di ricuperare, la mia liber tà. -5 Può quello in me che. Può in me quello che potè. Ha in me quel potere che ebbe. Nel gran vecchio mauro. In Atlante.-7. Dar crollo. Muovermi pur un poco. Quel che si dice in francese bouger.-8. Là've Là ove. Dove. Cioè, al paragone del qual nodo; pel quale s'intendono i capelli di Laura. Il Sol perde, non pur l'ambra o l'auro. E vinto, non dico l'ambra e l'oro, ma fino il sole. - 11. L'alma. L'alma mia. D'altr'armo. D'altro armo. -12.Sua.Dell'alloro, che vuol dir Laura; ovvero del crespo laccio detto nel nono verso, cioè della chioma di Laura.-14. Gli occhi. Di Laura. Farne. Cioè del mio cuore e del viso. SONETTO CXLVI. Non può ridire gli effetti che in lui fanno gli occhi e le chiome di Laura. L'auro ch'Amor di sua man fila e tesse: Volte in frale bilancia appende e libra; Vedendo arder i lumi, ond' io m'accendo, Or sull' omero destro ed or sul manco. Verso 2. Cioè i capelli di Laura.— mia.- 8.Appende. Sospende.-9.Ve- - SONETTO CXLVII. Rapitole un guanto, loda la sua bella mano, e duolsi di doverlo restituire. O bella man che mi distringi 'l core E sol nelle mie piaghe acerbi e crudi, Che copria netto avorio e fresche rose; Cosi avess' io del bel velo altrettanto. O incostanza dell' umane cose! Pur questo è furto; e vien ch'i' me ne spoglie. Versol Distringi.Stringi.-5-8.0 diti schietti, soavi, simili per colore a cinque perle orientali, acerbi e crudi solo nelle mie piaghe, opportunamente permette Amore che voi rimanghiate ora ignudi, per arricchirmi, cioè delle vostre spoglie. Si aveva preso il Poeta nascostamente un guanto di Laura 14. Pur questo è furto. Questo pur furto. Vien. Avviene. Ch' ' me ne spoglie. Ch'io me ne spogli, cioè lo renda. SONETTO CXLVIII. Le ridà il guanto, e dice che non pur le mani, ma tutto è in Laura maraviglioso. Non pur quell' una bella ignuda mano, Ma l'altra, e le duo braccia, accorte e preste Lacci Amor mille, e nessun tende in vano Fra quelle vaghe nove forme oneste, Ch' aggiunger nol può stil nè 'ngegno umano. La bella bocca angelica, di perle Verso 1.Non pur. Non solo.-2.Si riveste. Cioè del guanto rendutole dal Poeta.-3-4.Accorte e preste Son. Sono accorte e preste, cioè pronte. Piano. Umile. Facile. Che non resiste.-5. Amor tende mille lacci, e nessun d'essi invano. 6. Si. Talmente. Abito. Cioè corpo, persona.- S. Aggiunger. Arrivare, attivo.-9-14. Dipendono questi versi dalla voce fra del verso sesto. SONETTO CXLIX. Si pente d' aver restituito quel guanto ch' era per lui una delizia e un tesoro. Mia ventura ed Amor m' avean si adorno D'un bell' aurato e serico trapunto, Ch' al sommo del mio ben quasi era aggiunto, Nè mi riede alla mente mai quel giorno, Che mi fe ricco e povero in un punto, Tenni al bisogno, e non fui più costante Verso 2. Cioè del guanto di Laura, trapunto o ricamato d'oro o di seta.3. Che. Dipende dal si del primo verso. Al sommo del mio ben. Al colmo della mia beatitudine. Era. Io era. Aggiunto. Giunto. 4. Meco. Fra me. A chi fu quest'intorno. Intorno a chi, cioè into no a qual mano, fu questo guanto.5 Riede.-Torna.-6. Fe. Fece. Ricco e povero. Ricco per l'acquisto del guanto, povero per averlo renduto. 'In un punto. In un medesimo punto.-10. Al |