dubbia, della onestà de' miei desiderj. giù di questa spoglia. Al mio par tir di questo corpo. Nell' ora della mia morte. Por giù vale deporre. 13. Per me. Verso me. Incontro a me. Per condurmi in cielo. Con quella gente nostra. Vuol dir colle anime degli amanti onesti. SONETTO LXI. Videla in immagine quale spirito celeste. E' voleva seguitarla: ed ella spari. Ch' amorosa paura il cor m'assalse, Siccome a cui del ciel, non d'altro, calse. Di che pensando, ancor m'agghiaccio e torpo. Onde colei che molta gente attrista Trovò la via d'entrare in si bel corpo! Gli sta si fisa nel cuore e negli occhi, ch'e' giunge talvolta a crederla viva. Tornami a mente, anzi v'è dentro, quella Veggiola in se raccolta e si romila,, Ch'i' grido: ell' è ben dessa; ancora è in vita: Talor risponde e talor non fa motto. I', com' uom ch' erra e poi più dritto estima, Verso 2. Indi. Cioè dalla mia men- fiorita. 8. Cheggio. Chiedo. Sua 11. Se' 'n 12. Che 'n mille trecento quarantotto. Che nell'anno mille trecento quarantotto.13. In l'ora. Nell'ora.— -14. Uscio. Uscì. SONETTO LXIII. Natura, oltr'al costume, riunì in lei ogni bellezza, ma fecela tosto sparire. Questo nostro caduco e fragil bene, Ch'è vento ed ombra ed ha nome beltate, Per far ricco un, por gli altri in povertate: Verso 4. Ciò. Che esso nella nostra età si trovasse tutto in un corpo. -5. Che. Perocchè. Si riferisce alle parole non fu giammai tutto in un corpo. Vol. Vuole. 7. Or. Ma questa volta. Versò. Cioè la Natura. In una. Cioè in Laura. Largitate. Liberalità. 8. Qual. Qualunque donna. Si tene. Si tiene, cioè si reputa, bella. 9-10. Non ci cbbe mai al mondo, o vogliasi ai tempi moderni o vogliasi in antico, e non ci avrà, credo, mai, una bellezza simile a questa (cioè alla bellezza di Laura): ma ella visse si ritirata e nascosta. Coverta sta per coperta.-12-14.Onde 'l cangiar mi giova La poca vista a me dal ciclo offerta Sol per piacer alle sue luci sante. Onde, cioè per essere sparita dal mondo quella bellezza, io sono contento di venir perdendo per la età la debole e imperfetta vista che il Cielo mi avea conceduta acciò solamente che io vedessi gli occhi di Laura, e procacciassi di piacer loro. SONETTO LXIV. Disingannato dall' amor suo di quaggiù, rivolgesi ad amarla nel cielo. O tempo, o ciel volubil, che fuggendo A me diede occhi: ed io pur ne' miei mali E sarebbe ora, ed è passata omai, Da rivoltarli in più secura parte, E poner fine agl' infiniti guai. Nè dal tuo giogo, Amor, l'alma si parte, - Verso 1. Volubil. Girevole. Rotante. 2. I ciechi e miseri mortali. Che non si accorgono del vostro fuggir così ratto, e par che si aspettino di avere a viver sempre.4. Ab esperto. Per esperienza. Per prova.— 7-8. Pur ne' miei mali Li tenni. Vuol dire: non attesi ad altro che a cose nocevoli all' anima mia. Pur vale solamente.-10. Vuol dire: di pensare agli affari della salute eterna.— 44. Poner. Porre. 12. L' alma. L' alma mia. 15-14. Ma solo si parte da Laura; e questo ancora, tu sai con che studio ella il fa, cioè sai che ella non si parte da Laura per alcuna propria diligenza o per alcuno sforzo, ma per necessità e per caso, cioè per esser colei partita dal mondo. Or la virtù non si acquista già per caso, ma per volontà e per disciplina. SONETTO LXV. Ben a ragione e'tencasi felice in amarla, se Dio se la tolse come cosa sua. Quel che d'odore e di color vincea L'odorifero e lucido oriente, Frutti, fiori, erbe e frondi; onde 'l ponente ro. Dolce mio lauro, ov' abitar solea Ogni bellezza, ogni virtute ardente, Posi in quell' alma pianta; e 'n foco e 'n gelo Verso 1. Quel. Quel dolce mio lau Veggasi il verso quinto. - 2. Odorifero. Perchè i paesi orientali produsono copia grande e squisite qualità di odori. Lucido. Perchè dalle parti dell'oriente viene il giorno,-3. Frutti, fiori, erbe, e frondi. Cioè dell' orien Ei sol, te. Dipende da vincea. Il ponente. Essendo nata Laura in paese occidentale. — 4. Il pregio. Il maggiore, il primo, il principal vanto.-8. Il mio signor. Amore. La mia Dea. Laura. — 14. La si ritolse. Se la riprese. Cosa era da lui. Era cosa da lui, cioè degna del cielo. SONETTO LXVI. che la piange, e'l cielo, che la possiede, la conobbero mentre visse. Lasciato hai, Morte, senza sole il mondo Dogliom' io sol, nè sol ho da dolerme; L'uman legnaggio, che, senz' ella, è quasi Verso 4. Ed a me grave pondo. piangere. Devrebbe. Dovrebbe.-14.E 'l Ciel. E conobbela il Cielo. Del mio pianto. Per la cagione del mio pianto, che è la morte di Laura, volata a far bello il cielo. 19 SONETTO LXVII. Si scusa di non averla lodata com' ella merita, perchè gli era impossibile. Conobbi, quanto il Ciel gli occhi m'aperse, Che stilo oltra l'ingegno non si stende; E per aver uom gli occhi nel Sol fissi, Versi 1-2. Quanto. Per quanto. In quanto.-4. Che. Accusativo. Le quali cose. In un soggetto ogni stella cosperse. Tutte le stelle, tutti i cieli, cosparsero, cioè congiuntamente sparsero, posero, in un soggetto solo, cioè in Laura.-5-6. Vuol dir le bellezze spirituali ed immortali di Laura.-7. All'intelletto eguali. Cioè atte ad esser comprese dal mio intendimento. 9. Nè. O. E.-10. Che. Dipende da SONETTO LXVIII. La prega di consolarlo almen con la dolce e cara vista della sua ombra. Dolce mio caro e prezioso pegno, Che natura mi tolse e 'l Ciel mi guarda, Già suo' tu far il mio sonno almen degno Talor si pasce degli altrui tormenti, |