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Si ch' egli è vinto nel suo regno Amore.
Tu che dentro mi vedi, e 'l mio mal senti,
E sola puoi finir tanto dolore,

Con la tua ombra acqueta i miei lamenti.

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È rapito fuori di se, contento e beato di averla veduta, e sentita parlare.
Deh qual pietà, qual angel fu si presto

A portar sopra 'l cielo il mio cordoglio?
Ch' ancor sento tornar pur come soglio
Madonna in quel suo atto dolce onesto
Ad acquetar il cor misero e mesto,

Piena si d'umiltà, vota d'orgoglio,

E 'n somma tal, ch'a morte i' mi ritoglio,
E vivo, e 'l viver più non m'è molesto.
Beata s'è, che può beare altrui

Con la sua vista, ovver con le parole
Intellette da noi soli ambedui.

Fedel mio caro, assai di te mi dole;

Ma pur per nostro ben dura ti fui:
Dice, e cos' altre d'arrestar il Sole.
Verso 1. Deh. Interiezione di ma-
raviglia. 2. A portar sopra 'l cielo.
Ad annunziare a Laura. Il mio cordo-
glio. Quello significato nel Sonett an-
tecedente, cioè dell'esser privo della
visione di Laura in sogno. -3. Che.
Poichè. Ancor. Di nuovo. Un'altra
volta. Tornar. In sogno.
5. Ad
acquetar. Dipende dal verbo tornar,

che sta nel terzo verso. Il cor. Il mio
cuore.-6. Piena si. Sì piena. Vola.
Si vota. -7. Ritoglio. Ritolgo.
9. Beata s'è. Beata si è. È beata.
14. Intellelte. Intese. Ambedui.
Ambedue. 13. Pur. Solo.
14. Cos' allre. Altre cose. D'arre-
star. Da arrestare. Tali, sì dolci, da

arrestare.

SONETTO LXX.

Mentr'ei piange, essa aecorre ad asciugargli le lagrime, e lo riconforts.

Del cibo onde 'l Signor mio sempre abbonda,
Lagrime e doglia, il cor lasso nudrisco;'

-

E spesso tremo e spesso impallidisco,
Pensando alla sua piaga aspra e profonda.
Ma chi nè prima, simil, nè seconda

Ebbe al suo tempo, al letto in ch'io languisco,
Vien tal ch' appena a rimirar l'ardisco,
E pietosa s'asside in su la sponda.
Con quella man che tanto desiai,

M'asciuga gli occhi, e col suo dir m' apporta
Dolcezza ch' uom mortal non senti mai.
Che val, dice, a saver, chi si sconforta?
Non pianger più ; non m' hai tu pianto assai?
Ch'or fostu vivo com' io non son morta.

Verso 4. Onde. Di cui. Il Signor
mio. Amore.-2. Lagrime e doglia.
Il qual cibo sono lagrime e doglia.
4. Sua. Cioè del cuore. 5. Chi.
Quella che. Cioè Laura. Nè prima,
simil. Nè prima, nè simile. - - 8. In
su la sponda. Del letto. - 12. Che
giova, dice, il sapere, la sapienza,
se uno nell'avversità si sconforta, cioè

si dà tutto in preda, si lascia trasportare, al dolore, e non sa confortarsi? 13. Assai. Abbastanza.-14. Che. Perocchè. Fostu vivo com' io non son morta. Fossi tu veramente vivo, come io in verità non son morta. Cioè vivessi tu di quella vita vera e immortale che io vivo. Forma desiderativa.

SONETTO LXXI.

E' morrebbe di dolore, s'ella talvolta nol consolasse co' suoi apparimenti.

Ripensando a quel, ch'oggi il cielo onora,
Soave sguardo, al chinar l'aurea testa,
Al volto, a quella angelica modesta
Voce, che m'addolciva ed or m'accora;
Gran maraviglia ho com' io viva ancora:

Nè vivrei già, se chi tra bella e onesta,
Qual fu più, lasciò in dubbio, non si presta
Fosse al mio scampo là verso l' aurora.
O che dolci accoglienze e caste e pie!
E come intentamente ascolta e nota
La lunga istoria delle pene mie!
Poi che 'l di chiaro par che la percola,
Tornasi al ciel, che sa tutte le vie,

Umida gli occhi e l' una e l'altra gota.

Versi 1-2. A quel, ch'oggi il cielo sta. onora, Soave sguardo. A quel soave sguardo, ch'oggi onora il cielo. L'aurea testa. Dell' aurea, cioè bionda, te

6-8. Chi tra bella e onesta, Qual fu più, lasciò in dubbio. Colei che lasciò in dubbio se fosse più bella o più onesta, se avesse più di bellezza

o più di onestà. Non si presta Fosse al mio scampo là verso l'aurora.Non fosse si presta, cioè attenta, sollecita, a darmi soccorso, apparendomi in sogno là in sul far dell' aurora.-9. Ac

coglienze. Cioè saluti e cose tali. Pie. Pietose. 12. Poi che. Quando.. 13. Tutte le vie. Di andare al cielo. Ha riguardo alle virtù avute ed eccicitate da Laura in sua vita.

SONETTO LXXII.

Il dolore di averla perduta è sì forte, che niente più varrà a mitigarglielo.

