Poi che Madonna, da pietà commossa, Ma nulla è al mondo in ch' uom saggio si fide: Verso 1. Quelle anime che Dio ha - 15 20 l'un mal. Di un peccato. Chi dell' al- Spirto doglioso, errante (mi rimembra), I' seguii tanto avanti il mio desire, Si stava, quando 'l Sol più forte ardea. 10 Ch'i' sentii trarmi della propria immago; Verso 1. Spirto. Dice spirto perchè era privato del corpo. Mi rimembra. Mi sovviene. Mi ricordo.-2. Pellegrine. Estranie.-3. Ardire. L'ardire usato con Laura.-4. Di quel mal ine. Fine di quel male. 7-13. Io seguitando il mio desiderio, trascorsi tant' oltre, che un dì essendomi mosso cacciando, cioè posto ad andare a caccia, come io soleva, e trovata Laura ignuda in una fonte, io, perchè non mi contento, non mi diletto, di altra vista 20 che della sua, stetti fermo a mirarla : della qual cosa ella si vergognò. Imitazione della favola di Atteone.-16. Vero dirò. Dirò cosa vera. E'. Egli, cioè questo vero che io dirò. 17. Cioè dirò che io mi sentii spogliare della figura d'uomo.--- 18. Vago. Errante. 19. Di selva in selva. Dipende da vago, o vero è inchiusa in questo verso la voce correndo, o altra simile, sottintesa. Mi trasformo. Cioè mi trasformai. - 20. Stormo. Frotta. Canzon, i' non fu' mai quel nuvol d'oro Si che 'l foco di Giove in parte spense: Lodando le bellezze di Laura, mette in questione se debba o no lasciarne l'amore. Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi Non vesti donna unquanco, Nè d'or capelli in bionda treccia attorse, D'arbitrio, e dal cammin di libertade Verso 1. Sanguigni. Di color san- sta nel secondo verso.-5. D'arbitrio. Del mio libero arbitrio. 6-7. Non sostegno Alcun giogo men grave. Non consento di sottopormi al giogo di altra donna, che pur sarebbe più leggiero: tanto amo questo di Laura. E se pur s'arma talor a dolersi Consiglio, ove 'l martir l' adduce in forse; Fin che mi sani 'I cor colei che 'l morse, Versi 1-7. Io sarò vendicato di quanto ho sofferto per amore fin qui, e di quanto ho a sofferire finchè quella spietata che mi ha punto il cuore, e che pur l'invoglia, cioè l'innamora, non me lo risani essa medesima; sarò vendicato, dico, purchè orgoglio ed ira di Laura non chiudano incontro all'umiltà mia il bel passo, cioè varco, pel quale Ma l'ora e 'l giorno ch' io le luci apersi Che mi scacciar di là dov' Amor corse, Furon radice, e quella in cui l'etade Versi 1-7. Novella radice, cioè prima cagione, origine, di questa mia dolorosa vita, furono il giorno e l'ora ch' io vidi per la prima volta quel bel nero e quel bianco, cioè quei begli occhi e quel viso, che mi scacciarono di colà dove corse Amore, cioè scacciarono me dal cuor mio, che Amore occupò immantinente. Origine de' miei mali fu altresì quella donna che è specchio ed esempio del nostro secolo, la quale chi può vedere senza sbigottirsene conviene che sia fatto di piombo o di legno. Lagrima adunque che dagli occhi versi Lato mi bagna chi primier s' accorse, Versi 1-7. Adunque (cioè, poichè il chi muove dal proposito di amar questa donna; perocchè la sentenza, cioè la condanna, cade in quella parte di me che l'ha meritata, cioè quella parte di me che sostien la pena del lagrimare, sono gli occhi per colpa di questa parte, cioè degli occhi, l'anima mia patisce or dunque è ben giusto che quelli lavino le piaghe di questa. Da me son fatti i miei pensier diversi: L'amata spada in se stessa contorse. Certo in più salda nave. Versi 1-7. I miei pensieri combattono meco medesimo. Io cangio pensiero ad ora ad ora. Una donna già, cioè Didone, travagliata da una battaglia simile a questa nella quale io mi stanco, rivolse contro se stessa l'amata spada, cioè si uccise colla spada di Enea. Contuttociò Bon prego Laura che mi ritorni in li bertà, perchè tutti gli altri sentieri che menano al cielo sono men diritti di questo, cioè niuna via conduce così dirittamente al cielo come l'amor di costei, e certo non si può veleggiare in cerca del paradiso con più salda nave, cioè più robusta e più soda, che questo amore. Benigne stelle che compagne fersi Al fortunato fianco, Quando 'l bel parto giù nel mondo scorse! Verso 1. Benigne stelle. Esclamazione. E vuol dire, benigne furono quelle stelle. Fersi. Si fecero. 2. Fianco. Della madre di Laura. 3. Quando Laura scese in terra, cioè nacque. In questo verso e nei due precedenti il Poeta vuol dire che Laura fu partorita in buon punto di stelle. - 4. Che. Cioè Laura. Come in lauro foglia. Come la foglia del lauro si conserva sempre verde.6. Ove. Nella qual foglia o nel qual lauro. Non spira folgore. Cioè non cade folgore. Così disse Virgilio: fulminis afflavit ventis. Si dice che il lauro non sia percosso da fulmini. - 7. Aggrave. Aggravi. So io ben ch' a voler chiuder in versi Chi più degna la mano a scriver porse. Versi 1-7. Io so bene che il più degno uomo che mai ponesse mano a scrivere, cioè il più degno scrittore che fosse mai, volendo chiudere in versi le lodi di Laura, cioè cantar pienamente di tutti i suoi pregi, fora, cioè sarebbe, stanco; si stancherebbe. In qual cella di memoria si può raccorre tanta virtù, tanta bellezza, quanta è pur quella che veggono coloro che mirano gli occhi di costei, segno, cioè centro, sede, di ogni valore, cioè di ogni pregio, e chiavi del cuor mio? Dice qual cella di memoria, seguitando l'opinione di alcuni filosofi, che la facoltà della memoria risedesse in certi spartimenti che fossero nel cervello. Quanto 'l Sol gira, Amor più caro pegno, Versi 1-2. O donna, in quanto gira il Sole, cioè dentro il giro del Sole, che vuol dire in tutta la terra, Amore non ha più cara gemma di voi. SESTINA II. Benchè disperi di vedere Laura pietosa, protesta di amarla fino alla morte. Giovane donna sott' un verde lauro Vidi, più bianca e più fredda che neve |