E gli aspidi incantar sanno in lor note, Verso 4. All' ultimo bisogno. In questo bisgno estremo. 2. Accampa. Metti in campo, cioè in ope5. Mentre. Finchè. Fra ra. noi. Con noi, cioè te e me. Ridono or per le piagge erbette e fiori : Verso 4. Vuol dir che era il tempo della primavera. 4. E di più forza. Può più che le amorose note. 3. Dipende dalla voce andrem del verso seguente. 6. Cioè: an dremo procacciando una cosa impossi- In rete accolgo l'aura e 'n ghiaccio i fiori, Verso 3. Che non prezza, cioè non cura, SONETTO CLXXXII. La invita a trovare in se stessa il perchè egli non possa mai starsi senza di lei. I'ho pregato Amor, e nel riprego, Che mi scusi appo voi, dolce mia pena, I' nol posso negar, donna, e nol nego, ཏྟཱ Che la ragion, ch' ogni buon' alma affrena, Talor in parte ov' io per forza il sego. Voi, con quel cor che di si chiaro ingegno, Quanto mai piovve da benigna stella; Che può questi altro? il mio volto 'I consuma: Verso 1. Nel. Ne lo. po. Appresso. 2. Ap- fede. Conservando nondimeno intera 3-4. Con piena la mia fedeltà e lealtà verso di voi. SONETTO CLXXXIII. Il pianger ch' ei fa per Laura malata, non ammorza, ma cresce il suo incendio. E quinci e quindi 'l cor punge ed assale. Rallenta dell' incendio che m'infiamma; Verso 1. L'alto Signor. Cioè Amo- derio e con quella della pietà. Il cor. 15. Rallenta. Verbo neutro. Si mitiga. Dell' incendio. Dipende da fa villa. SONETTO CLXXXIV. Dice al suo cuore di ritornarsene a Laura, e non pensa ch'è già seco lei. Mira quel colle, o stanco mio cor vago: Ivi lasciammo ier lei ch' alcun tempo ebbe L Torna tu in là, ch' io d' esser sol m' appago; Da scemar nostro duol, che 'n fin qui crebbe, Or tu c' hai posto te stesso in obblio, E parli al cor pur com'e' fosse or teco, Tu te n' andasti, e' si rimase seco SONETTO Che fino a ora non ha fatto altro che crescere. 8. O. O cuore. - -9. Or tu. Si volge il Poeta a se stesso, riprendendosi. 10. Pur com'e'. Nè più nè meno come se egli.—12. Al dipartir. Al partirsi. Ovvero, al partirti. Del tuo sommo desio. Di Laura. Ovvero, da Laura. 13. E'. Il tuo cuore. Seco. Cioè con Laura, CLXXXV. Misero! ch' essendo per lei senza cuore, ella si ride se questo parli in suo pro. Ov' or pensando ed or cantando siede, mente farà se non tornerà meco mai Tu paradiso, i' senza core un sasso, O sacro, avventuroso e dolce loco. Verso 3. E rende testimonianza quaggiù in terra degli spiriti del cielo, cioè mostra in se un'immagine di quegli spiriti.4. Cioè quella che vince, oscura, la fama di chicchessia. Tolle sta per toglie. 6. E fece molto saviamente, e anco più savia di più. 7. Contando. Cioè notando. 12. Sel ride. Si ride di ciò. Il gioco. Cioè il caso, la condizione tua e la mia. — 15-14. Tu, o sacro, dolce e fortunato colle, sei un paradiso, per la presenza di Laura; io sono un sasso senza cuore. SONETTO CLXXXVI. Ad un amico innamorato suo pari, non sa dar consiglio, che di alzar l'anima a Dio. Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio, E con duro pensier teco vaneggio. Quel ch' ordinato è già nel sommo seggio. È'l mio consiglio, e di spronare il core; Risposta a un Sonetto di Giovanni De' Dondi, che, dicendo di esser quasi fuori di senno per una sua passione amorosa, dimandava consiglio al Poeta. Verso 1. Il mal. Cioè il mal presente. Mi preme. Mi grava. Mi opprime. Il peggio. Che io temo. 3. Intrato. Entrato. In simil frenesia. In frenesia simile alla vostra. 5. Mi cheggio. Io chiegga. Debba io chiede re. nella guerra, cioè nella mia passione. SONETTO CLXXXVII. S'allegra per le lusinghiere parole dettegli da un amico in presenza di Laura. Due rose fresche, e colte in paradiso L'altr' ier, nascendo, il di primo di maggio, Con si dolce parlar e con un riso Dicea ridendo e sospirando insieme; Onde 'l cor lasso ancor s' allegra e teme. Verso 1-2. Colte in paradiso L'altr'ier, nascendo, il dì primo di maggio. Colte in paradiso in sul loro nascere, l'altro ieri, che fu il primo di maggio.3. E d'un amante antiquo. E da un amante vecchio. Chi fosse costui, non si ha notizia. 4. Tra duo minori. Tra due altri amanti, minori di età. Cioè tra Laura e me. Egualmente diviso. Vuol dire che quel vecchio diede a ciascuno de' due una rosa. - 5. Con. Dipende dalla parola diviso del verso precedente. — 7-8. Fece che l'uno e l'altro cangia. rono il viso, si cangiarono in viso, il quale sfavillò di un raggio amoroso. 9. Par. Paio. Coppia. Accusativo. - 11. Volgeasi attorno. Si volgeva ora all' uno e ora all' altro de' due. 12. Partia. Compartia, dividea, tra noi due. 13. Il cor. Il mio cuore. Ancor. A ricordarsene. SONETTO CLXXXVIII. La morte di Laura sarà un danno pubblico, e brama perciò di morire prima di lei. Fa con sue viste leggiadrette e nove Candida rosa nata in dure spine! Quando fia chi sua pari al mondo trove? |