etion Diè con tanti sospir, con tal sospetto Pregando ch'a levar l'alma non tarde: Verso 3. Sospetto. Cioè timor di ba fuggire o cercare. - 13. Pregando. Pregandomi. Levar. Innalzare a Dio. Non tarde. Io non tardi. 14. Quanto. Mentre. Intanto che. Finchè. SONETTO XVIII. Torna pietosa a riconfortarlo co' suoi consigli; ed ei non può non piegarvisi. Se quell' aura soave de' sospiri Ch'i' odo di colei che qui fu mia Donna, or è in cielo, ed ancor par qui sia, Ritrar potessi; o che caldi desiri Movrei parlando! si gelosa e pia Torna ov' io son, temendo non fra via Mi stanchi, o 'ndietro o da man manca giri. Ir dritto alto m'insegna: ed io che 'ntendo Le sue caste lusinghe e i giusti preghi Col dolce mormorar pietoso e basso, Secondo lei conven mi regga e pieghi, Per la dolcezza che del suo dir prendo, Ch' avria vertù di far piangere un sasso. per via. 9. Leopardi poneva una virgola dopo dritto, e spiegava: M'insegna di andar diritto e all'alto. A noi piace la lezione del sig. Carrer che non ha quella virgola; e spieghiamo: ir drillamente all'alto, cioè tendere alle celesti cose senza voltarsi nè d'una Verso. 5. Donna. Signora. Par qui sia. Par che sia qui, cioè in terra. 5. Ritrar. Esprimere con parole. - 6. Movrei. Moverei. Cioè in chi mi ascoltasse. Gelosa. Paurosa del mio male. Pia. Pietosa. 7-8. Non fra via Mi stanchi. Che io non mi stanchi Morto Sennuccio, lo prega di far sapere a Laura l'infelicità del suo stato. Sennuccio mio, benchè doglioso e solo Or vedi insieme l' uno e l'altro polo, Guitton saluti e messer Cino e Dante, Verso 3. Del. Dal. Preso. Prigioniero. Morto. Dà ad intendere che quel che si chiama vita, è più veramente una morte. 4. Se' levato. Ti sei le6. Vaghe. Erran vato, cioè alzato. ti. 8. Col tuo gioir. Col pensiero de' tuoi godimenti. 9. In la terza spera. Nella sfera di Venere, pianeta degli amanti. - 11. Quella schiera. Delle anime amorose.-13. Fatto. Diventato. Una fera. Un animale salvatico. - 14. Membrando. Rimembrando. E l'opre. E le sue opere. SONETTO XX. Mirando là dov'ella nacque e morì, va sfogando co' sospiri l' acerba sua pena. I' ho pien di sospir quest' aer tutto, D'aspri colli mirando il dolce piano Col subito partir, che di lontano Gli occhi miei stanchi lei cercando in vano, Non è sterpo nè sasso in questi monti, Non ramo o fronda verde in queste piagge, leat Non fior in queste valli o foglia d'erba ; Nè fiere han questi boschi si selvagge, Verso 1. Pien. Empiuto.-2. D'a- SONETTO condotto a tale, cioè in tale stato. XXI. Adesso e conosce quant' ella era saggia nel dimostrarsi severa verso di lui. L'alma mia fiamma oltra le belle bella, È ritornata ed alla par sua stella. Chiamava crudele quella che guidavalo alla virtù. Si pente, e la ringrazia. Come va 'l mondo! or mi diletta e piace Quel che più mi dispiacque; or veggio e sento Che per aver salute ebbi tormento, E breve guerra per eterna pace. E degli amanti più ben per un cento! Volse 'l mio corso, e l'empia voglia ardente, Verso 2. Quel che più mi dispiasque. Cioè il rigore usatomi da Laura in sua vita.-6. E cento volte, a cento doppi, più fallace che mai, la speranza e il desiderio degli amanti !—7. Quant'era'l peggior. Quanto peggio sarebbe stato. Farmi contento. Se mi avesse fatto contento, cioè avesse soddisfatto, compiaciuto, a' miei desiderii. 10-11. Andar dove morte era. Cioè Cercar quello che avrebbe dato morte all'anima mia. - 12. Riva. Termi ne. - 13. L'empia voglia. L'empia mia voglia. SONETTO XXIII. Tristo 'l dì e la notte, in sull' aurora gli par di vederla, e gli si doppia la pena. Quand' io veggio dal ciel scender l'Aurora O felice Titon! tu sai ben l'ora Da ricovrare il tuo caro tesoro ; Ma io che debbo far del dolce alloro? Che se 'l vo' riveder conven ch'io mora. I vostri dipartir non son si duri; Ch' almen di notte suol tornar colei Che non ha a schifo le tue bianche chiome: Le mie notti fa triste e i giorni oscuri Quella che n'ha portato i penser miei Verso 4. Ini. Cioè in cielo.-6. Da ricovrare. Da ricuperare. Nella quale ricupererai. Il tuo caro tesoro. Cioè la tua donna, che è l'Aurora.-7. Del dolce alloro. Vuol dir di Laura. 8. Vo'. Voglio. Conven. Conviene. SONETTO XXIV. Mette fine a parlare di quelle grazie e di quelle bellezze che già non son più. Gli occhi di ch'io parlai si caldamente, E le braccia e le mani e i piedi e 'l viso Secca è la vena dell'usato ingegno, Verso 1. Di che. Di cui.-3. Si. stesso. - 11. In gran fortuna. In gran tempesta. - 13. Usato ingegno. Consueto ingegno. SONETTO XXV. Tardi conosce quanto piacessero le sue rime d'amore. Vorria più limarle, e nol può. S'io avessi pensato che si care Fossin le voci de' sospir miei in rima, E che si stava de' pensier miei in cima, In qualche modo, non d' acquistar fama. Or vorrei ben piacer; ma quella altera, Versi 1-4. Se io avessi creduto che le voci de' miei sospiri in rima, cioè |