Fu forse un tempo dolce cosa amore

(Non perch' io sappia il quando); or è si amara
Che nulla più. Ben sa 'l ver chi l'impara,
Com' ho fatt' io con mio grave dolore.
Quella che fu del secol nostro onore,

Or è del ciel che tutto orna e rischiara;
Fe mia requie a' suoi giorni e breve e rara,
Or m'ha d' ogni riposo tratto fore.
Ogni mio ben crudel Morte m'ha tolto;

Né gran prosperità il mio stato avverso
Può consolar di quel bel spirto sciolto.
Piansi e cantai; non so più mutar verso,
Ma di e notte il duol nell' alma accolto
gli occhi sfogo e verso.

Per la lingua e per

Verso 2. Non perch'io sappia il quando. Non già che io sappia quando ciò fosse.-6. Or è. Suppliscasi onore. Del ciel che tutto orna e rischiara. Intendono del terzo cielo, cioè del cielo di Venere. 7. Fe. Fece. A'suoi giorni. In sua vita. Mentre ella visse.-8. Fore. Fuori.-9. Crudel. Si riferisce a Morte.-40-14. Nè

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SONETTO LXXIII.

Pensando che Laura è in Cielo, si pente del suo dolor eccessivo e si acqueta.

Spinse amor e dolor ov' ir non debbe,
La mia lingua avviata a lamentarsi,
A dir di lei per ch'io cantai ed arsi,
Quel che, se fosse ver, torto sarebbe ;
Ch' assai 'l mio stato rio quetar devrebbe
Quella beata, e 'l cor racconsolarsi
Vedendo tanto lei domesticarsi

Con colui che, vivendo, in cor sempr❜ebbe.
E ben m'acqueto e me stesso consolo;
Ne vorrei rivederla in questo inferno;
Anzi voglio morire e viver solo:

Che più bella che mai, con l'occhio interno,
Con gli angeli la veggio alzata a volo
A' piè del suo e mio Signore eterno.

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Erge tutti i suoi pensieri al cielo, dove Laura lo cerca, lo aspetta e lo invita.

Gli angeli eletti e l'anime beate

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vita.

Cittadine del cielo, il primo giorno
Che Madonna passo, le fur intorno
Piene di maraviglia e di pietate.
Che luce è questa, qual noya beltate?
Dicean tra lor; perch' abito si adorno
Dal mondo errante a quest' alto soggiorno
Non sali mai in tutta questa etate.
Ella contenta aver cangiato albergo,
Si paragona pur coi più perfetti;nd
E parte ad or ad or si volge a tergo
Mirando s' io la seguo, e par ch' aspetti :
Ond' io voglie e pensier tutti al ciel ergo;

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Perch' io l'odo pregar pur ch'i' m' affretti.

Verso 3. Passò. Passò di questa

8. In tutta questa etate. In

tutto questo secolo depravato. Dagran

tempo in qua. - 9. Aver Di avere. 11. E parte. E parimente. E in

sieme.

SONETTO LXXV.

Chiede in premio dell'amor suo, ch'ella gli ottenga di vederla ben presto,

Donna, che lieta col principio nostro

Ti stai, come tua vita alma richiede,

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Assisa in alta e gloriosa sede,

E d'altro ornata che di perle o d'ostro;
O delle donne altero e raro mostro,

Or nel volto di lui, che tutto vede,
Vedi 'l mio amore e quella pura fede,
Per ch' io tante versai lagrime e 'nchiostro ;
E senti che ver te il mio core in terra

Tal fu qual ora è in cielo, e mai non volsi
Altro da te che 'l Sol degli occhi tuoi.
Dunque per ammendar la lunga guerra,

1

Per cui dal mondo a te sola mi volsi,
Prega ch'i' venga tosto a star con voi.
Quando tu eri in terra. - 10. Qual
ora è in cielo. Qual è ora che tu sei
nel cielo. Volsi. Volli.-12. Ammen-
dar. Ricompensare. La lunga guerra.
La lunga e travagliosa passione.
14. Con voi. Con Dio e con te. Ov-
vero, con voi Beati.

Verso 1. Col principio nostro. Cioè con Dio.-2. Come tua vita alma richiede. Come si conviene, come è dovuto, alla santa vita che tu menasti. 5. Mostro. È detto per prodigio.-8. Per che. Per cui.-9. Senti. Conosci. Ver. Verso. In terra.

SONETTO LXXVI.

Privo d'ogni conforto, spera ch'ella gl'impetri di rivederla nel cielo.

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Da' più begli occhi e dal più chiaro viso

Che mai splendesse, e da' più bei capelli,
Che facean l'oro e 'l Sol parer men belli;
Dal più dolce parlar e dolce riso;
Dalle man, dalle braccia che conquiso,
Senza moversi, avrian quai più rebelli,
Fur d'Amor mai; da' più bei piedi snelli;
Dalla persona fatta in paradiso,
Prendean vita i miei spirti: or n'ha diletto
Il Re celeste, i suo' alati corrieri;
Ed io son qui rimaso ignudo e cieco.
Sol un conforto alle mie pene aspetto;
Ch'ella, che vede tutt' i miei pensieri,
M'impetre grazia ch'i' possa esser, seco.

Verso 5. Conquiso. Cioè vinto, domo.-6-7. Quai più ribelli Fur d'Amor mai. I più ribelli ad Amore, cioè i

più alieni dall' Amore, che mai fossero al mondo.-10. 1 suo' alati corrieri. Gli angeli, 44. Impetre. Impetri. ⚫

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